Una per Fabri Fibra cacciato a pedate dal concertone del Primo Maggio

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Fabri Fibra è stato cacciato via dal concertone del primo maggio in quanto i suoi testi sono pieni di roba sessista. Verrebbe in mente di fare un listone con i dieci-dodici pezzi più sessisti della storia del pop sessista. Mi dispiace che Fibra non sia al concertine del primo maggio, dico sul serio. Perché dato che il primo maggio non ne avrò mezza di vedermi né il concertone del primo maggio né tantomeno Fabri Fibra, e se fossero stati nello stesso posto avrei dovuto evitare un posto solo, diciamo. Stando così le cose, invece, capace che Fibra mette insieme un contro concerto del Primo Maggio in piazza Baracca a Ravenna, che è il posto dove vivo (Ravenna, non piazza Baracca a Ravenna) assieme a tutti gli altri rapper sfigati della sua epoca. A proposito, sapete quante volte ho non-pubblicato su Bastonate un pezzo sul fatto che il nuovo rap italiano fa vomitare? Almeno quattro. Un pezzo non-pubblicato è quando raccogli materiale e inizi a prendere appunti per farci su un pezzo decente. Le prossime cinque-dieci righe passeranno descrivendo analiticamente come faccio a scrivere un pezzo di Bastonate, il che potrebbe senz’altro annoiarvi a morte. Nel caso metto un marcatore: potete saltare tutto quello va dal prossimo punto a quando scriverò la parola CARDO in maiuscolo. Generalmente parto a scrivere un’introduzione di cinque o sei righe perché la cosa più dura da scrivere per me sono l’inizio e la fine del pezzo, non riesco mai a infilare un inizio e una fine convincenti, quindi le prime due o tre righe della prima bozza sono fatte da me che mi infilo a metà di una discussione tra me e me (a proposito, ieri su Facebook sono diventato amico di un tizio col mio stesso nome e cognome). Dopodiché inizio a capire un po’ così ad cazzum di cosa vuole parlare il pezzo che sto scrivendo perché io di per me non so mai bene di cosa voglio parlare. Di seguito stilo una lista di dieci punti (sono quasi sempre dieci ma in realtà i punti che fisso non sono mai più di tre o quattro), nel caso dei pezzi sul nuovo rap italiano di merda i punti erano più o meno

–         La gente si guarderà fra sette anni e vedrà dei dementi con il piumino smanicato fosforescente che cantano quanto le donne siano troie poco prima che entri un ritornello col vocoder;

–         Qualcuno ha potenziale accesso a tutta la musica del pianeta terra e sceglie di mettere mano al portafogli per acquistare questa merda;

–         La maggior parte di questa gente mi sta sui coglioni a pelle solo a vederne le foto e questo della pelle è un argomento critico troppo spesso sopravvalutato nel mix finale delle riviste musicali;

–         Non credo che se il più artisticamente rilevante (boh, dargen d’amico?) di questi nuovi tizi facesse musica per il tempo che l’ha fatta dj Gruff riuscirebbe ad arrivare a fare qualcosa degno di dj Gruff

–         Questa gente ha una madre

–         Il peggior spokesman della vecchia scuola è Esa, in quel video che uscì fuori durante la querelle anni novanta contro anni 2010; il peggior spokesman della nuova scuola è una bella gara ma probabilmente sceglierei Wad Caporosso, che comunque come giornalista ha avuto il coraggio di dissipare tutto il suo genio in pochi pezzi e tutti risalenti a diversi anni fa;

–         Bisognerebbe impedire a chicchessia di fare video musicali preceduti da quaranta secondi in cui passano in rassegna i logo di duecento studi di produzione,

–         Conosco qualche nuovo rapper italiano figo, non faccio di tutta l’erba un fascio ma in quel fascio sono comunque la maggioranza ecco

–         Ringrazio chiunque mi abbia impedito di tatuare alcunché sul mio corpo quando ancora ero suggestionabile: non gli avessi dato ascolto oggi passerei per un fan di Fedez.

–         Gesù non si è fatto mettere croce per questa gente

E insomma, robe simili. Poi le rileggo e ne scremo una grassa metà perché non è roba a cui credo e a cui voglio dare seguito. Rimangono tre o quattro punti fissi, per i quali allungo un po’ il brodo fino a renderli dei paragrafi/monoblocchi da tremila battute l’uno. Tra l’altro la moda tipica dei blogger di dividere un pezzo di ottomila battute in dieci paragrafi aumenta la leggibilità ma contraddice una delle pochissime regole fisse rimaste alla nostra grammatica, e cioè che si va a capo per parlare di qualcos’altro. Quando rileggo i tre paragrafi di cui sopra mi ritrovo a pensare che la roba che ho scritto per allungare il brodo sia più buona della roba che avevo fissato nei dieci punti iniziali, i quali a conti fatti a questo punto hanno smesso di esistere e si sono mischiati in un flusso unico a cui evidentemente mancano dei pezzi che può essere chi legge (o no) ad inserire per completare il ragionamento e darmi modo di dire che sono stato frainteso. A volte naturalmente questo ragionamento non si applica, e rimango semplicemente ad espandere le due righe iniziali fino a farle diventare sessanta o settanta e passando il grosso del tempo a mettere una frase iniziale e una finale. Il tutto è sottoposto a un ultimo criterio di massima secondo il quale se nell’insieme viene fuori roba secondo la quale tutto quello che ho scritto è già stato scritto bene o male da qualcun altro, mi tiro indietro volentieri. A capo, senza nessun motivo.

