Il listone del (ehm): SEI MOTIVI PER CUI LA FNAC E SIMILI NON SONO “NEGOZI DI DISCHI”

Oggi in giro per l’Italia c’è uno sciopero dei dipendenti di FNAC, una catena di negozi giganteschi specializzati in tecnologia e affini che forse chiude alla fine dell’anno per questioni di politica commerciale. Fermo restando il problema di fondo della cosa, che non discuto e con il quale sono solidale (la fregatura di essere comunisti è che c’è un lato oscuro in quasi tutto quello di cui parlo, almeno gli altri possono dare la colpa a qualcuno), stavo cazzeggiando sul forum del Mucchio e la chiusura della FNAC è commentata sul thread “la morte dei negozi di dischi”. E siccome siamo in debito di un listone, vi appioppo sei motivi per cui nonostante il fatto che la FNAC di Milano (l’unico punto vendita in cui sono entrato) abbia un piano intero e sterminato dedicato ai CD, non si può parlare di FNAC e di altre cose come di negozi di dischi.

L’ODORE

Entri in un centro commerciale e c’è un odore da centro commerciale, vale a dire aria vagamente viziata e/o ricircolante ma indiscutibilmente pulita e sterilizzata come se ci fossero persone pagate per passare lo straccio per terra tutte le sere. Gli scaffali sono puliti, i dischi sono in ordine e l’ordine in cui sono i dischi è deciso a tavolino da una persona deputata a farlo. In un negozio di dischi serio c’è un odore di roba polverosa dimenticata lì da anni, vale a dire qualsiasi disco in vinile che è rimasto in groppa al negoziante e/o è passato di mano un paio di volte e si è deteriorato nei bordi. L’odore di dischi sfatti nei grandi centri non c’è.

I PREZZI

Non è tanto una differenza nei valori assoluti, non è che da una parte compri a più soldi che dall’altra. La principale differenza tra i prezzi dei supermercati e quelli dei negozi è che i prezzi dei supermercati sono quasi tutti a tot euro e novanta. Inizialmente immagino fosse stato pensato per dare l’illusione di un risparmio, tipo diciannove e novanta invece che venti, poi semplicemente le persone e le catene si sono assuefatte e sembra che non possano fare a meno del .90 alla fine. In un negozio di dischi serio il .90 sta SOLO nei dischi a prezzo imposto, tipo le promo a 9.90 delle major, o cose così. I dischi nei negozi di dischi costano tot euro tondi, o (se la moglie del negoziante non gliel’ha data la sera prima) tot euro e cinquanta. Le ragioni sono molteplici: per prima cosa, nonostante quello che si dice di loro, la maggior parte dei venditori di dischi non sono dei manigoldi di merda con la fissa del marketing. Secondo, la maggior parte dei negozianti che conosco preferirebbe uccidersi che passare la vita a trafficare con pezzi da dieci centesimi. Terzo, un numero consistente di questi semplicemente non ha gli strumenti concettuali per considerare la cosa.

IL CATALOGO

Andare alla FNAC, o in un altro posto ugualmente fornito, è un’esperienza totalizzante. Possiedono titoli ascrivibili più o meno a qualsiasi genere musicale conosciuto dall’uomo, compreso il rumore delle rane dello stagno con le arpe sullo sfondo, e altre cose paragonabili. Entrare in un buon negozio di dischi, quantomeno per motivi di spazio, impone di mettersi nell’ordine delle idee del negoziante. Non trovi TUTTO, trovi una fetta minuscola di scibile in merito alla quale il negoziante cerca di saperne più di chiunque altro nella sua città, allo scopo di salvare la vita ai suoi clienti.

LO SWAG

Puoi entrare al supermercato da ragazzino sedicenne e spulciare dischi per due ore e mezzo nella speranza di trovare un’illuminazione o un indirizzo, e l’unica cosa che rischi di beccarti è un commesso che di tanto in tanto passa lì vicino casualmente per controllare che non ti freghi dei dischi. Nei negozi di dischi, quando hai sedici o diciassette anni, impari nel giro di brevissimo che non è aria. Il negoziante è un barbone con il male di vivere, ha quarant’anni, è miope, sa cose che tu non sai (tipo il nome di tutti i componenti dei Noxagt) e non sembra avere aperto il negozio per te. So che sembra un punto a sfavore dei negozi, ma una buona parte della mia infarinatura musicale l’ho dovuta fare per capire di che cazzo stessero parlando il commesso e certi clienti fedeli.

LA GENTE

I clienti fedeli di cui sopra. Non è che succeda spessissimo, ma alle volte ti metti a chiacchierare con la gente in un negozio di dischi e ti trovi in mezzo alla discussione della tua vita. Questo succede perché nei negozi, il sabato all’ora di punta, sei tipo in cinque quando va bene. Qualcuno parla ad alta voce e ti senti libero di commentare. Ci ho tirato fuori anche degli amici, o quantomeno gente che vedo ogni tanto a un concerto e la saluto, ma non è nemmeno questo il punto –il punto è che questa cosa nei grandi magazzini non succede, sei da solo in mezzo ai cartonati di Giorgia e stai spulciando alla voce Musica Internazionale – lettera P nella speranza di trovare un disco dei Pinback buttato a caso in mezzo a quelli dei Pink Floyd. A volte torni a casa con l’illuminazione, altre volte torni a casa con un disco dei Pinback, più spesso torni a casa con le pive nel sacco.

