Ti buco le gomme

Obsolescente qual sono e fui, meno che prodigo di benemerenze per/pro chicchessia, viene da rammentarmi  solo di partenze onorarie dei neuroni che furono. Non c’ho cazzi, insomma. Ho finito davvero di domandarmi chi diavolo me lo faccia fare di sbavare dietro eterne mobili uscite discografiche/cinematografiche/[…]-iche: ché basta le ciance sul tempo che manca – o il più probabile eghezzi pensiero del “siamo noi che manchiamo al tempo” (o al tempio?) – e piuttosto ci si guardi in faccia, nostra o altrui, e si dica finalmente che, sì, cazzo, lasciate che ognuno si gratti l’emorroidi sue. Perché con la scusa dell’espressione, del abbiamo-dentro-tante-cose-universali-da-dirci, ci siam dimenticati anche solo di come parlare di un cazzo (non del) o delle gravidanze in/desiderate. E tuttavia no, giù tutti a sdilinquirsi di parole e ri-trovarsi tra gentechescrivedimusica e parlare, indovina, di musica. E se becchi chi, dottorante o scribente o stante cinema, toh, non si parla d’altro che di quello. A meno che, ovviamente, non sia il momento di dire “tette-froci-italiasuca-domenicacinquepappine” e cose così. Non un progetto coerente, completo, coeso, personale, radicale all’orizzonte; non uno, dico. Ché inevitabilmente anche la cosa migliore e davvero valevole (e ce ne sono, ah se ce ne sono) deve per forza autoriflettersi su di per zine, collettivi, scene, distro, promo, maldicenze e robe del genere. E’ un po’ il problema generale di guardare in faccia gente che, obiettivamente, spacca il culo, sia a risultati che a impegno, e finire poi per chiedersi perché anche questi non escono da una teoria dei sistemi che vede quattro culi e una capanna come limite massimo. Altresì detto, a che pro? La risposta io ho smesso di cercarla tra dischi, film, jpeg, libri, poesie e quel cazzo che volete voi. Mi son detto che effettivamente fermarsi a guardare il panorama ha più senso. Lo si dice sempre, dai, ma poi davvero chi si ferma mai a farlo? Questo nonostante il fatto che vivendo nell’anno domini xx (jamie) ci si debba forzatamente relazionare con l’ambiente para-networkista, con il disco che ancora non è ma già si sa (cfr. Accento Svedese qui), con le musiche che ci sfuggono tra i padiglioni auricolari e manco le ritroviamo più. Il messaggio, da parte di uno che vuole la luna di Gianni Togni, sogna di sodomizzare se stesso, pensa che l’hauntologia sia più cosa di un Mignola o di Bioshock (design spettacolare, gameplay noia), non riesce a finire l’ultimo Baronciani perché gli viene il magone, tenta di evocare Cerebus, è:

BASTA, più che Bastonate. Tabula rasa, Kaput, amabile Seppuku con le viscere in mano per eliminare additivi critici, chimica ricreativa, complessi narcisistici e scappatoie sonore. Che ognuno Non ascolti quel cazzo che gli pare, venendosi addosso. Come si diceva altrove: magari sto esagerando. Magari anche no.

Fino a domani, tra un’ora, un minuto, ora, quando si ricomincia con CM Von Hausswolff, Zona MC, Rival Schools, Parts & Labor..

Ipse Dixit Xidit

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