The Odds

Testi che parlano di equità collaborazione e oppressione su musica semplice e scarna. A tanti che ci hanno provato li impiccheresti, e poi esce un disco di Ian MacKaye ed Amy Farina. Con tutti i ragazzini che potrebbero darci la loro musica urgente e minacciosa (e avran di meglio da fare) il chitarrista dei Fugazi e sua moglie tornano fuori con il terzo episodio della loro discografia, l’ennesima raccolta di canzoni mezze scritte e mezze no, tutto pensato e inciso apposta per essere portato in giro a costo minimo. Con gli Evens facciamo sempre fatica perché li percepiamo un po’ più grossi del gruppo della domenica di Ian MacKaye ma un bel po’ più piccoli di una possibile eredità dei Fugazi. I Fugazi ci hanno dato troppo e i membri dei Fugazi, dallo scioglimento a oggi, ci hanno dato troppo poco. Guy Picciotto è una specie di sessionman di lusso, Brendan Canty lavora più che altro come regista/video maker, Joe Lally vive a Roma ed è figo ma appunto romano. Ian MacKaye, hippy  buonista  e scorreggione dal giorno uno, si è chiuso in casa con Amy, ha portato avanti la sua visione (senza prendersi il disturbo di aggiornarla alle nuove tecnologie e alla situazione politica/economica attuale). Torna fuori ogni cinque anni a donarci musica umilissima che quasi senti i ringraziamenti alla fine dei pezzi per averli ascoltati. Già solo a leggere il nome dattiloscritto in copertina c’è da piangere. Il disco si compra qui a sette dollari o si ascolta qui in streaming. Non dico di farlo come chissà quale atto politico, ma insomma.

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