
La saga cinematografica di Bourne è un po’ l’ABC della cospirazione e del complotto e degli agenti superaddestrati dove alla fine quello che conta veramente è la scorrevolezza e i gridolini di sorpresa misto eccitazione quando un tizio ne uccide un altro con una mina da matita ricaricabile. C’è pochissima gente che muore perchè uno coi baffetti e la faccia da furbo bastardo gli spara con una pistola al silenziatore. Anche perchè se ci metti le pistole al silenziatore, quanto tempo filmico impieghi a seccare la gente? 2 minuti? E i restanti 118 che fai? Te lo dico io che dovresti fare: CI METTI UNA TRAMA.
I film di Liman e Greengrass non volevano, no. Con tutto che il primo Bourne Identity lo teniamo buono come racconto archetipico di discreta fedeltà al romanzo e infatti rimane un po’ isolato rispetto agli altri. Il punto è che restano circa 20 minuti di film una volta che hai tolto le fughe, i corpo a corpo, i viaggi con le mappe in trasparenza, le rese dei conti e gli snocciolamenti di nomi a caso (che NON sono trama da spystory, quando tu fai dire ad un sacco di personaggi di fila per mezzora buona “TREADSTONE! BLACKBRIAR! OMNIBUS! MILLENNIUM FALCON! DIKEMBE MUTOMBO!” con lo scopo di generare impotenza e fallendo miseramente perchè la s(c)emplicità del tutto è disarmante).
Ma questo è un action spy thriller, quindi non c’è da lamentarsi troppo. Dico davvero, la trilogia di Bourne era mica malaccio pur se il secondo e il terzo SONO LO STESSO FILM. Davvero riguardateli, succedono circa le stesse cose, nello stesso momento. E’ a questo punto che giunge THE BOURNE LEGACY. Ora, Robert Ludlum è morto da anni e non è colpa sua (ma non ne sono sicuro) e un altro sta pasteggiando sul suo cadavere da un po’ di tempo. Mi pare che un libro lo abbia pure intitolato The Bourne Imperative. Cristo. Ma non è importante, tanto il film non c’entra un cazzo con il libro. L’importante era fotocopiare i successi di Greengrass (ancora una volta succedono le stesse cose più o meno nello stesso momento cioè fuga -> ricerca -> corpo a corpo mortale lunghissimo con mine di matite e adesivi colorati -> inseguimento finale con mezzi di fortuna -> “rivelazioni”) mettendoci un faccione buono pacioccoso come protagonista e un regista per certi versi affine (Tony Gilroy). Il faccione buono sublima la necessità di una trama e va a finire che The Bourne Legacy è lo stesso film di The Bourne Ultimatum. Che è lo stesso di The Bourne Supremacy. Per il 90% del tempo c’è gente che ne ammazza altra mentre alla centrale operativa Edward Norton sgrana gli occhi e grida: “TREADSTONE! BLACKBRIAR! OMNIBUS! MILLENNIUM FALCON! DIKEMBE MUTOMBO!”. Un po’ ce lo vedi che gli rode il culo che Mark Ruffalo gli abbia fregato Hulk. I personaggi che facevano parte dell’intreccio dei precedenti Bourne son lì a far camei o a essere citati in maniera spassosissima (“Quello là? Si è morto.” “Quell’altra? Boh”) offrendo una continuity che più sleale non si può. L’illusione della spystory che ti fa immedesimare con un protagonista quasi impotente qui non sussiste, perchè ti puoi immedesimare bene con l’originale, ma è più difficile con la fotocopia. Sui titoli di coda, mentre abbozzi i primi commenti con gli amici, il paragone più frequente che ti viene in mente è quello con Ong Bak.
A faccione Renner gli vuoi bene comunque, gli offriresti una zuppa calda. Uno lo fa nel film, ma muore.