La prima volta che ho letto qualcosa di Violetta Bellocchio è stata durante l’università, forse era il ’97 o ’98, non saprei dire esattamente. Lei scriveva su Duel, io lo leggevo (non posso garantire per lei ma questa cosa dice che ero una persona molto diversa da quello che sono ora). Lei era già brava, quindici anni fa. Ha continuato a esserlo, ha scritto per un mare di riviste, ha tenuto rubriche e blog, ha scritto un libro per Strade Blu e tutto il resto. L’ultima cosa a cui ha messo mano, in ordine di tempo, si chiama Abbiamo le prove ed è una rivista online di nonfiction, scritta solo da donne. Livello medio dei pezzi molto alto, cadenza quotidiana, tutto quel che serve.
[…] Numero uno: il Web italiano “per le donne” offre galassie di raccoglitori su moda e bellezza, e scarpe, e consumi, anche, nel senso più lato possibile, e alcuni di questi raccoglitori sono fatti molto bene, se è per quello; il resto a me manca.
Numero due: io, da lettore e non da femmina, sono stanca di passare opinioni, spin, corsivi, para-Amache, gomitini gomitini e commenti del commento del fatto di domani; io voglio un posto dove c’è solo la storia, dove c’è solo LA ROBA, le ossa e la pelle; io ne ho bisogno fisicamente.
L’hai scritto te. il punto due mi interessa più del punto uno, perchè in ALP (acronimo che userò da ora in poi, sorry) io non leggo una cosa “per le donne” (non credo che i pezzi che leggo mi tocchino/riguardino meno di quanto toccano la mia amica Sara). invece il secondo è abbastanza mio: c’è un modo di funzionare di internet che non è corretto, o non mi rappresenta. Tu hai una routine nell’affrontare il tuo internet? tipo, svegliarsi il mattino e non cagarla per un po’, guardare cosa si muove, pesare i trending topic, qualcosa così?
GRAZIE DELLA DOMANDA. Il mattino io mi sveglio, faccio colazione, faccio la doccia, poi si vede di giorno in giorno. Se non mi sbaglio, nella storia di ALP non c’è stato UN giorno in cui abbia guardato i trending topic o gli Anniversari Importanti Oggi: se qualcuno ha un progetto per cui questi tratti servono / sono utili, more power to them. Alla fine a me interessa di più programmare un calendario che non tiene conto degli hot topic, pensare a un minimo di continuità, avere tre/quattro/cinque settimane di materiale pronto o quasi pronto davanti a noi su cui possiamo contare.
ANEDDOTO! (subito, dai.) Tu mi hai scritto la prima volta in quei giorni per me abominevoli dove CHIUNQUE diceva la sua a proposito dello stupro di Modena, compresi, ahinoi, una serie di opinionisti che hanno messo per iscritto frasi terrificanti nei confronti delle “ragazze di oggi” in generale (e se non era quello era “è colpa dei videogiochi e del porno su Internet”). Allora, io sapevo di poter buttare in home page SUBITO due diverse storie che andavano a parare da quelle stesse parti; ma nn l’abbiamo fatto.
In quel caso la decisione l’ho presa durante una chiacchierata con Nadia Terranova (accreditata come guest editor mica perché mi ha regalato cinque euro, appunto): saltare sull’argomento “del giorno” significava
a. bruciare due storie diverse prima che fossero magari editate al 100% delle loro possibilità;
b. far passare l’impressione che il macro-argomento “abusi” fosse una roba con dignità di racconto solo in quelle SEI ore dove tutta l’Internets si indigna e strilla la sua.
NO. In quei giorni abbiamo fatto uscire pezzi che non c’entravano niente e che -guarda un po’ – sono piaciuti e sono stati condivisi da chi li leggeva: io lo prendo come un buon segno per ALP e come il segno che i nostri lettori (CIAO LETTORI) non hanno nessuna ansia di venire da noi per leggere nuove variazioni sul “tema del giorno”.
A meno che il tema del giorno non sia Doctor Who, che saluto.
