PAESE REALE – cantautori tra Milano e Nashville

PD*3347204

GIOCHI PER BAMBINI –CERCO SOLTANTO DI NON LAVORARE PIÙ (Pippola) Ha un dieci-dodici per cento di Piero Ciampi nella metrica e nei testi e questa cosa lo rende meglio di un sacco di altra gente, ma lo affoga in un restante novanta percento equamente diviso tra la musica che è una versione scrausa dei Bluvertigo, cioè una versione fedele dei Bluvertigo, e del primo Morgan solista. È vero che a certa gente queste cose piacevano e magari piacciono ancora, ma non sono responsabile dell’incoscienza altrui. La cosa che piglia più male naturalmente è il nome che s’è scelto: già sembrava un’idea stupida che qualcuno girasse a nome Musica per Bambini, ma che venisse fuori pure un rip-off è qualcosa che non sarebbe riuscito a immaginare nemmeno Accento Svedese. Magari ora salta fuori che in realtà Giochi per Bambini s’è scelto il nome prima ed è stato l’altro a copiarlo o -ancora peggio- che hanno avuto separatamente il nome l’uno dall’altro, cosa assolutamente probabile, e presto o tardi dovrò ficcarmi una pistola in bocca per protesta. RICCARDO SCIRÈ – LE BALLATE DEI CALL CENTER (Riots) vi copio un pezzo della cartella stampa: una generazione troppo pigra per essere incazzata, con la rabbia in cassa integrazione, in bilico tra satira e provocazione («La mia generazione merita la distruzione / La mia generazione ha perso… tutto al videopoker») che sceglie l’estero come (facile) soluzione a tutto («Siamo gli indifferenti / i figli di puttana / sogniamo l’Inghilterra / ma non leggiamo Moravia»), che punta il dito ma lo fa con ironia («Ti dicono che hai tutta la vita davanti/ A me sembra d’avere una vita d’avanzi»). Voglio dire, la cosa più agghiacciante del disco di Scirè non è tanto il disco, quanto il fatto che ti arrivi l’esegesi nella stessa email. E sì che il disco è davvero una cosa difficile da accettare: un ragazzetto con la faccia carina e il trip della rima baciata che canta canzoni giovaniliste stile Brondi/Cani e l’idea che il tutto sia stato registrato (tra Milano e Nashville, diomio) con un pacco di soldi per fare il botto sul pubblico delle radio e della TV e delle riviste per ragazzine (ammesso e non concesso che escano ancora). Il tutto sulla pelle di uno che magari ci sta provando in buona fede. Leggo tra l’altro che questo non è nemmeno il primo disco di Scirè, il quale ha un botto di visualizzazioni su Youtube e canta dei jingle di Radio DeeJay. Come a dire che dopo l’esegesi e il disco, la terza cosa più agghiacciante è che ci sono concrete possibilità che Riccardo Scirè diventi relativamente famoso. PALETTI – ERGO SUM (Foolica) Ben scritto, ben suonato, molto vario, un po’ noioso. Succede. Magari con voi va meglio. CASO – LA LINEA CHE STA AL CENTRO (ToLoseLaTrack) Quando suona elettrico e con gli arrangiamenti complessi è roba fiacchetta di cui si può fare a meno. Quando suona voce e chitarra acustica sembra di esserci usciti assieme a bere una birra e lui si lamenta di quanto fa schifo la vita e ti fa ridere un sacco anche senza fare le battutine, tipo il mio amico Mattia o i film di Virzì. A volte basta che uno abbia un punto di vista qualsiasi per fare un disco che rimane nello stereo più del dovuto.

4 thoughts on “PAESE REALE – cantautori tra Milano e Nashville”

  1. e comunque la vera figata sarà quando finalmente i gruppi faranno a gara su chi tra loro ha avuto la stroncatura più divertente su bastonate.com, che nel frattempo sarà diventato il nuovo standard tipo brondi/cani/bastonate

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.