“La mia generazione è una merda bologna è una merda le donne sono una merda gli aperitivi fanno tutti merda.”
Ladro di cuori col bruco
Parlando del gruppo scrissi una cosa tipo “l’unico viaggio del pop italiano in cui abbia senso imbarcarsi negli anni in cui la coolness e l’ironia ad ogni costo sono ancora il nemico più insidioso.” Non è che voglio fare quello che mette le mani avanti, mi cito per non cadere in contraddizione. In sede di recensione scrissi “una specie di corrispettivo indie della morosina che la portavi alle cene con gli amici e diceva solo cose stupide, o di quello della compa a cui davate appuntamento nel posto sbagliato. Fa schifo, ma in qualche modo è il disco indiepop italiano più onesto e importante di sempre.” Lo Stato Sociale, insomma, vive e lavora in un contesto di pop che respinge dove gli altri rappresentano. Fare schifo, per Lo Stato Sociale, è una specie di imperativo morale che deriva da una visione personale e per nulla accomodante del mondo che li circonda. Nei testi delLo Stato Sociale non ci si entra, non ci si specchia, non ci si emoziona quasi mai. Spesso si è in disaccordo. Lo Stato Sociale non piace molto alle persone con cui parlo, perlopiù sono considerati dei pagliacci finiti per caso in una cosa più grande di loro e che si agitano nella segreta speranza di non uscirne con le ossa rotte e/o l’incarnazione vivente dell’idea che il pubblico del nuovo indiepop italiano ha prospettive culturali abbastanza atroci da ciucciarsi cose del genere. Lo Stato Sociale esiste e prospera nella misura in cui la gente è disposta a non comprenderli. Li becco alla data inaugurale di un festival alla Rocca di Cesena, rimessa a nuovo dalla nuova gestione Aidoru e resa un parco-concerti meraviglioso. Non posso tacciare gli altri di malafede, ma anche se adoro Turisti della democrazia mi aspettavo una catastrofe assoluta: le chiacchiere con amici che li hanno beccati per caso e i commenti sui socialini ti fanno pensare che il torneo per stabilire la più scrausa e terribile live band ever abbia finalmente decretato un vincitore.
Col cazzo. Il gruppo si presenta con un membro in meno e inizia a pestare dopo un set interminabile dei Camillas (bravi e simpatici ma francamente i live dovrebbero durare la metà) e spara addosso al pubblico una manciata di canzoni, sei o sette al massimo di cui una registrata. Suonano come se avessero una ventina d’anni a testa, cioè pesante e convinto e senza risparmiarsi. Poi uno prende in mano la chitarra sembra un concerto rock di quelli veri, di quelli che ogni tanto ti capitava di sentire sette o otto anni fa. E sì, alla fine fanno un balletto del cazzo e il trenino del cazzo e continuano ad avere un’estetica del suono discutibile e delle basi stupide e probabilmente fanno schifo e magari sono pure ideologicamente sospetti, ma la cosa che gli esce dalle dita è roba sincera e personale al cento per cento. Andare via da una cosa del genere e pensare che non ci sia la ciccia, così su due piedi, mi sembra un modo come un altro per dimostrare di non capirne un cazzo di musica. Oppure ho beccato l’unica buona data mai fatta dal gruppo.
Finalmente
A me fanno schifo e basta.
ora te la faccio io una cosa sincera sta vedere eh. [spinge forte]
o-o-o-o-tarata.
“Fare schifo, per Lo Stato Sociale, è una specie di imperativo morale che deriva da una visione personale e per nulla accomodante del mondo che li circonda” Ma non dici mica sul serio. E i baffetti al dente? E le magliettine con le letterine colorate? E i cappellini?
Non so cosa significhi “ideologicamente sospetti”, però questi qui sono delle merde e dei figli di troia e chi li ascolta è uno stronzo.
Ancora? Basta Kekko, sono (sei) indifendibili.