Pagare la musica #3

“Vicentini magnagatti, veronesi tutti matti”

Vale ancora la pena di spendere soldi per acquistare musica nel 2012? Ci ho pensato qualche sera fa, quando su Deejay Tv ho sentito Rudy Zerbi (Rudy Zerbi chi? Il discografico, deejay nonché figlio di Davide Mengacci? Sì, proprio lui) dire la sua riguardo ad argomenti scottanti come come file sharing et similia.

E che ha detto di tanto interessante Rudy Zerbi? Poco e nulla, se non che – rispondendo alla domanda di uno dei presentatori del programma, un tizio milanese che manco conosco ma che ha giustamente detto che non comprerebbe mai un disco di Giusy Ferreri, al limite lo scaricherebbe per curiosità perché ci son dischi che vale la pena solo scaricare ma non acquistare (io non lo scaricherei manco per curiosità perché di Amy Winehouse ce n’è una sola, è inglese, non faceva la commessa all’Esselunga ed è pure morta) – ha affermato più o meno che scaricare equivale a rubare e che pure tu ti incazzeresti se uno sconosciuto entrasse in casa tua e prendesse un bicchiere senza chiederti il permesso. Eccezionale veramente.

Stendendo un velo pietoso sul fatto che che ho già perso il filo del discorso, e stendendo un altro velo pietoso sul fatto che non capisco il nesso tra un disco di Giusy Ferreri, la musica ed un bicchiere (forse il nuovo look proto-punk della Ferreri, dove proto sta per prot! rumore onomatopeico di un peto), a me ciò che ha detto Rudy Zerbi me pare una strùnzaaata (per dirla come la dicevano i Trettré, ossia gente che ne sapeva parecchio di come gira la vita). Io mica entro in casa da Giusy Ferreri quando scarico un disco, io mica condivido in rete i bicchieri sporchi quando finisco di bere qualcosa (e nemmeno sono il figlio di Mengacci – ho la lavastoviglie, io). La musica mi piace ancora comprarla, ma solo quando ne vale la pena – cioè al giorno d’oggi sempre meno, perché gran parte di ciò che esce attualmente è una riproposizione di cose fatte meglio almeno 5 – 10 – 15 – 20 – 25 – 30 anni fa e non ha senso ripetersi ad libitum (non so con certezza cosa voglia dire ad libitum ma lo scrivo perché mi va di sembrare uno appena uscito dal liceo classico, brufoli compresi). La provo e poi eventualmente acquisto (a volte acquisto pure a scatola chiusa, ma questo è un particolare che non è necessario menzionare apertamente in quanto non funzionale alla finzione narrativa). Mica sono ricco come Mengacci e suo figlio (anche se da piccolo ho fatto la comparsa a Scene da un matrimonio, ma solo per pagarmi il Ritalin), mica posso permettermi di buttare così i soldi, io ho bollette da pagare e conti da saldare. Se avessi pagato proprio tutta la musica che ho ascoltato in vita mia e che ha contribuito ad ampliare il mio bagaglio socio-culturale (nonché a rendermi una persona migliore, ma se scrivessi una cosa del genere potrei sembrare un presuntuoso ed arrogante dunque non lo scrivo) ora sarei sul lastrico, homeless che chiede l’elemosina dei pressi del Dams a Bologna e a fine giornata si spende tutto il ricavato al videopoker. Nulla è come la copia fisica di un disco nuovo che desideri da tempo, ma i soldi in tasca fanno sempre comodo – soprattutto oggi che siamo nel 2012 ed in tasca manca money come cantava Neffa già nel 1996 (Giuliano Palma al ritornello era ancora umano, mica come adesso che canta il ritornello di P.E.S. dei Club Dogo ed il ciccione dei Club Dogo è figlio di padre famoso come Rudy Zerbi – il cerchio si chiude, il pezzo quasi).

Tra l’altro mi sono imbattuto per caso nel programma in cui intervistavano Rudy Zerbi su Deejay Tv (il nome esatto del capolavoro è Late Night With The Pills) mentre vagavo tra un canale del digitale terrestre e l’altro cercando le televendite delle padelle Stonewell e le ennesime repliche di Cantando Ballando, ossia l’unico modo sensato di buttare il proprio denaro e l’unico programma musicale che al giorno d’oggi valga la pena di seguire in tv. La vita a volte è bizzarra e riserva strane quanto illuminanti sorprese.

3 thoughts on “Pagare la musica #3”

  1. Tutti scaricano musica, me compreso ovviamente, un po’ per curiosità, un po’ per provare, con gli eccessi del caso (che ne so, ascolto il disco dei Secret, mi piace, allora in 4 minuti mi scarico tutta la discografia). Per qualsiasi motivo lo si faccia, è indifendibile fintanto che la legge lo vieta. Poi la tentazione è forte (irresistibile), siamo bulimici e vogliamo ascoltare tutti i dischi del mondo anche che non compreremo, ma è del tutto evidente che la cosa non può essere giustificata con nessuna delle giustificazioni che di norma usiamo.

    Ragazzi, rubiamo, perché è semplice, comodo e indolore. Nessun’altra ragione.

    PS: Che zaura Giusy Ferreri con quel look!

  2. “(forse il nuovo look proto-punk della Ferreri, dove proto sta per prot! rumore onomatopeico di un peto)” io mi sono fermato qua a leggere. è stato sufficiente

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.