
VIA
ROCK NORMALE come il disco di Nikki che ovviamente non ho mai ascoltato se non L’ultimo bicchiere che quella invece l’ho ascoltata sei volte e intendo dire che l’ho ascoltata sei volte ieri (storia vera, quando entra Pezzali nel finale sono lacrime tutte le volte, da sempre e per sempre). L’ex Sleater Kinney Corin Tucker stava in piedi da sola già ai tempi del primo disco a nome proprio, alla faccia di chi si è posto più di un dubbio sul fatto che in realtà il genio in seno al gruppo fosse Carrie Brownstein (titolare assieme a Janet Weiss di un progetto intitolato Wild Flag, sospeso tra SK-revival e garage-pop di merda senza botta e senza pezzi e senza futuro). Il nuovo disco della Band è più bello di quello prima. Stessa identica musica, sia chiaro: pezzi power-pop di tre minuti suonati forte e con la botta e senza cazzi. Quello che cambia è che i pezzi sono scritti meglio e il gruppo è ancora più in parte, che te lo riascolti tre volte di fila invece che due, che siamo più vecchi e che la figa non è più una scusa da un bel po’. Se parliamo di revival degli anni novanta e abbiamo un briciolo di interesse a fare un discorso sensato, forse è il caso di partire da qualcuno che negli anni novanta c’era e suona cose anni novanta ancora adesso e lo fa nel modo in cui lo faceva negli anni novanta. Bene.
STOP
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Io lo sapevo che piangevi anche tu ascoltando l’ultimo bicchiere. Lo sapevo che non eri solo un fighetto. Lo sapevo. Cazzo.
I CUORE CORIN, ora che è tornata ordino subito il disco!