STREAMO: 16 – Deep Cuts from Dark Clouds (vedere anche alla voce DISCONE e TRUE BELIEVERS e FOTTA)

“Sixteen.”
(Mark Lanegan, Hospital Roll Call)

Qualcuno dei presenti si ricorda senz’altro di un’epoca in cui un gruppo come i 16 aveva la possibilità di finire dentro una selezione dei gruppi più interessanti in attività, nonostante il suono del gruppo sia sempre stato tra le cose più monotone e impersonali del sistema solare. Qualcun altro ha ben presente la cosa perché essendo tutti quasi o ultratrentenni abbiamo cagato il cazzo in più occasioni con i 16 e lo sludge metal ed una fantomatica era delle chitarre e degli amplificatori, roba sparita dal radar della musica indipendente quando sono sparite le macchine fotografiche (per le macchine fotografiche è stata fatale l’immissione sul mercato delle digitali, per le chitarre è un discorso più ideologico, e comunque l’idea di far suonare pesante e chirurgico ogni disco uscito fuori dal2003 inpoi non ha aiutato lo svilupparsi del suono). E comunque per capire i 16 è molto importante avere presente quell’epoca passata, oltre che non avere manco un’idea vaga di quale sia il presente dell’heavy metal, ammesso che ne esista uno al di là di tre etichette che conoscono anche quelli che comprano i biglietti del Primavera il giorno che escono.

Il nuovo disco dei 16 è di una noia mortale. Consta di dieci pezzi tutti identici l’uno all’altro, nei quali non si riesce a distinguere una linea vocale o una svisata di chitarra che sia una, cioè una canzone si differenzia dall’altra perché il groove di chitarra fa TA TA invece di TATA TATA TATA e in quell’altro pezzo a un certo punto il basso sembra fare un saltino un po’ più in alto rispetto alla chitarra. Rispetto ai massimi storici del gruppo, diciamo l’accoppiata Drop Out/Blaze of Incompetence, il suono è talmente sulfureo e monolitico che per i primi tre o quattro passaggi viene l’impulso di gettare il CD fuori dal finestrino dell’auto al terzo pezzo. Al quinto passaggio inizi a stilare mentalmente la lista dei gruppi più concettualmente impersonali di cui possiedi almeno un album. Al settimo li paragoni a una compilation crust-sludge-grind con trenta gruppi uno irriconoscibile dall’altro. Verso il ventitreesimo è una roba da dipendenza, inizi a pensare che questa traccia è proprio figa e inutilmente violenta, se non sbaglio è la terza e invece è l’ottava o la nona e ti sei passato venti minuti di incazzo senza manco accorgertene. Dopo i ventisei ascolti inizi a comprendere qualche brandello di parola nelle parti vocali di Cris Jerue, anche se in realtà fino al quarantesimo o cinquantesimo (sto ipotizzando) i testi saranno sostanzialmente indistinguibili e a me piacerà immaginare che Cris Jerue continua a ripetere LIFE SUCKS LEAVE ME ALONE da vent’anni a questa parte. La fotta per il nuovo disco dei 16 è il frutto di un processo creativo dell’ascoltatore assolutamente random, d’altra parte: se il disco fosse stato pensato e realizzato identico da un gruppo di ventenni di terza o quarta levatura tipo quelli che mettevano su Sludge Swamp, probabilmente non avrebbe superato il secondo o terzo ascolto e sarebbe stato bollato come una martellata sui coglioni che sono buoni tutti a darti. Riascoltato una quantità vergognosa di volte inizia a suonare come l’unica musica necessaria oggigiorno a parte UNSANE e Melvins e pochissimi altri, oltre che la più grande dichiarazione politica in seno al suono dei nostri tempi. E posso senz’altro capire che dal vostro punto di vista perdere venti ore della propria vita a riascoltare un disco come Deep Cuts From Dark Sides sia sostanzialmente perdere tempo che nessuno ci ridarà mai più e che potremmo passare lo stesso lasso di tempo ad aggiornarci su cosa abbiano prodotto Kurt Ballou o Greg Anderson questo mese, ma in parte credo sia una colpa. Ops, il disco è in streaming.

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2 thoughts on “STREAMO: 16 – Deep Cuts from Dark Clouds (vedere anche alla voce DISCONE e TRUE BELIEVERS e FOTTA)”

  1. il pezzo
    Ants In My Bloodstream
    sbachetta come ai vecchi tempi..
    il disco è dignitosissimo ma oggetivamente distante da drop out anni luce….
    Immagino che i frequentatori di questo blog non siano mancati nel 2010 al bronson….

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