I Dredg erano un gruppo di rock storto californiano. Il loro primo disco, Leitmotif, venne fatto uscire da indipendente a fine anni novanta e ripubblicato sotto il marchio Interscope nel 2001. Era una specie di outsider del periodo: se ne iniziò a parlare (non riesco a capire a che titolo) nel corso dell’esplosione del nu-metal, del quale vennero venduti a un certo punto come una balzanissima variante in salsa prog. Era un bel disco, Leitmotif. Non quello che si dice un disco con un senso, specie non se inserito in un contesto tipo “ha fatto poche copie da indipendente, lo prendiamo e lo facciamo diventare il gruppo degli anni duemila”, ma aveva qualcosa che funzionava. Sembravano i Jane’s Addiction emo e senza droghe dopo due anni di ascolto coatto di soli dischi incisi a Louisville, come avrei potuto tranquillamente scrivere (magari l’ho fatto) in una recensione a cui mettevo mano nel 2001. Un disco molto ruspante con delle belle chitarre grattone e un bel po’ di perizia tecnica. Successe che i Dredg diventarono uno dei nomi su cui puntare per il futuro.
Un anno dopo, grossomodo, arrivò la doccia fredda d’ordinanza. Il secondo disco della band si chiamava El Cielo, e suona più o meno come il suo titolo –cioè una cagata pretenziosa e senza senso, un disco che dalla sera alla mattina buttava in soffitta tutte le asperità del suono del gruppo in favore di, ehm, provare a diventare dei Tool ad interim (da dopo Aenima i Tool esistono solo nella mente dei loro fan e/o negli anni a cavallo dell’uscita dei dischi sempre più indifendibili a cui SI DEGNANO di mettersi a lavorare ogni tanto). La missione tra l’altro riesce in pieno. El Cielo (elaborato intorno a un concept legato a un quadro di Dalì col quale c’entra –se ricordo bene- la narcolessia) diventa la più redditizia panacea per progster di area heavy metal di tutto il decennio scorso, il centro caldo a cui ogni fan del bel canto cerca d’aggrapparsi con le unghie per dar conto di sé come persona di gusti raffinati e/o a trecentosessanta gradi. Queste cose nelle cerchie metal vanno un sacco. Perdo le tracce dei Dredg dopo aver ascoltato El Cielo dalla prima all’ultima nota: dopo un passo del genere le cose non possono che finire in merda. Dei dischi successivi ho notizia leggendo riviste, forum e blog musicali: versioni ingentilite del loro secondo disco, momenti di prog assoluto, “musica per gente senza preconcetti”. Vaffanculo. Oggi a pranzo mi trovo a cercare robe su Youtube e scopro che qualche matto ha caricato i pezzi dell’ultimo album (è uscito cinque o sei mesi fa) a mo’ di playlist. Il disco si chiama Chuckles and Mr Squeezy, il titolo suona un po’ come se fosse un disco dei Primus, è prodotto da Dan Nakamura e insomma decido di sentirmelo. Si tratta di una delle cose più imbarazzanti e sbagliate abbia mai sentito in vita mia, una specie di svolta trip-prog-hop degli Anathema buttata in caciara e/o fortemente influenzata da certe cose che potrebbero stare in un disco degli ultimi Incubus. L’etichetta per cui esce è la stessa dei Trail of Dead e si chiama, nomen omen, Superball. Decido di smettere di fare battutine stronze e dare una spazzolata alle recensioni sulle webzine di settore: a leggere certi pezzi sembra il disco più coraggioso e mirabolante della storia dell’umanità, regalatoci dai Dredg in uno slancio di creatività assoluta senza regole né rete di protezione, il più grande schiaffo alla musica commerciale di ogni tempo. “Un disco che dividerà il pubblico”. Geniali. Scopro su Wiki che il gruppo suona da quasi vent’anni e non ha mai cambiato formazione. Il batterista si chiama Dino Campanella.
La webzine dove mi capita di scrivere gli ha dato 8.
Io credo di non aver mai sentito un loro pezzo in maniera consapevole.
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
LINK
Eccolo.
e alla fine dite le stesse robe… ;P
madò.
ma che c’azzeccano i Dredg co i Tool?? Ogni volta che leggo qualche recensione dei loro lavori trovo sempre questo paragone, allora li smetto di leggere. Premetto non sono il tipico fun dei tool che non concepisce chi non li ama e che spenderebbe il suo intero stipendio pur di comprare una costosissima bottiglia di vino di produzione del loro cantante, quando per una vita intera hanno bevuto coca cola e fanta e l’unico vino che hanno provato in vita loro e quello a 2€ nei cartoni del supermercato. Proprio non riesco a capire il paragone perchè molto semplicemente non hanno assolutissimamente niente in comune, ne stilisticamente ne tecnicamente. Niente di niente. Mi sembra di capire che quando una band ostenti lievi doti tecniche sopra la media li si paragoni subito senza nessun criterio ai Tool, e soprattutto chi li paragona dimostra a mio avviso di conoscere poco sia l’una che l’altra band.