Ora i pezzi sono usciti tutti e due, per inciso: uno e due.
Li ho letti. Mi piace perchè se accetto quello che dici, il primo effetto è che la definizione di senso del tempo si contrappone alla definizione di tempismo. O che una delle due definizioni nella mia testa è sbagliata. E poi la cosa introduce un’etica del non scrivere e del non pubblicare a cui sembri credere, in qualche misura. E quindi la cosa più logica, una volta letto perchè hai aperto ALP, è di chiederti perchè hai aperto ALP alla fine del 2013 invece che in un qualsiasi altro momento storico.
Saggia domanda. ALP va online a Settembre 2013, ha dietro qualche mese di chiacchiere e PDF tra me e un primo giro di autrici / potenziali autrici; il primo credo che porti la data “16 maggio”. Era pieno di macro di Ann Perkins.
Erano (forse) due anni che mi stuzzicavo con MAH OK DOVREI FARE UNA COSA MIA, POSSO?; in una prima fase ricordo che avevo pensato a un piccolo sito multi-autore come Jezebel o The Hairpin, una cosa tipo “Questioni di Genere in primo piano, LOL nei ritagli di tempo”. Non l’ho mai fatto perché mi ha stroncato il pensiero di quanto lavoro ci sarebbe stato da fare vs. bisogno mio di dormire, mangiare, scrivere altra roba eccetera (Se qualcuno vuole fare un progetto simile, io lo leggerei). Dopo di che la faccenda è evoluta in “nessuno (in Italia) raccoglie e pubblica narrative nonfiction a buon ritmo; FACCIAMOLO!!!!”. Ne ho parlato con un amico, non l’abbiamo fatto. (Questo è il tema ricorrente di un sacco di cose, sì?)
E ora, IL FATTO SUPER PERSONALE: a gennaio 2013 consegno un libro e mi dicono che esce nel 2014 (inserire qui deer in headlights mode), a maggio 2013 smetto di fare un lavoro che a quel punto facevo da due anni; mi trovo sotto mano abbastanza tempo e abbastanza voglia per provare a far partire un progetto.
(Sì, non abbiamo una origin story super eccitante.)
Forse il fattore “tempo” deriva dal mio non avere figli piccoli a cui stare dietro.
Avessi partorito nel 2012, ALP non avrebbe mai lasciato il limbo dell’OH NOES.
le origin story super-eccitanti in genere danno luogo a trame del cazzo, la seconda parte del film di solito è noiosissima.
LOOOOOL. Posso dire una cosa? Settimana scorsa ho ascoltato un podcast su Daredevil (il film) e ho pensato a quando lo vidi in una videocassetta noleggiata (credo fosse un VHS, almeno) con una Futura Autrice di ALP. Lei aveva preparato degli scones apposta. Dopo un quarto d’ora ci era già passata anche la voglia di deridere il film. Lo guardammo fino alla fine con un senso di avvilimento pauroso. Eravamo giovani allora.
Tot anni dopo ho guardato Jonah Hex da sola ed era brutto uguale ma mi ha avvilito MOLTO meno.
Forse il surplus SANTO DIO CHE CAZZATA deriva dal sapere che ci sono i testimoni di certe cose.
Io ho un tizio di internet che mi ha giurato per anni che se avessi visto il director’s cut di daredevil l’avrei trovato UN FILMONE, così maiuscolo, me l’ha menata così tanto da convincermi a guardarlo.
Il director’s cut è effettivamente un po’ meglio, almeno? L’ho sentito dire anch’io ma ho sofferto troppo per fidarmi così d’amblé. Comunque resterebbe un director’s cut con un cattivo non molto ben pensato (EUFEMISMO) e in generale un’aria da NAMO DOTTO’ OGGI AMO FATTO PRESTO.
Non è meglio, è una specie di remix del daredevil con momenti di trama noiosi extra, le cose che succedono in un momento diverso e un piglio tipo “sai sono Mark Steven Johnson ma se potessi scegliere sarei terry malick”, ma me lo ricordo vagamente.