Un pezzo non-pubblicato su Bastonate può essere un pezzo per cui il listone non è venuto bene, oppure non ho trovato un inizio e una fine, oppure conteneva roba già scritta da altri. L’altra settimana è uscito un pezzo su Stereogram che parla molto bene male di Fedez, nel senso che ne parla male ma è bravo a parlarne male. Vorrei che il punto fosse più complesso di così, ma non lo è: il rap italiano che va per la maggiore (RICVPM) si basa su un assunto di base secondo cui culturalmente siamo più preparati ad accettare la differenza tra Kanye West e Fedez che a comprenderla. Potrei aggiungere motivazioni etiche alla cosa, nel senso che a scrivere certi pezzi di Marracash, Emis Killa o Fabri Fibra si dimostra quantomeno di aver poca vergogna –e la poca che si ha viene usata quasi tutta per sciacquarsi bocca e culo in una serie di processi pubblici pro/contro l’arte il cui livello morale medio quando va bene è Paolo Bonolis, ma sarebbe una ridondanza. CARDO. Dicevo, Fabri Fibra cacciato a calci dal concerto del primo maggio. Intanto ci servirebbe di capire se il manager di Fibra ha avuto l’intelligenza di inserire una clausola anti-idiozia sul contratto (tipo “l’Artista verrà pagato anche in caso di annullamento del concerto per cause legate all’indignazione di qualche lobby del cazzo”), cioè cash in tasca più il lustro di una settimana di polemiche tra idioti di centrosinistra e idioti di estrema sinistra E senza la scocciatura di dover far esibire Fabri Fibra in un concerto che dalla TV si sente sempre di merda (almeno a quanto ricordo, c’è del buono nel non avere la TV in casa insomma). La cosa più terribile, comunque, è dover capire se considero più ignobile l’ultimo album di Fibra, che si chiama Guerra e pace e contiene liriche che non ci si crede, o l’idea che qualcuno metta in piedi una campagna per impedire a Fibra di esibirsi al concerto del primo maggio. La risposta che mi sono dato, quanto mai democristiana, è che se le cose fossero andate come dovrebbero andare (non dico in un paese civilizzato, ma almeno in Gran Bretagna) e le associazioni mobilitatesi in tal senso sarebbero state costrette al silenzio a furia di risate popolari, considero molto più ignobile l’ultimo disco di Fabri Fibra. Essendo uscito un comunicato stampa comicissimo che ufficializza l’assenza di Fibra (il comunicato degli organizzatori sembra che dica grossomodo “ce l’ha detto il sindacato che gliel’han detto le femministe, dispiace, che dovevamo fare voio dì”), a questo giro ci tocca in qualche modo solidarizzare con Fabri. Bella Fabri. Domanda a supporto della precedente: il fatto che considero tra le massime manifestazioni di idiozia il fatto che l’associazione Donne in Rete contro la Violenza abbia impedito a Fibra di suonare al Concertone vuol dire che odio le donne e promuovo lo stupro come panacea di ogni male dello scontro tra i sessi? Risposta: no, ho visto almeno tre stagioni intere di Sex&TheCity (mi ha passato i DVD la mia amica Elena). Ultima cosa, forse la peggiore di tutte, tra i vari litiganti esce fuori il vincitore più grottesco di cinque anni d’italietta: il concertone del Primo Maggio. Smerdato a sinistra da quei guitti degli Elio, che ovviamente si esibiranno, e a sinistra dalle femministe che impediscono di praticare IL RAP in piazza San Giovanni, finisce immantinente tra i superfavoriti per il Premio Simpatia ai Bastonate Awards 2013. Vai a capire come funziona la mente umana, e la mente umana italiana di rimando.

6 thoughts on “Una per Fabri Fibra cacciato a pedate dal concertone del Primo Maggio”

  1. Ci sono tante cose per cui mi va di farmi dileggiare dopo il commento al post qui sopra, quindi vado per punti:
    1- Mi sento molto meno disagiato ora che so che i pezzi che scrivi qui sopra hanno tutta una fase costruttiva alla base. Nel senso, io quando scrivo un post parto e arrivo nel giro di, toh, un’ora e di solito vengono fuori robe discutibili. Mi sento quindi in diritto di dire che se ci lavorassi sopra potrebbero non esserlo. Non che inizi a farlo, ovviamente.
    2- Di tutti i citati non ne apprezzo mezzo, anche o soprattutto perchè il RAP mi fa cagare. Però dall’esterno Fedez mi pare l’unico di cui si può anche non ridere. Nel senso, io non ne rido.
    3- Da piccolo mi hanno insegnato che il RAP italiano ha le rime, quindi boh, Fibra mi pare mal collocato nella categoria.
    4- Assodato che la questione arte vs. censura vs. polemiche sterili all’italiana non ha come al solito senso d’esistere, da quel che leggo in giro nessuno troverebbe strano se chiamassero gli ZetaZeroAlpha a suonare al Primo Maggio. Ecco, a me lo sembra, senza per questo dire che gli ZetaZeroAlpha non abbiano diritto di suonare o di fare a cinghiate se ne hanno voglia e se qualcuno va a sentirli.

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