GIOCHI PER BAMBINI –CERCO SOLTANTO DI NON LAVORARE PIÙ (Pippola) Ha un dieci-dodici per cento di Piero Ciampi nella metrica e nei testi e questa cosa lo rende meglio di un sacco di altra gente, ma lo affoga in un restante novanta percento equamente diviso tra la musica che è una versione scrausa dei Bluvertigo, cioè una versione fedele dei Bluvertigo, e del primo Morgan solista. È vero che a certa gente queste cose piacevano e magari piacciono ancora, ma non sono responsabile dell’incoscienza altrui. La cosa che piglia più male naturalmente è il nome che s’è scelto: già sembrava un’idea stupida che qualcuno girasse a nome Musica per Bambini, ma che venisse fuori pure un rip-off è qualcosa che non sarebbe riuscito a immaginare nemmeno Accento Svedese. Magari ora salta fuori che in realtà Giochi per Bambini s’è scelto il nome prima ed è stato l’altro a copiarlo o -ancora peggio- che hanno avuto separatamente il nome l’uno dall’altro, cosa assolutamente probabile, e presto o tardi dovrò ficcarmi una pistola in bocca per protesta. RICCARDO SCIRÈ – LE BALLATE DEI CALL CENTER (Riots) vi copio un pezzo della cartella stampa: una generazione troppo pigra per essere incazzata, con la rabbia in cassa integrazione, in bilico tra satira e provocazione («La mia generazione merita la distruzione / La mia generazione ha perso… tutto al videopoker») che sceglie l’estero come (facile) soluzione a tutto («Siamo gli indifferenti / i figli di puttana / sogniamo l’Inghilterra / ma non leggiamo Moravia»), che punta il dito ma lo fa con ironia («Ti dicono che hai tutta la vita davanti/ A me sembra d’avere una vita d’avanzi»). Voglio dire, la cosa più agghiacciante del disco di Scirè non è tanto il disco, quanto il fatto che ti arrivi l’esegesi nella stessa email. E sì che il disco è davvero una cosa difficile da accettare: un ragazzetto con la faccia carina e il trip della rima baciata che canta canzoni giovaniliste stile Brondi/Cani e l’idea che il tutto sia stato registrato (tra Milano e Nashville, diomio) con un pacco di soldi per fare il botto sul pubblico delle radio e della TV e delle riviste per ragazzine (ammesso e non concesso che escano ancora). Il tutto sulla pelle di uno che magari ci sta provando in buona fede. Leggo tra l’altro che questo non è nemmeno il primo disco di Scirè, il quale ha un botto di visualizzazioni su Youtube e canta dei jingle di Radio DeeJay. Come a dire che dopo l’esegesi e il disco, la terza cosa più agghiacciante è che ci sono concrete possibilità che Riccardo Scirè diventi relativamente famoso. PALETTI – ERGO SUM (Foolica) Ben scritto, ben suonato, molto vario, un po’ noioso. Succede. Magari con voi va meglio. CASO – LA LINEA CHE STA AL CENTRO (ToLoseLaTrack) Quando suona elettrico e con gli arrangiamenti complessi è roba fiacchetta di cui si può fare a meno. Quando suona voce e chitarra acustica sembra di esserci usciti assieme a bere una birra e lui si lamenta di quanto fa schifo la vita e ti fa ridere un sacco anche senza fare le battutine, tipo il mio amico Mattia o i film di Virzì. A volte basta che uno abbia un punto di vista qualsiasi per fare un disco che rimane nello stereo più del dovuto.
che bello trovare il disco di Caso su Bastonate.
grande Caso!
e comunque la vera figata sarà quando finalmente i gruppi faranno a gara su chi tra loro ha avuto la stroncatura più divertente su bastonate.com, che nel frattempo sarà diventato il nuovo standard tipo brondi/cani/bastonate