Wrong thoughts/wrong words/wrong action

ffrw

Quando uscì l’ultimo disco dei Rapture misi insieme una recensione su Vitaminic, di cui riprendo un pezzo per via del fatto che il sito è offline da tempo.
“Con un briciolo di prospettiva storica, mentre tutto è stanco e scarico e annoiato e privo di stimoli anche per l’ultimo degli hipster (una testimonianza di questa cosa potrebbe essere, tanto per dire, un disco dei Chili Peppers a cassa dritta), possiamo comunque tirare il fiato ed ammettere che quantomeno la colpa di quel che è venuto dopo è solo in parte -o per niente- della band o di DFA. E che i Rapture, con tutto quel che gli può esser piovuto sopra, hanno continuato a mantenere la fierezza del loro alto profilo punk-funk al di là di ogni corrente musicale, continuando a scavare all’interno del loro stesso suono e sviluppandolo in maniera organica ed eccitante, ancorchè senza colpi di testa, facendolo diventare una più che plausibile declinazione moderna funk-soul. In The Grace of your Love, e forse è la foto miliusiana in copertina a metterci strane idee in testa, suona come le ultime scene di Un mercoledì da leoni: ritrovarsi in una pista da ballo semideserta con la musica a palla e sorrisi e lacrime che sgorgano più o meno in egual misura, mentre il mondo intorno si sgretola come dentro Inception.”
La riprendo in modo un po’ inelegante. I Rapture non inventarono uno stile, ma furono comunque House of Jealous Lovers ed Echoes a dare il passo definitivo a quella cosa che chiamiamo impropriamente punk-funk. Forse a sancire ideologicamente una cesura tra un movimento spontaneo che veniva dal basso (Gravity, 31G, Dim Mak e tutte quelle cose) e una serie di persone che ascoltarono quei gruppi dopo il botto e decisero di riprenderla identica. I Franz Ferdinand furono abbastanza pionieri in questo: giocavano lo stesso gioco di casse dritte e ritmi sincopati da un punto di vista più brit-pop con camicine attillate e senza darti l’idea di voler morire da giovani. Vennero dopo ed ebbero esposizione quasi immediata e vendettero da subito un disastro di copie. Tra le altre cose legate al loro botto, finirono nel cartellone di un Independent Days appena prima dei Sonic Youth: ci rimasi davvero piuttosto male scoprendo che erano un gruppo di merda con un mezzo singolino divertente che era già una barzelletta che era già tirata per le lunghe MA suonavano dal vivo con un tiro allucinante e come se fossero un gruppo vero, cosa che di un sacco di gente che si presenta su quel palco e su quel palco non la puoi dire. Devi rispettarli, i gruppi che suonano bene. È obbligatorio. Allora sui Franz Ferdinand rimasi un po’ più del dovuto, quel tanto che bastò a farmeli considerare un gruppo con non uno ma DUE buoni singoli nel primo disco (al momento il secondo non lo ricordo) e farmi scendere la catena quando uscì il secondo disco, che si chiamava (mentendo) You could have it so much better from Franz Ferdinand. Fu un dischetto e un bel bagno di realtà: il cantante del gruppo nel frattempo era preso da altri cazzi, cioè diventare il Mario Batali o la Benedetta Parodi del pop inglese. Io mi rifiuto di farmi dare consigli sulla cucina da un anoressico e questa cosa comprende anche persone di cui rispetto leggermente di più la musica, tipo Steve Albini. In qualsiasi caso il terzo disco del gruppo uscì in un periodo di assoluta smilitarizzazione del concetto di “indie” così come scientemente travisato da ragazzini (in realtà quasi-trentenni quando andava bene) con magliette a righe, impieghi traballanti in qualche atelier milanese di merda e torbide storie di sexting con altre quasi-trentenni archiviate nella schedina aggiuntiva del blackberry. Roba che capita. Tonight è molto più bello del disco precedente e fa a gara col primo, ancor oggi non ci si sente sporchi ad ascoltarlo. Ci sono passo più marcati sullo stesso canovaccio e qualche buona canzone . Non ha successo. Devi rispettare i gruppi che si sciolgono, anche se adesso si riuniscono tutti; devi rispettare anche i gruppi che hanno il coraggio di risorgere artisticamente e si assumono le responsabilità che la cosa comporta.
Oggi i dischi non si vendono più, e la parola “indie” non la usa quasi più nessuno. Kapranos e gli altri sono tornati con un disco, che si chiama nel modo sbagliato (Right Thoughts, Right Words, Right Action) e contiene un pugno di canzoncine pop che non servono a nessuno e che volano straordinariamente basso anche per gli standard di un gruppo da singoli. Riprendevo il disco dei Rapture e non era una cosa sportiva: nel momento in cui i dischi non sono la cosa su cui campi, dovresti avere la decenza di farli per un motivo. Luke Jenner aveva un mondo in testa e poche occasioni rimaste. Ha preso il suo mondo e ce l’ha fatto esplodere davanti: forse non ha raccolto quello che ha seminato, o forse era un bluff, ma il loro ultimo disco era comunque una visione abbacinante –qualsiasi cosa significhi la parola. I Franz Ferdinand sembrano solo aver paura che qualcuno si scordi di loro. Nel metter fuori un compitino così, tuttavia, rischiano solo di velocizzare il processo di rimozione. E se non li rispettassimo per come suonano e per come sono già risorti una volta, probabilmente li avremmo mandati affanculo venti righe fa.

3 thoughts on “Wrong thoughts/wrong words/wrong action”

  1. >si ascoltano porzioni di novità toccate da aria nuova che stupiranno sicuramente chi è ancora fermo al recupero stompi di un certo punk-funk ormai noioso

  2. credevo che i frenz f fossero di quei gruppi di cui bastonate nemmeno parlava. il parlarne invece, è un atto politico. don’t ya? 😉

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