Ahleuchatistas (+ dj Balli) @ Spazio SI (Bologna, 8/4/2010)

Altra serata di ardite impalcature sonore e accostamenti estremi al SI courtesy of la longa manus dei folli idealisti di Offset; dopo la triturante accoppiata Ruins-Sabot è la volta dei protégé di John Zorn Ahleuchatistas, opportunamente introdotti dalla tempesta di ultraviolenza psicosomatica generata da dj Balli, fresco reduce dalla sua ultima nefandezza – il folle reading-truffa situazionista “B. Corgan” (pare che a Roma abbia dovuto interrompere la performance perchè sennò gli menavano).
Balli si riconferma – se mai ce ne fosse ancora bisogno – l’incubo peggiore di chiunque da un dj set si aspetti schemi collaudati, moduli rassicuranti o – più semplicemente – pezzi con una struttura. Col cazzo: Balli crea l’esatto opposto, e la delirante mezzora imbastita questa sera non è che l’ennesimo tassello di una storia personale che continua a dipanarsi, inattaccabile per credibilità e convinzione, in perfetto bilico tra caos ragionato e ironia fulminante. Un incubo marinettiano di dischi suonati uno sopra l’altro, campionamenti di lezioni di educazione sessuale estrapolati da obsoleti 33 giri di (almeno) cinquant’anni fa, sfrigolii e repentine sciabolate di rumore in onde corte, il sample loopato di un dialogo tra Bombolo e Tomas Milian in cui il primo sta per mangiarsi un suo stesso escremento (con però sopra un po’ di parmigiano), ondate di bassi spaccabudella, clacson, sibili urticanti e rumori ‘trovati’ di ogni tipo, la puntina fatta girare e saltare sul piatto lanoso agitando il giradischi come se si stesse praticando il massaggio cardiaco a un cyborg, vecchi 45 giri jungle suonati a velocità alterate, versi di animali non identificati, gran finale con riproduzione della lettura della sentenza di assoluzione a Pacciani “per non aver commesso il fatto”. Non è niente di nuovo, ma riuscire a rendere ancora appassionante, divertente e imprevedibile questa roba è da veri professionisti, e questa roba Balli la manda avanti da quasi 15 anni. John Oswald la prenderebbe bene.
Gli Ahleuchatistas salgono sul palco che Balli deve ancora finire di mettere ordine nel macello – da lui stesso generato – di vinili senza custodia impilati uno sull’altro a lato della consolle. Avevano iniziato come trio grindcore, ma quella di stasera è tutta un’altra band; via il basso, un nuovo batterista reclutato nel 2008 grazie a un annuncio su myspace e della formazione originale è rimasto soltanto il chitarrista e mastermind Shane Perlowin. Shane è molto alto, quasi due metri, ha una faccia da venditore di aspirapolveri porta a porta, tiene la chitarra molto vicino al petto stile quinto Beatle però dissociato e al plettro preferisce le dita, che si tratti di fingerpicking rudimentale o di furioso tapping vanhaleniano poco importa; Ryan (il nuovo batterista, quello di myspace) è un bel biondone dell’Illinois paurosamente simile a Emanuele Filiberto con un fisico da fotomodello di biancheria intima, suona scalzo e – come quasi ogni batterista – ha almeno cinque o sei tic facciali diversi che ciclicamente gli devastano i lineamenti. Il loro prog math-rock al tempo stesso arieggiato e ottundente è quel che uscirebbe da un’ipotetica jam tra i mai troppo lodati 1 Mile North e i Don Caballero di 2; dai primi prendono l’amore per i suoni caldi e laceranti e la stratificazione delle chitarre (debitamente campionate e messe in loop tramite una bella serie di pedali), dai secondi la propensione per soluzioni e passaggi particolarmente contorti ed epilettici e il drumming arrembante, virtuosistico senza fartelo pesare, sclerato e jazzmetalloso, ma sono indicazioni di massima. Insieme legano bene, musicalmente e umanamente: si divertono, scherzano tra di loro e col pubblico e suonano con scioltezza pezzi ingarbugliati come uno studio per piano di Rachmaninov facendoteli sembrare roba facile. Soprattutto, si capisce che quello che stan facendo gli piace: tengono banco per quasi un’ora e mezzo, tornano sul palco due volte per altrettanti bis, sudati e stremati scattano foto alla platea e alla fine del concerto sembra veramente di essere stati a vedere gli AC/DC al Coliseum. Poi tutti a fare delle chiacchiere nel cortile del teatro San Leonardo, dove il povero Sean si è dovuto sorbire un interminabile e sconclusionato pippone (mio) su Mick Barr e su quanto sarebbe bello se andassero in tour assieme. Grandi anche nella pazienza.

6 thoughts on “Ahleuchatistas (+ dj Balli) @ Spazio SI (Bologna, 8/4/2010)”

  1. Che centra questo post con i massaggi? Ho ricevuto questa alert da google.. mah!
    Comunque interessante l’articolo dopotutto son di bologna pur io 😉

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