Che sia come Prurient o Vatican Shadow o qualcun altro dei suoi mille pseudonimi nessuna differenza, Dominick Fernow continua a fare quel che sa: vampirizzare le idee e l’immaginario di qualcun altro. E continua a farla franca, anche stavolta, fosse anche solo perché Bryn Jones è morto da quindici anni ormai e di Muslimgauze se ne ricordano forse soltanto i fanatici delle edizioni ultralimitate, ma quelli di bocca buona. La malafede assoluta che anima l’intero progetto emerge in maniera sguaiata, plateale, fin dai minimi dettagli, dall’artwork carico di sinistri sottintesi parabellici a titoli come Not the son of Desert Storm, but the child of Chechnya o Tonight Saddam walks amidst ruins. Smarrita la vergogna.