Rozzemilia #2: MARNERO

Tendenzialmente siamo contrari alle interviste, ma Nico Ambrosini AKA John D.Raudo è sempre una persona con cui fa piacere parlare. Scarichiamo la coscienza e passiamo a un disincanto superiore: questa è la prima intervista su Bastonate e il secondo episodio di Rozzemilia. Ex-Laghetto, il più grande gruppo italiano degli anni duemila. Nico e soci continuano a battere squat e circolini, a suonare noise, a dire cose pesanti e ad organizzare il mai troppo lodato AntiMtvDay. Rispetto a Laghetto, se fossimo gente del giro critica metal, probabilmente potremmo parlare di inasprimento. Poiché non lo siamo, ci limitiamo a segnalare la pagina di Donnabavosa (la loro etichetta) nella quale potrete trovare pezzi in download e video per gradire. Oltre a tutto quello che, ragionevolmente, non avreste mai osato chiedere.
Marnero.
Musica vera.

Mi viene da pensare a una definizione tipo “Massimo Volume, ma col volume alto”. ti suona bene?
Sinceramente non ho mai ascoltato i Massimo Volume. Apprezzo certamente tutto ciò che mette un contenuto al centro dell’attenzione. Compreso l’hip hop di un certo tipo. Diciamo che in un periodo in cui conta solo lo stile e la forma,  abbiamo sentito il bisogno forte di sputare in faccia allo stile e di dire le cose più chiare, più lentamente. Scandire le parole perché le parole sono importanti, le parole sono bombe atomiche. Il contenuto si deve fare largo, e tu mi dirai, dovevi scrivere un libro allora, ma scrivere un libro non permette di urlare, e senza urlare divento violento nella vita sociale. Si finisce così ad urlare un audiolibro scritto a quattro mani con uno psicanalista e una scimmietta, quindi a otto mani, e gli ottomani vivevano sulle rive del Marnero. Tutto chiaro?

Non saprei. come mai Laghetto ha smesso di esistere ed è nato Marnero?
E’ una questione di dare il nome alle cose. Il pesce morte ha dato il nome laghetto al suo habitat, finché esso non è mutato in qualche maniera; è esondato. E ciò che muta ha bisogno di un nome diverso per essere distinto da ciò che non è più. Se muta, non parla. Per quanto mi riguarda, i Laghetto non sono mai cessati di esistere perché è per me qualcosa che non ha tempo.  Le persone che formavano questo complesso radical-chic sono ancora tutte e 4 in vita, dunque esistono. Se poi presto, o tardi, o tardissimo,  suoneranno degli strumenti, poco importa. 

Ok, e Marnero? Chi c’è dentro? Perché voi?
Otto mani, quattro teste. Mostro marino. Nella quotidianità, Marnero siamo 4 fette, con alcuni condivido l’affitto, e sono gli affetti piu cari, costosamente affetti da 4 tipi di patologie diverse. Si va dalla distimia, all’autismo, all’oligofrenia latente, addirittura c’è uno che fa dei figli! Pensa te.  Quattro ex giovani diversamente normali,  per cui la musica è ormai palesemente una scusa per andare in gita, pranzo al sacco, sacco – le mani nel pacco, senza tuttavia pagare il metano.

Sei in giro da un sacco di anni, hai fatto parte di un giro di gruppi piuttosto variegato. Alcuni gruppi sono passati ad un pubblico più grande, alcuni gruppi si sono sciolti, tu continui a fare più o meno la stessa cosa che facevi allora -negli stessi posti, o in posti che somigliano. Perchè?
Perchè onestamente non so fare altro. E non posso farlo in posti diversi. Anche se questi posti si stanno velocemente estinguendo. Un certo tipo di punk è necessariamente legato agli spazi sociali occupati e autogestiti. Per forza, non stiamo qua a spiegare il perché. Quello che facciamo è la sola cosa che sappiamo fare, e il pubblico a cui ci rivolgiamo siamo quasi esclusivamente noi stessi. Si può certamente dire che data la frammentazione degli “ii” schizofrenici in questione, il nostro pubblico è già abbastanza variegato e allargato. E, certo, ci ha sempre fatto piacere setacciare e calamitare (dall’etimo, calamità) in giro individui di dubbia salute mentale che paiono condividere empaticamente i nostri problemi; ma in linea di massima della questione “pubblico”, né tantomeno della questione “opera”, ci è mai fregato niente. Suoniamo da sempre come sedute di autoterapia. 

