Rozzemilia issue #1 – WE ARE CONTRABAND

 

I Contraband sono un duo, basso e batteria, ma non assomigliano ai godheadSilo né ai Ruins e non c’entrano un cazzo con i Lightning Bolt o i Testadeporcu o, beh, più o meno qualsiasi altro duo basso-batteria vi possa venire in mente. Per definire il loro suono hanno coniato essi stessi il termine “hard bass“, che nella pratica corrisponde a un malmostoso incrocio tra noise newyorchese tutto spigoli e incedere quadrato, crossover, hardcore (anch’esso newyorchese), math-rock e drum’n’bass però con strumenti veri; a rileggere la descrizione mi rendo conto che potrebbe sembrare un indigeribile beverone di roba presa di peso dalla prima metà del decennio 1990-99 e malamente riproposta in un rigurgito di reducismo dei più molesti. Sbagliato. I Contraband riescono, non so come, a rendere l’insieme qualcosa di organico, sganciato da riferimenti spazio-temporali (nonostante un loro pezzo, Dexter e la motosega, citi un telefilm di cui ignoro totalmente gli estremi), personale nonostante le molteplici influenze (un altro pezzo si intitola, non a caso, Morphine, come il gruppo del povero Mark Sandman), e soprattutto coinvolgente e trascinante come un moshpit a un concerto degli Integrity. Esordiscono nel 2008 con l’EP DebuttoDiBrutto, registrazione integrale della loro prima uscita live, otto strumentali nervosi, incalzanti e obliqui, eseguiti con furia e precisione di pari livello; a volte il basso ipereffettato sembra la replica dei diabolici arricciamenti di una Roland 303 tirata fino al collasso, mentre la batteria procede con la sicurezza e l’implacabilità di Mike Tyson prima di una sfida con un paralitico.
Nel maggio 2009 registrano nello studio di Roberto Passuti (sorta di Jack Endino bolognese però più storto) le tracce del debutto a lunga durata Hard Bass Guerriglia, che esce a dicembre. Aggiungono la voce, che rende l’incedere dei brani meno monolitico ma viene servita da testi (in italiano) a volte non all’altezza, rendendo l’esperimento, per ora, riuscito a metà; a prima botta i momenti più letali rimangono le versioni “definitive” di Ci sta sul cazzo quando dicono che assomigliamo a qualcun altro, Sensoinverso, Morphine (roba già presente nell’EP, qui reincisa) e la terremotante Musefighters, tutti strumentali. Abituatisi ai testi, si insinuano inesorabilmente nella memoria le feroci reiterazioni de La crisi, le grottesche distorsioni de L’antipasto, le cupe tessiture di Nero, la riottosa trasfigurazione di Urlo negro (classico minore del beat italiano dei carneadi Blackmen), le basiche dichiarazioni di intenti di 120 e Propaganda. Hard Bass Guerriglia è acquistabile via iTunes, oppure “fisicamente” attraverso il sito o al Disco D’oro di Bologna. L’artwork, onirico, perturbante e sinistramente antropomorfico, è di mio cugino (non sto scherzando).

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