Non ricordo le date precise e l’internet non mi sta aiutando a trovarle quindi diciamo che secondo me le cose sono andate così e se proprio non sono andate così il succo è fondamentalmente lo stesso. Tra il ’97 e il ’98 ero un bambino nato nell’89 che per qualche ragione amava gli 883 e amava cantarli con discreta enfasi sulle parolacce per l’immensa gioia dei genitori che credo fossero contenti che quantomeno amassi la musica e non la considerassi robetta dimenticabile. Ricordo che al jukebox al mare ad Albenga mettevo sempre Tieni il tempo e mi girava il cazzo quando mettevano Laura non c’è però a casa avevo, ho, la prima cassetta delle Spice Girls e il CD degli Aqua (perso). Insomma avevo dei gusti di merda e si salvavano solo gli 883 e passavo giornate intere ad ascoltare le loro cassette sul walkman consumando soprattutto quella de La dura legge del gol che ho provato a riascoltare l’altro giorno e credo che il nastro chiedesse pietà. Secondo la versione che più mi sembra logica era il 14 ottobre del ’98, era il mio nono compleanno e gli 883 avrebbero suonato a breve a Genova, cosa di cui tutto il paese era al corrente perché devo averla menata anche al prete. Insomma quel pomeriggio lì viene a portarmi il regalo Alessio, mio cugino, 15 anni secchi più di me come gli anni che sono passati; sale per le scale come fosse successo ieri con una enorme, ai miei occhi, scatola di cartone. La apro e dentro c’è solo carta, mi illumino, inizio a scavare come un drogato scava per la vena e il biglietto è lì, bianco anonimo stupendo (e non trovarlo più adesso mi fa proprio male). Bacio tutti e svengo, o forse no. L’altro versione voleva che fosse il ’97 e il concerto fosse nei primi mesi del ’98. Ha senso, ma non ci credo che 15 anni fa qualcuno mi avrebbe comprato un biglietto più di un mese prima.
Insomma giunge il giorno e andiamo, noi due più le mie due migliori amiche dell’epoca invasate quasi tanto quanto, ma non tanto quanto. Eravamo in gradinata, centralissimi e lontani ma non me ne fregava proprio un cazzo. Comprai maglietta e cappello che ancora conservo e che se Franci ha fatto il bravo ha messo la foto qui sopra; comprai anche il cuore che si illumina griffato con un adesivo perché lo stavano comprando tutti, giusto per ricordarmi che sono sempre stato un po’ coglione. Del concerto in sé mi ricordo che cantai ogni singola canzone sempre in piedi sempre a battere le mani sempre a girarmi verso le amiche dicendo “questa è Weekend!” che è un po’ come mi comporto adesso ai concerti di Springsteen. Ricordo anche Pezzali che si rivolge a una ragazzina qualche gradino sotto di me, appoggiata alla transenna della gradinata, e le chiede se indovina la prossima canzone. Non so bene come abbia fatto a sentirla e non so bene se fosse proprio Rotta per casa di Dio, però che del primo concerto della mia vita ricordi anche una ragazza mi fa venire in mente quella canzone in cui si dice che noi due poveri sfigati noi non siamo mai cambiati. La cosa più bella poi è tornare ai concerti di Max Pezzali oggi e vedere che buona parte del pubblico è composta da metallari e punkettoni che probabilmente erano lì anche loro. Insomma, un po’ più di due sfigati.
Idem, ma con il tour di la donna il sogno e il grande incubo.
Come primo concerto era una confessione imbarazzante, quindi mi limitavo a dire di aver visto gli Slayer del synth-pop italiano. Essere adolescenti è stato una merda.