(pausa di digestione culturale, segue intervallo. L’intervista continua a pestaggio ultimato)
Io una volta ho aperto un sito che doveva parlare di musica metal (vabbè). Ho pensato a che cosa volevo fare, e poi ho pensato a chi sarebbe stato meglio per fare questa cosa che avevo in testa. Li ho contattati, alcuni hanno detto sì e abbiamo iniziato a lavorare. poi questi qua hanno preso la mia idea e il mio progetto e l’hanno completamente stravolto, fortunatamente in meglio, e io ho preso altra gente che si conformasse un po’ a quello che era diventato e la gente nuova l’ha cambiato ancora. Magari è una cosa che vedo solo io, e qui se vuoi inserisco la metafora del genitore, ma se le mie aspettative non fossero state disattese probabilmente avrei chiuso la rivistina sei mesi dopo. Due domande:
1 Chi componeva il primo giro di potenziali autrici?
2 il tuo PIANO è andato già in vacca?
1. un miscuglio tra persone che conoscevo direttamente e persone che non conoscevo direttamente (ora le conosco). Nel campo “persone che non conoscevo” ci metto Nadia; le ho scritto perché avevo letto alcuni suoi racconti molto belli. Nel campo “persone che conoscevo” ci posso mettere un’amica di vecchia data (name redacted) come ci posso mettere Giusi Marchetta, con cui c’erano stati scambi di mail (e tweet) dopo esserci incrociate qualche volta in literary situations (festival, incontri etc. -va precisato, in contesti simili io sono sempre la tipa che tutti indicano col dito sghignazzando e/o le guardano attraverso; la Marchetta mi aveva parlato in modo civile, chi se la dimentica più.)
2 Se mai, è migliorato: è molto diverso chiedere a qualcuno “senti, vuoi darmi un pezzo GRATIS per una rivistina che comincia a Settembre ma giuro sarà superstrafichissima?” e poter mostrare la suddetta rivistina a qualcuno. Man mano che si va avanti è più facile trovare persone adatte e disponibili. Almeno, a me sta succedendo.
Also, GRATIS. Mi dispiace un sacco ma non possiamo pagare.
Almeno lo diciamo subito.
E ALP in generale incassa qualcosa?
Non incassa nulla. Tra sei mesi (forse) potrei dare una risposta diversa.
L’ultima domanda sulle intenzioni, poi parliamo della cosa. perchè la nonfiction? perchè solo donne? Le risposte che ho avuto fino a ora sono “bisogno fisico” e “perchè non c’era”. Però non so, immagino ci sia dietro un motivo politico. o politico-culturale. Mi sbaglio?
Due giorni fa ne parlavo con Silvia Vecchini e lei ha riassunto la questione con estrema efficacia: “BASTA TAG”.
Dire che una cosa è politica o politico-culturale significa metterci sopra una tag pesantissima, etichettarla, presupporre che TUTTE le persone a bordo siano mosse dalle stesse ragioni. Se dico che Abbiamo le prove è “un progetto politico”, o che c’è dietro una formula tipo “politica della narrazione”, io faccio un torto a parecchie delle autrici che scrivono e scriveranno per noi; qualcuna di loro magari vede una ragione “politica” nel portare fuori un pezzetto della sua storia personale, ma qualcuna sicuramente no, eccetera.
Comunque io non l’avrei mai detto. Riassumere il senso di un’operazione grande o piccola con “OMG POLITICO/CULTURA!!11” per me tradisce un disperato desiderio di essere ammessi al tavolo dei ragazzi fighi in sala mensa. Grazie, ma no grazie.
Però nelle cose che scrivi viene sempre fuori un po’ questa dimensione di confronto, che magari è filtrata coi miei occhi. Essendo questo un blog di musica, prendo ad esempio Miley Cyrus.
“Ecco, io non ho dubbi in materia: le scelte creative di Miley Cyrus sono orientate in primo luogo alla salute del portafoglio di Miley Cyrus. Però queste scelte sono anche la trave nell’occhio di chi osserva «le ragazze di oggi» senza mai muoversi dalla terrazza di casa propria.”
