C’è solo un modo per spiegare i Pontiak. Cioè farlo fare a dj Pikkio.
E’ stoner? no E’ psych? no E’ drone? no E’ blues? no E’ acidone? no
E’ SGRATTOA-RUSTY. E solo i Pontiak lo sanno fare, anzi si può dire che l’hanno inventato loro questo genere. Che poi non è un genere, ma è una categoria di suoni e atmosfere che si possono trovare nel ROCK. Anzi no non l’hanno inventato loro, lo Sgrattoa-Rusty, però Pontiak sono gli unici che hanno riconosciuto per davvero questo suono, così ci si sono incaponiti al punto tale di basarci l’intera loro carriera.
Cos’è Sgrattoa-Rusty? E’ un concetto semplicissimo, prendete una chitarra distorta del Neil Young elettrico anni ’70 con quel suono saturo, ma anche cordoso e sgrattoso, un suono che coscientemente o meno è stato poi ripreso da gruppi molto amati anche qui dentro tipo i Dinosaur Jr. Bene quel suono è la base di Sgrattoa-Rusty. Negli anni questo suono è rimasto sempre una questione che riguardava i chitarristi delle varie band e non tutta la band, ma soprattutto era una questione risolta inconsapevolmente, al massimo si dicevano “mi ispiro alle chitarre Younghiane”.
I Pontiak invece prendono lo Sgrattoa-Rusty sapendo perfettamente cosa è e lo fanno loro. Tutti loro tre quando suonano diventano un’unica entità Sgrattoa-Rusty, ovvero Pontiak. Basilare infatti è la loro relazione di fratelli uno uguale all’altro, tant’è che sentirli sul nuovo disco (Living, terzo capolavoro di fila), così pieno di spazi vuoti e pieni acidissimi, sembra l’opera di una sola persona che suona contemporaneamente basso chitarra e batteria. Pure la voce pare quella di una sola persona che si triplica. E’ questa unicità che fa di Pontiak l’unico vero rappresentante dello Sgrattoa-Rusty, questo essersi ritagliati uno spazio nel rock sfattone approfondendo quei crepitii degli ampli che tanti cercano di mascherare tramite assoli virtuosi ed effetti a palla (gente hardpsych) o di imbrigliare in soluzioni squadrate (robe tipo Shellac etc.). E’ la stessa cosa che fecero i Kyuss con il sound Black Sabbathiano, decisero di approfondire solo l’aspetto più fisico e d’impatto, solo le frequenze muffose e bassose, solo la trance di quei suoni, e quella roba la chiamarono Stoner e divenne pure moda*. I Pontiak quest’operazione la fanno col suono dei grilli di campagna che scrocchiano alternato alla potenza di una visione della stessa campagna con il suo cielo enorme. Neil Young questi elementi li ha usati solo come contorno per elevare sua espressione, i Pontiak invece li incarnano tramite la fisicità dei loro strumenti. Tant’è che se Maker era il sole pieno in faccia, Sea Voids umidi cigolanti movimenti marittimi, Living (il disco in streaming che ascolterete) è la notte in una campagna aperta, con i tre che musicano i vari momenti: il buio, le luci, gli odori, animali, focolare, mangiare grilli etc. ma in maniera dura, non è roba trallalllin post Animal Collective (lo sottolineo per chi non conoscesse i Pontiak) è più roba tipo che stai li e basta. E’ la durezza del tutto. Ma non la durezza della vita, lo sconforto, la sconfitta, no niente di tutto questo, quella è roba di gente che vuole sfogarsi (amo) o che fa poesia (no), gente che ignora/controlla il suono o lo adultera e non di gente che è Sgrattoa-Rusty. Living (l’album che andrete ad ascoltare) è proprio LA DUREZZA DEL TUTTO. THIS IS LIVING! E basta.
* La moda non verrà lanciata invece nel caso Sgrattoa-Rusty/Pontiak perché tutti sono convinti che tutto è già stato detto o fatto e preferiscono rifare gli Spacemen3 o la California. BELLA PE NOI.
Sgrattoa-rusty is the new loud.
Fanculo la moda.