Riminesi che suonano come dei forlivesi: magari fuori dalla Romagna questa cosa non sembra niente di che, ma credo che i Lantern se la vivano male. Il disco? Zero originalità, tanto cuore, tanta botta. Roba ultrasincera. Nel primo pezzo c’è una registrazione del professor Levy di Crimini e Misfatti, magari a voi non fa un baffo ma a ma me, insomma, basta e avanza per comprarmi a vita. Si scarica.
Su questa cosa del “Zero originalità, tanto cuore, tanta botta” ci ho pensato spesso anche io. È una cosa che mi piace e quando suono, in certo senso ricado anche io nella categoria, ma quand’è che si dice basta? O comunque, c’è bisogno di dire basta, almeno sulla lunga distanza? Magari no, ma ancora non lo so per sicuro. Quel che è certo è che gli stilemi del genere sono ormai chiari e ben definiti.
Penso che ci sia il tempo per le cose originali e il tempo per le solite bellssime cose di sempre.
La semplicità in questo caso e probabilmente in questo genere (e movimento) è il bello di tutto. Si ascolta ciò che si sente bisogno di ascoltare in un dato momento.
Nello specifico dei Lantern, agli stereotipi de generis c’è il valore aggiunto dei testi meno scontati di tanti altri (per me “Inferno a rotta di collo” è una delle canzoni d’amore più belle di sempre – sì, per me è una canzone d’amore).
..che poi a me i Lantern non dispiacciono nemmeno
A me piacciono molto!