Questa per me diventa una dimensione politica. Non so se è politica della narrazione, ma è narrazione politica -prendi una parte sulla base di cose che hai letto. Un’alternativa è di prendere una parte e cercare prove a suffragio. C’è un sottotesto (che, ripeto, come niente vedo solo io) stile “nell’insieme delle cose che avete letto su questo argomento, non hai avuto cura di filtrare le cose da leggere”. io leggo la tua roba e faccio il punto di cosa penso di tutto quello che ho letto sull’argomento.
È anche legato anche al discorso di prima, al discorso del trending topic of the day. Voglio dire, c’è un modo di riportare i fatti che è simile al tuo e che per me è politico, scelta di campo. non voglio dire che riguardi qualcun altro che scrive dentro ad ALP, chiedo a te, insomma. SOLO donne, SOLO cose successe… ecco, non so, non voglio farti un torto.
Senti, io lo so che poi non mettendo LE ETICHETTE GROSSE su quello che faccio c’è un’ampia fetta della popolazione che mi considera deficiente (I’ll take it), però: le cose che scrivo in prima persona nella mia vita non devono essere prese come “il segno” di quello che sta diventando / può diventare ALP, oppure una linea-guida ideale per ALP. Se così fosse, ALP ospiterebbe molte più storie sul rapporto con LA MERCE, ad esempio. (E molto più capslock.) E invece.
Della questione Miley: per me criticare con certi toni e certi argomenti il “fenomeno del momento”, chiunque sia quel fenomeno, è segno di una certa immoralità diffusa, se mai. Dico “LOL TROIA” e me la cavo in due secondi e sono convinto di essere un acuto osservatore della contemporaneità che dice “BASTA” al malcostume. O, peggio, un difensore del femminismo che nessuno ricorda di aver interpellato.
(Altro esempio: questa estate i blog in lingua inglese hanno dissezionato Blurred Lines in ogni direzione possibile, arrivando, di solito, a dare a Robin Thicke dello stupratore in potenza o del rape apologist, e alle signore/signorine che gradivano la canzone delle segretarie-ombra della dittatura patriarcale, quando non direttamente dei LOL TROIA ambulanti. Io ho alzato molto spesso gli occhi al cielo.)
Articolo vecchiotto ma utile, se vuoi approfondire, è questo.
Comunque: se avessi voluto fare una rivista di 200 cloni miei, avrei fatto una rivista di 200 cloni miei. Non l’avrei letta io, figuriamoci gli altri.
(mentre ti chiedevo questo è uscito anche un video di Lily Allen in cui qualcuno twerka e l’opinione pubblica, per così dire, s’è spaccata in diciotto)
Appena ho notato che sul video di Lily Allen si alzava uno sciame di OMG CONTROVERSO!!! ho deciso di non guardarlo, l’ho visto adesso che me l’hai girato tu e lo trovo un video scemo/simpatico come tutti quelli che avevo visto di lei negli anni passati; un paio di culi in più non spostano il mio parere su nulla.
A parte la seconda stagione di Teen Wolf, dove sin dalla puntata 2.01 riuscivi a visualizzare il memo spedito da MTV alla produzione (“BENE RAGAZZI ADESSO RIVESTITEVI”) e potevi pensare che la prima stagione fosse stata una gigantesca trollata rivolta allo spettatore. L’avevo recuperata di corsa e non ricordo nulla se non il fatto che tutti i personaggi maschili andavano in giro in mutande in continuazione (nb. età media dei personaggi 15/16 anni, attori tutti più che maggiorenni) e che pur di farli spogliare a buffo nella trama venivano infilate scene di “il protagonista corre nudo nella foresta – AH NO ERA SOLO UN SOGNO, guardate, si sta svegliando di colpo a casa sua. In mutande.”
Vorrei precisare che no non ho guardato due stagioni di Teen Wolf per motivi politici; io l’ho guardato per il LOL e per vedere come gestivano un paio di svolte narrative. Ma soprattutto per il LOL. E finché è durata, ho avuto moltissimo LOL.
