
Chiariamoci subito: ad insindacabile parere di chi scrive i Nofx sono una delle band più importanti degli anni novanta (favoloso iniziare utilizzando la formula magica “ad insindacabile parere”, dà un tono solenne al tutto anche se in realtà il tutto è niente). Hanno nel loro piccolo codificato le caratteristiche salienti di un genere – quell’hardcore punk melodico lì, pop ma non troppo, California California California, testi semplici ma che sono in grado di farti ridere dicendo cose importanti, con la batteria tututà tututà tututà tututà tutututu, le chitarre che grattano piripiri piripiri piripiri piripiripiripiripà, il basso che finalmente si sente ed occasionalmente la tromba – e lo hanno fatto amare a gran parte dei ragazzi dell’occidente civilizzato (ma credo anche a molti ragazzi del resto del mondo, anche se non ne sono poi così sicuro) senza nemmeno passare attraverso l’universo major discografiche e l’universo Mtv.
Non una cosa da poco, dunque. Ed oltretutto se è accorto della loro importanza anche Il Foglio, che li ha citati in un memorabile articolo sulla liberalizzazione delle droghe leggere in California. Per me sotto sotto i Nofx piacciono anche a Giuliano Ferrara – l’eterno ragazzo dell’occidente civilizzato – ma resta il fatto che finiti gli anni novanta (piccola precisazione tecnica: gli anni novanta iniziano in realtà nel 1992 quando Monserrat Caballè canta Barcelona alla cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi e terminano l’Undici Settembre 2001 con il crollo delle Torri Gemelle e l’occidente civilizzato in ginocchio. Fine della piccola precisazione tecnica) i Nofx hanno iniziato ad essere alla frutta. Infatti, nonostante siano rimasti nel loro piccolo una grande live band hanno iniziato a dare alle stampe dischi scritti innestando il pilota automatico, e l’ispirazione che aveva caratterizzato tutti i loro lavori fino a Pump Up The Vallium è andata a farsi fottere. Succede, ma magari è solo perché sono cresciuto io e non sono più l’io di dieci anni fa.
Che poi a dire il vero io ho sempre pensato che il meglio dei Nofx fosse contenuto non nei dischi che pubblicavano su Epitaph, ma negli EP che davano alle stampe per l’etichetta di Fat Mike, la Fat Wreck Chords. Lì erano liberi da vincoli, lì non avevano lacci e lacciuoli (cit.) che impedivano loro di registrare e pubblicare qualsiasi cazzata che passava loro per la testa, e si sentiva: The Longest Line è ad insindacabile parere di chi scrive (vedi la n.d.r. sopra, sostituendo alla parola “iniziare” la parola “proseguire”) la cosa migliore che abbiano mai realizzato. Ed è proprio qui che voglio arrivare: nel 2010 i Nofx hanno un avuto sussulto di dignità ed hanno deciso di raccogliere in un’opera chiamata con grande sfoggio di fantasia The Longest EP tutto ciò che è uscito negli anni anni dall’87 al 2008 e non è entrato nei dischi ufficiali e nemmeno nella compilation 45 or 46 Songs That Weren’t Good Enough to Go on Our Other Records (che a sua volta raccoglieva altre cose non uscite su album – segno che Nofx stanno raschiando il fondo del barile ma lo fanno sempre con gran classe). C’è tutto The Longest Line dalla prima all’ultima traccia, e poi ci sono cose che manco avevo mai sentito, cose che conoscevo già, cose che sono uscite ultimamente ma sembrano di dieci/quindici anni fa perché hanno il tiro giusto e cose che non ricordavo nemmeno esistessero. C’è roba uscita nel mitologico EP The P.M.R.C. Can Suck On This e roba uscita un anno fa. C’è il far finta che i Nofx siano ancora su Epitaph solo per scrivere un post anche se da qualche anno pubblicano anche i dischi ufficiali su Fat Wreck e c’è il non volersi sbattere per verificare in rete se è vero che ora pubblicano tutto su Fat Wreck. Ci sono i tuoi sedici anni e ci sono le penne con il Booster elaborato mentre negli auricolari ascolti Ice MC ma camuffi il tutto con un adesivo dei Lagwagon sulla fiancata del tuo potente mezzo. C’è la polizia municipale che ti ferma e tu dici che non sei stato tu. Ci sono i jeans comprati in montagnola a Bologna e ci sono gli strappi fatti con una lametta da barba di quelle Bic un pacco da dieci 1.500 lire. Ci sono le magliette ordinate da Negative Mailorder e gli adesivi comprati sempre lì per attaccarli al Booster. Ci sono i capelli blu e la macchinetta acquistata per fare tagli di capelli sempre più radicali ma mai utilizzata per mancanza di coraggio. C’è che quando avevi sedici anni non esisteva ancora Internet (o magari c’era ma non sapevi cosa fosse) e la gente invece di scaricare comprava e/o copiava sulle cassettine. C’è lo spazio vuoto all’inizio delle