mmm no. a parte tutto quello che hai detto sull’ultimo.
mah… io di band con doti tecniche sopra la media ne ascolto qualcuna e non ne accomunerei nessuna ai tool… Però come discorso di massima direi anche io che l’essere tecnicamente validissimi oggi, nella musica diciamo “underground”, toglie piuttosto che dare.
perdonami sarà l’ora ma non ho capito il concetto. Che vuol dire che di band con doti tecniche sopra la media etc. non ne accomuneresti nessuna ai tool? Che vuoi dire che i tool non sono fra queste? Sicuramente ho capito male, se è così scusami…comunque per quanto riguarda l’ultima considerazione io non volevo dire che l’essere tecnicamente validi togli piuttosto che dare, in quanto lo ritengo sempre un vantaggio. Come a mio avviso è giusto che sia…la buona tecnica frutto di anni di studio e dedizione a mio avviso porta sempre a vantaggi, sempre se non è fine a se stessa (leggi Dream Theater e cagate simili).
prima cosa: se si parla di TECNICA si parla quasi sempre di tecnica fine a se stessa, o quantomeno di una dimensione in cui la tecnica in sè tende a travalicare il risultato, o il risultato è lo specchio di un processo evidente e alla portata di tutti. nessuno dice mai che, boh, i Fugazi erano musicisti spettacolari, anche se lo erano. questa ovviamente è una semplificazione, ma non ho il tempo di scrivere un libro sull’argomento. nel momento in cui non pensi a quanto sono bravi tecnicamente dei musicisti bravi tecnicamente, ecco, in quel momento la cosa funziona.
secondo: i dredg fanno la stessa musica dei tool. “stessa musica” vuol dire che si rivolge più o meno allo stesso tipo di pubblico. LO SO che non suonano uguali, ma mi si trovi un fan dei dredg che odia i tool.
terzo: non deve essere per forza così difficile tutte le volte.
chiarisco, perchè effettivamente il mio commento era poco chiaro.
Io dissento dall’affermazione (o con l’affermazione. Mistero.) “Mi sembra di capire che quando una band ostenti lievi doti tecniche sopra la media li si paragoni subito senza nessun criterio ai Tool” perchè di tutte le band tecnicamente sopra la media che ascolto (e qualcuna c’è) nessuna suona anche solo vagamente come i tool. Anche perchè altrimenti non le ascolterei, ma questo è un altro problema.
Riguardo alla questione tecnica in sè, sottoscrivo la spiega di Kekko. Spesso, troppo spesso, musicisti coi coglioni si sentono in dovere di far notare la dimensione dei loro genitali e questo tende a sfociare in mere ostentazioni che nuociono al prodotto musicale finale.
in realtà non sono nemmeno d’accordo con manq -nel senso: il punto non è tanto l’ostentazione, il punto è che la tecnica è un punto in sè. o anche, chiedo scusa se son ridondante su questo punto, il fatto che -tipo- esistono alcuni gruppi per cui la ricerca di nuove eccitanti soluzioni musicali è una priorità totale e altri gruppi che fanno le canzoni e gli escono storte per culo, o cose così.
cioè io non credo davvero nella tecnica fine a se stessa. non vedo nemmeno tutta questa differenza tra tool/dredg e dream theater (nel senso che non sta in piedi che per i primi sia scontato essere una necessità per la stessa gente convinta per i secondi sia altrettanto scontato essere una sega mentale da professori di musica). e a dir la verità non ho davvero idea di come siate riusciti a infilarmi in una discussione del genere.
tutti riccardoni.
NO! non sono riccardoni. non abbiamo mai usato questa parola. 🙂
“il tipico FUN” mi ha strappato una risata
Eccolo! E’ arrivato il professorino di turno. Perdoni l’imperdonabile errore che ha causato la sua ilarità dottò. Si vede che il nostro luminare era troppo impegnato a ridere piuttosto che correggere senza fare umorismo da sapientino. Si dice ovviamente FAN e non FUN. Scusi ancora dottò!
Che copertina di merda
Sono capitato qui per caso cercando recensioni sui dredg ed ho trovato questo articolo a dir poco delirante.
A prescindere dall’opinioni sull’album del 2011, cosa c’entra il paragone coi Tool? Sembra che faccia figo tirarli sempre in causa. O semplicemente la gente non ha le orecchie per fare paragoni musicali appropriati.
Ho letto poco fa che questo blog ha chiuso e sono sinceramente contento. Dopo una rapida occhiata devo dire: pessimi.
Pessimi veramente.
Addio.