Si erano contraddistinti per essere gli unici (insieme forse solo ai Dirge, poi calati nettamente) a sfidare i Neurosis sul terreno di ‘Through Silver in Blood’ senza uscirne massacrati (seppur perdendo ovviamente, ma contro quei Neurosis le prendono di santa ragione anche i Neurosis attuali) grazie a due dischi validi di cui l’ultimo, tale ‘The Ritual Fires of Abandonment’, da ricordare come uno dei pochissimi tentativi di clonazione (si, ok, col cambio della carta da parati) meritevoli di non essere coperti di pernacchie. Solita apocalisse con due bonghi per dire ‘Tribale‘ e etichetta post-hardcore che ormai lascia il tempo che trova, ma di immenso effetto. Adesso la questione che si poneva loro innanzi era come e se evolvere il loro suono, e la scelta facile è stata dare una limata (ma proprio una limatina) tanto per provare a distinguersi un pò dai padri putativi senza però finirne lontano che hai visto mai qualcuno si incazza. Missione compiuta, meno potenza e più facilità d’ascolto (rispettivamente meno e più 5% eh, mica più), e anche stavolta tanti buoni momenti abbinati a qualche fase di stanca. L’ottimo ‘Ritual Fires…’ resta comunque la loro vetta (oggi purtroppo pensiamo che tale resterà in secula seculorum) e questo disco non si può certo definire fondamentale, ma effettivamente i punti migliori valgono più d’un ascolto. Poi si, ci sono anche quelli peggiori, ma penso che già avrete deciso per conto vostro se vi potete accontentare o meno.
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