Longiano è dove lavoro. Io in realtà lavoro nella via Emilia, Longiano è un borghetto che sta sulla prima collina e il pezzo di via Emilia attribuito a Longiano sta lì ad abbassare la media delle cose belle. Sali da Budrio sullo stradone e vedi più o meno tutto quello che c’è da vedere: la via Emilia che in quel punto è terra di mangimifici e puzza di scorreggia vecchia e poi dietro il mare, già quando stai guardando l’avvallamento a Balignano. Ci sono più ulivi del solito, parlando di Romagna, e poi continui a salire e c’è il borgo, lo chiamano proprio il borgo, tipo non so, la città vecchia. È costruito su un cucuzzolo con una rocca e una piazza in cima. Una volta nella piazza ci suonò Ludovico Einaudi (l’Eluvium italiano), in cambio di un periodo di tempo in cui aveva occupato il teatro Petrella per fare un disco. Sopra la piazza c’è la rocca, è un’altra piazzetta minuscola con un pozzo e una statua che forse è di Leonardo Lucchi e un parapetto da cui godi della vista più bella al mondo. Ci sono dei vetri sul palazzo e dentro la fondazione Tito Balestra. Tito Balestra era un poeta figo, ho letto una raccolta di poesie, si chiamava Se hai una montagna di neve tienila all’ombra. Una vita fa. Ieri mattina, invece, sentivo il nuovo disco dei Bachi da Pietra. Tre tracce tre stampate da Corpoc: la seconda si chiama Madalena ed è un blues malatissimo, quando dico BLUES lo intendo acustico ma penso sempre a Henry Rollins che urla you got my boss man’s a bastard and i wanna kill him blues. Tra le loro migliori cose. La terza si chiama Baratto – Resoconto esatto ed è il resoconto di quello che è stato dato ai Bachi da Pietra in cambio del download a scrocco del disco precedente. Tra le varie cose il disco è stato barattato con un pasto a casa della modella di Bastonate, la quale (non del tutto a caso) lancia messaggi positivi via cartello una decina di righe qui sopra. Ciao Amal.
La traccia 1 del primo disco dei Bachi era Primavera del sangue. Presente? Voglio scopare la vita nel sangue sborrare sulla fine del mio essere di carne. E via col resto.
La traccia 1 di Non Io era Casa di legno. Presente? Scendi all’automatico col bancomat, dieci litri di benzina in una tanica, saluti un conoscente e sali in macchina, sorridi alla tua soluzione drastica.
La traccia 1 di Tarlo Terzo era Servo. Presente? Se non avete presente Servo mi chiedo anche che cazzo ci stiate a fare qua dentro.
La traccia 1 di Quarzo era Pietra della Gogna. Presente? Che sì era un pezzone in generale ma è difficile già solo uscire vivi dal primo minuto di batterie.
La traccia 1 di Quintale era Haiti. Basta un angolo diverso nella traiettoria di un destino, un angolo diverso un grado nello spazio mai finito e avresti me in quell’angolo. E lui al posto mio.
La musica positiva e sgarzolina* spesso è musica migliore di quella partorita dal dolore o dalla negatività, perché in qualche modo quando non esprimi lo schifo e il disgusto puoi concepire soluzioni musicali che diano soddisfazione all’orecchio in sé. Non è una regola fissa, non è nemmeno una regola anzi. La musica negativa e dolorosa tende ad essere un mezzo per esprimere, appunto, dolore e negatività. Molta gente si costringe a superare le crisi con un’overdose di miele e di pallini colorati, ed è un modo. Qualcuno cerca musica che parli di come si sente con parole più belle e spaventose e cattive e che penetrano l’anima di quelle che sarebbe trovare lui. Ci sono i giorni in cui la roba scritta da Succi è roba che non hai voglia di sentire, e ci sono i giorni in cui la roba scritta da Succi è la roba che ti esce dal cervello. Sono giorni in cui non hai particolarmente voglia di esistere e in qualche modo la musica dei Bachi in quei giorni diventa l’aria che respiri. Oggi è uno di quei giorni, e io ho il nuovo disco dei Bachi da Pietra in cuffia. Si chiama Festivalbug. La traccia 1 di Festivalbug si chiama Tito Balestra. Dovreste sentire che roba, ragazzi.

*sgarzolino: termine romagnolo che indica uno stato d’animo di gioia immotivata, manifestato da scelte estetiche estremamente pop e –appunto- sgarzoline, tipo indossare un cappotto giallo canarino o mettere lenzuola con i maialini disegnati nel risvolto. Credo che anche il risvolto sia un concetto romagnolo.
Bella recensione!
dove “cazzo” va a parare questo articolo? non ho colto la sacra triade “soggetto-verbo-complemento”
<3
Sono scemo io oppure dopo “Tarlo terzo”, “Quarzo” e “Quintale” è lecito aspettarsi qualcosa tipo “Sesterzio”?