Ok, allora provo a dirti che effetto fa Marnero a me. Quando ascolto i pezzi mi sento in qualche modo ributtare in un momento storico ben preciso, ed è un momento che condivido con poca gente: diciamo verso la metà degli anni novanta, mi ascolto gruppi che hanno una gran botta e quasi tutti suonano metal accacì e noise rock senza che nessuno suoni specificamente quel genere. E anche solo ascoltando la musica te li immagini vestiti in maglietta e pantaloni con dei berrettini da baseball e una barba incolta ridicola. Per quanto mi riguarda è una dimensione rassicurante, perché per parte è musica in cui mi ritrovo ragazzo e per parte ci sento un gusto molto anni ’90 nel far suonare forte una chitarra, che al giorno d’oggi è sempre più difficile trovare in giro per i dischi. Non è per la chitarra in sé, è proprio che non c’è niente attorno. Anche i Laghetto mi facevano quell’effetto, ma era dieci anni fa, ed oggi la musica si è evoluta ancora un po’, non necessariamente in meglio. E quindi in qualche modo Marnero mi suona non solo come il ritorno di un certo suono, ma anche come il ritorno del ritorno di certi suoni. In qualche modo il fatto che rimanga testimonia di per sé un grado di sviluppo contestuale del discorso. Non so se ti ci ritrovi. Davvero non vi chiedete mai che effetto fa la vostra musica a chi l’ascolta?
In realtà tu centri uno degli aspetti aberranti (da Alessandro Haber) del nostro suono. Ci ostiniamo, come ape che sbatte contro il vetro chiuso, ad usare ciò che gli anni duemila hanno voluto far estinguere: il distorsore. (modello Arroganza In-Out). Perché coloro che sanno suonare, li coloro sulla faccia coi pennarelli mentre suonano? Non so perché, comunque loro, quelli che sanno cos’è una scala diminuita, hanno bisogno di pulire il suono per farla percepire. Noi, che non sappiamo pulire le scale, né lavare i piatti della batteria, dobbiamo riempire di frequenze perché l’obbiettivo è crepare le fondamenta. E crepare anche noi al piu presto. Poi, tu dici, rispetto agli anno 90, “non c’è niente attorno”. Ecco, mettiamo almeno dieci linee di spazio prima della prossima domanda affinché il lettore rifletta su questo punto—>

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Che cosa ascolti di questi tempi?

Praticamente niente. Riascolto i dischi che non avevo ascoltato abbastanza bene negli anni 90.  I Rorschach,  poi in loop Pinkerton dieci volte al giorno, e riparti di slancio.  Che cosa ti serve di più? Ascolto Piero Ciampi. Un po’ troppo forse.

Da livornese, quanto conta l’esser livornese in Piero Ciampi?

Non so. Tutto, forse. Il salmone, e non parlo del cadavere enorme bensì del pesce nobile, lui risale la corrente per kilometri per raggiungere la foce del fiume in cui è nato. Sfida ogni tipo di forza contraria per andare verso la fonte. Ci sarà un motivo. E a ben vedere lo fa anche il cadavere enorme, quello del nemico, che aspettiamo sulla riva del fiume per vederlo passare. Se ti butti in acqua e lo insegui, stando attento vedrai che risali la corrente e  prendendo fiato potrai vedere sulla riva del fiume uno, seduto, che ti aspetta.

Riguardo ai ’90: ho fatto una lista di concerti che ho visto nei miei ultimi mesi- Le cose che ho vissuto più intensamente a livello di rock sono state Brutal Truth, Get Up Kids, Fu Manchu, Karma To Burn, 16 e cose così. tutta roba che esiste da dieci anni e passa. In giro si fa un gran parlare di ritorno degli anni ’90, intendo di ritorno delle mode, ma non so fino a che punto possa essere recuperato un certo spirito e non so nemmeno a che prezzo. Una delle ultime volte che ci siamo sentiti via intervista hai avuto il tuo dire contro il ritorno del postpunk. Secondo te con i ’90 potrebbe essere diverso? Cosa possiamo davvero aspettarci, in ottica di riciclaggio?
Riciclaggio? Rileggere i classici è cosa diversa dalla moda come sopravvalutazione di un determinato valore oggettivo.  Ma i classici sono pochi, e  ri-ciclo deriva dalla parola ciclo. No, le scatto fisso non mi interessano. I ritorni non mi interessano. Sia che ritornino cose che mi provocano l’ulcera  sia che ritornino cose che ho amato, o che ritornino cose effettivamente importanti nella storia della musica, si tratta semplicemente di un’alternanza diacronica del ciclo sopravvalutazione/sottovalutazione /sopravvalutazione/sottovalutazione. Come per l’alternanza rimpianto/rimorso, le cose vanno vissute nel momento in cui succedono. Avendo fatto parte, noi, del gruppo italiano più sopravvalutato e sottovalutato degli anni 2000, ci poniamo simpaticamente sulla collina a vedere passare tutti questi cicli, come fossero cicli della natura, che vanno, tornano, ritornano ancora, tricicli a volte. Invece ci interessano realmente le Resurrezioni, in senso mistico, e ancora di più il Naufragio come facente parte del ciclo della costruzione della nave.  E pazientiamo in attesa dell’armageddon. Quando arriverà l’armageddon, sai, tutti i morti torneranno sulla terra reincarnati nel corpo del loro ultimo giorno. Ha! Dentiere ovunque. Vuoi mettere che spettacolo? Miliardi di seggiole a rotelle e Kurt Cobain con un buco in faccia. Per questo motivo il suicidio all’apice è, da sempre, la scelta giusta.

Fine. Ma non è finita.

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