Posto che questo particolare tipo di nonfiction mi interessa, cosa vado a leggermi in giro oltre ad ALP in italiano e inglese?
la versione “uno WHAAAAT a paragrafo” sarebbe senz’altro la sezione “It happened to me” di XOJane.com. Ma parecchi luoghi rispettabili ospitano personal essay, da Nailed Magazine a Two Serious Ladies, e ce ne saranno cento che ancora non conosco da lettore, per cui. la scelta esiste.
Domanda sull’oggi e poi chiudo. C’è questa campagna in corso. Tu vivi di scrivere, giusto?
Io ho questo problema legato al fatto che scrivo, un po’ per chi me lo chiede, se mi piace un progetto posso scrivere gratis, se mi propongono un pagamento non commisurato all’impegno posso scegliere se scrivere o no, eccetera. Ok? Di fatto, quindi, la mia posizione di uno-che-lo-fa-per-hobby mi rende un potenziale ostacolo verso chi vuole fare questo lavoro venendo pagato.
Ecco, guardo queste campagne, ce n’è una ogni due settimane, campagne, lamentele, tweet, FB eccetera, ma non so se c’è mai stata una mobilitazione di massa, di categoria, un momento in cui tutti hanno incrociato le braccia e hanno detto vaffanculo; e nemmeno uno che sia venuto da me a dirmi che il mio farlo per hobby sta togliendo occasioni a della gente migliore di me ma che si fa pagare. Non ti sembrano un po’ delle campagne prive di senso?
Non lo so, sai? Nel senso: non so se queste campagne siano davvero prive di senso. La cosa che so, e che mi irrita a non finire, è che il mantra “cari giovani creativi, non dovete lavorare gratis, fatevi rispettare!” l’ho sentito uscire anche dalla bocca di gente famigerata per non pagare.
Comunque nel minuto secondo in cui una persona pronuncia la parola “visibilità” l’unica azione possibile è andarsene senza guardarsi indietro.
Secondo me in realtà è una parola che nessun datore di lavoro pronuncia più. Oddio, forse quelli che si fanno ancora chiamare MEDIA GURU e ti mandano l’email copincollata. secondo me è più un giogo autoimposto, “vado lì, non mi pagano ma mi leggono in settemila ogni pezzo nuovo”. proporsi gratis alle riviste grosse, e tutto il resto. non so. forse è una mia paranoia. e se fosse vera probabilmente la campagna avrebbe senso, ma il senso sarebbe di far capire ai creativi che valgono qualcosa, una chiave tipo “ora anche i creativi hanno una cassetta col motivational per diventare più maschi”, nel qual caso il tag avrebbe dovuto essere #chebelletendine. Ok, forse non è una domanda. Non so.
Ieri sera ho visto per la prima volta The Decline of Western Civilization part II: The Metal Years.
Ora, a parte gli spezzoni famosi che hanno avuto una vita al di là del documentario intero (quello dei W.A,S.P. che si fa intervistare ubriaco fradicio in piscina con la madre lì presente), sono stata molto colpita dal tono medio degli intervistati “non famosi”: molto giovani, maschi e femmine, tutti appassionati di metal, quasi tutti che suonavano in un gruppo metal; quando viene chiesto loro “cosa farai se non sfonderai come musicista?”, quasi tutti rispondono “no, no! io sfonderò! Io diventerò una star!” (tieni conto che questo non era un reality show). Poi, quando la regista gli chiede “sì, ok, ma se poi non sfondi?”, un paio di questi ragazzi rispondono: allora finirò a dormire per strada.
Chiudiamo su questa nota di speranza, che dici?
domandina inusitata: che pennarello usi per le vignette?
AAAAAH! non vedo l’ora che mi venga chiesta ‘sta roba. per queste in particolare un Copic nero su carta favini. per il resto mischio tra barbaro uni posca (sottile o grosso, a seconda), uni prockey, faber castell calligrafici o a pennello, penne muji, poco altro.