cassettine, che regolarmente non veniva considerato e capitava anche che mentre copiavi ti sparissero nel nulla diversi secondi del disco. C’è il noleggiare i cd e c’è la guardia di finanza che chiudeva un noleggio cd ogni settimana e quando questo riapriva ti faceva pagare di più, fino al collasso del sistema e alla conseguente totale scomparsa dei noleggi cd dal Pianeta Terra. C’è il walkman e c’è il lettore cd portatile che quando l’hanno inventato sembrava una gran figata e quando hanno inventato quello che leggeva anche gli mp3 lo sembrava ancora di più, ma è durato un attimo visto che poi hanno inventato gli iPod ed allora i lettori cd portatili ora li trovi solo al Lidl. C’è l’andare a comprare da bere al Lidl o in un altro discount in vista di falò organizzati lungo gli argini del fiume Po, e se arriva la polizia diciamo che non siamo stati noi. C’è il vedere gli altri limonare ai falò e c’è il fregarsene perché si è troppo impegnati a gestire l’impianto stereo per dare un po’ di brio alla serata. C’è l’andare al mare in autobus col caldo a luglio ascoltando in cuffia musica a volumi altissimi solo per infastidire la gente intorno a te. C’è la gente intorno a te che risponde sfoderando uno schifosissimo tanto d’ascella e vince perché il tanfo d’ascella è come Berlusconi, vince sempre anche quando lo danno per sconfitto. C’è il tanfo d’ascella che è punk, ma i peti in situazioni molto affollate lo sono ancora di più. C’è la vergogna di fare i peti in pubblico. C’è farsi cacciare dal McDonald’s per aver lanciato le patatine al piano inferiore e c’è il McDonald’s che non è considerato abbastanza punk ma tu ci vai ugualmente perché si mangia troppo bene. C’è l’andare in macchina con gli amici più grandi e fregare loro le cassettine dei gruppi fighi senza che se ne accorgano. C’è Fat Mike che lo chiamavano così anche se era magro ed allora secondo me quando è diventato famoso è ingrassato apposta, c’è El Hefe che ciccione lo è stato sempre ma non gliene è mai importato nulla, c’è Eric Melvin che ha ormai 45 anni è combatte la calvizie continuando a portare i dread e c’è il batterista che mai nessuno si ricorda come si chiama ma spacca il culo assai – tututà tututà tututà tututà tutututu tututà tututà tututà tututà tutututu tututà tututà tututà tututà tutututu tututà tututà tututà tututà tutututu. Ci sono i Nofx che sono venticinque anni che suonano uguale e non hanno mai provato a fare la roba diversa, ma non si saranno rotti le scatole? Ma qualcuno si aspetta qualcosa di diverso da loro?
The Longest EP mi ha gasato parecchio, gran disco (sempre ad insindacabile parere di chi scrive, ma che te lo dico a fare?).
Non posso concordare su alcune cose, pur condividendone altre.
I Nofx sono i Rolling Stone della mia generazione. Quella band che tutti conoscono, tutti hanno ascoltato pur non avendo mai avuto dalla loro la moda. e tutti, per quante strade diverse si siano intraprese, continueranno ad ascoltare. Questo è vero. Sacrosanto. Però non si può dire che i Nofx nel nuovo millennio abbiano fatto solo cagate. Ne hanno fatte molte, come ne hanno fatte altrettante nei ’90, ma hanno continuato ad essere i Nofx, che poi è quello che mi aspetto da loro. Eddai, se cerchi innovazione/sperimentazione/voglia di nuovo da una band che fa punk-rock sei tu che sbagli bersaglio. Non ti puoi incazzare con Ramazzotti se fa l’ennesimo disco di canzoni demmerda, no?
Tu parli dell’ispirazione di Pump up the valuum e per me quello è uno dei dischi più brutti e poco ispirati che hanno scritto.
Sempre secondo me “Wolves in wolves clothing” è un disco più che buono. Insomma, dischi belli e dischi brutti li scrivono tutti, specie se suoni vent’anni e pubblichi ogni due o forse meno.
I Nofx sono la band che nessuno dice di ascoltare, specie dopo i 20 anni, ma che quando suonano dalle tue parti non puoi accedere al wall di facebook per tanti video dei Nofx ci sono linkati.
I Nofx sono i Nofx e non si discutono. Mai.
Sono come la prima ragazzza che limoni. Non te la ricordi magari più, ma resterà sempre una figa stellare.
Ah, la meglio cosa scritta dai Nofx è “The Decline”.
condivido tutto. tranne le penne con il booster..
adesso devo ascoltarmi sto disco però.
@manq io francamente preferisco DI MOLTO i nofx alla prima ragazza che ho limonato. dio, se ci ripenso.
Per la nostra generazione Nofx e prime ragazze limonate sono un connubio direi indissolubile.
Io condivido tutto, soprattutto il mailorder Negative.
Un po’ mi son commosso mentre leggevo (però i noleggi di cd non li avevo mai nemmeno sentiti nominare)
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