IL CONTO

Alla FNAC o nei supermercati o su Amazon (comprare dischi su internet è come comprarli ad un emporio, grossomodo) il conto alla cassa è la somma dei prezzi dei singoli CD più eventualmente il coupon del buono sconto. In un negozio di dischi questa cosa succede meno spesso. Se conosci il negoziante il prezzo del CD tende ad essere scontato a cazzo, a volte ti regala un disco su quattro o cinque e via di questo passo. Non è che sto qui a dirvi che a comprare nei negozi si spende meno, ma insomma.

STARE BENE

Nei grandi empori della musica ci si va per comprare dischi. Nei negozi di dischi ci si va per stare bene, e poi già che ci sei compri un disco. È diverso. Frequentare i negozi di dischi presuppone che tu sia una persona a cui piace andare in un negozio di dischi e che nei negozi di dischi ama guardare i dischi (e non, che so, i dischi e le reflex digitali).

10 thoughts on “Il listone del (ehm): SEI MOTIVI PER CUI LA FNAC E SIMILI NON SONO “NEGOZI DI DISCHI””

  1. @certaindeath – sì beh il bello di ora è che il disco te lo puoi scendere su internet e poi comprare quando vai da qualche parte, ma a parte quello vabbè.

    @eliana – io un po’ quello di alta fedeltà lo odio. scopa. i veri venditori di dischi non scopano.

  2. Purtroppo però alcuni negozi di dischi tendono a morire e in fnac si riescono a trovare cose che altrove non sono repiribili e/o farsi consigliare (bene) dai commessi che ci lavorano. Poi ovvio che il piccolo negozietto indipendente che ha il cd di sailcazzisconosciuto e con cui fidelizzarti in una certa maniere è un altra cosa ma , appunto, quest’altra cosa non c’è più. Meglio la fnac a questo punto che oltre ai cd (ed in effetti non lo scrive mai nessuno) ha un catalogo Film che forse è ancora meglio di quello Musica (non ha un reparto vinile che sia meritevole). Ecco magari quando tutti parlan bene della Fnac e della sua NON chiusura potrebbe parlare di tantissime altre cose rispetto a quelle con cui ci si riempie la bocca per motivare la sua esistenza. Vabbè. Alla fine sono in parte daccordo con te. Che palle 😀

  3. btw come ho risposto su FB, questo è un pezzo sul fatto che la FNAC non è un negozio di dischi. non è un thread sul fatto che godiamo del fatto che la FNAC chiuda (perchè non godiamo) e non è un thread sul fatto che la FNAC è un emporio di merda (non lo è) nè niente del genere. è un pezzo sul fatto che la FNAC non è un “negozio di dischi”, non è il corrispettivo anni zero dei negozi di dischi nè niente del genere. è un’altra cosa. è un supermercato con i dischi.

  4. Tutto buono/tutto vero, soprattutto l’ultimo punto. L’altro giorno avevo una quarantina di minuti da ammazzare e sono andato da Radiation solo per farmela prendere bene, sentire l’odore, guardare le copertine. Siccome ce la siamo intesa, io e il negoziante (cioè abbiamo fatto entrambi una oscura allusione a qualche gruppi dimenticato e, senza esplicitarla, ce la siamo spassata ridendo di gusto), ho comprato un disco per festeggiare. L’ho pagato, mi pare, sedici euro, e il fatto che fosse l’LP degli Off (che ho preso solo perché lui era un punkhardcore e volevo far vedere che non ero un pappamolla, perciò ho preso un vinile di quel genere lì) è del tutto secondario.

  5. Alla fnac i dischi sono in ordine alfabetico, nei negozi veri sono in ordine anche di appartenenza alle scene, ai sottogeneri, i side project sono vicino i gruppi madre……….gran “valore” !!!!

  6. bha. la musica l’ascolto (da decine di anni ed in quantità industriali). i libri li leggo (da decine di anni ed in quantità industriali) e con nessuna delle due attività provo (od ho provato) strani orgasmi per via dell’odore o della polvere che sta attorno ai due oggetti. mi interessano i concetti espressi in un libro e la _musica_ che esce da delle casse. del libraio o del commesso di fiducia ne faccio volentieri a meno. ho i miei pusher di fiducia per quanto riguarda i consigli su cosa comprare 😉 e quando non è così spotify fa la sua parte. in tutto ciò, giro un sacco ed avere tutto compresso dentro due lettori digitali, beh, mi ha salvato dal dover spendere quintali di soldi in traslochi oppure evitare di comprare musica e libri per via dell’impossibilità logistica di portarmi _l’involucro_ dietro e restare ‘gnurante. il resto (per me) sono solo palle. salutiamo 🙂

  7. Ma chi sei uno dei figli illegittimi del papa? Sai proprio così bene come si dovrebbe vivere La Vita? Ti consiglio di vedere The Meaning of Life dei Monthy Python. Mucho divertente, è quel filmetto 🙂

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