Il nostro ruolo di agitatori culturali ci impone di guardare oltre le solite categorie liberalismo e laburismo e quindi a foto come queste
o queste
Il nostro ruolo non è poi, in questo contesto, discutere dell’importanza di film come Sturmtruppen (solo per il fatto di avere Lino Toffolo nel cast o una scena in cui lui, Boldi e Cochi e Renato si fanno in vena, manco fosse Amore Tossico o L’Imperatore di Roma) o ancora più facilmente dei film solitari di Renato tipo la Patata Bollente (primo film ad affrontare con uno sguardo libero da pregiudizi il tema dell’omosessualità, giusto per ribadire che l’unico Vanzina che ha una dignità è Steno, tanto è che si chiama come il cantante dei Nabat), Il Ragazzo Di Campagna (che anticipa di anni il trend della fuga dalla città ed è un dissing lungo un film a Milano, quindi ci piace a priori) o per fare i fighi Saxofone (anche come ritratto dell’ultima vera Milano che ci piace, assieme a quella della colonna Walter Alasia).
Il pretesto per una doverosa retrospettiva viene dall’acquisto, nei cestoni degli ex gombagni della Coop ( diciamolo pure: i prodotti Coop son messi lì nella foto per creare un immaginario stile La Gigantesca Scritta Coop, me li ha presi mia mamma che ci crede ancora allo spirito iniziale della Coop ma io oramai alla Coop prendo solo i cd e i dvd nei cestoni), come il cd che vedete, pagato 2,90, di una raccolta antologica di Cochi e Renato che, assemblando a caso brani del loro noto repertorio, racchiude probabilmente quasi tutto il meglio della produzione di questi magnifici outsiders alla Barlow-J Mascis (senza tra l’altro aver mai litigato per problemi di ego) della comicità barra canzone d’autore italiana. Affermiamo poi la dignità di Cochi e Renato come autori anche se i testi poi probabilmente li hanno scritti assieme a Jannacci, Viola e tutta la cricca del Derby, quindi li consideriamo facenti parte della tradizione della canzone d’autore, con buona pace di chi sostiene che per essere autore non devi scrivere cose che fanno ridere, a meno che non facciano riferimento diretto alla satira politica che è responsabile di 20 anni di Berlusconi e allo stesso tempo produttrice della grande bellezza etc etc.
In ogni modo avevo pensato questa cosa di passare in rassegna tutta la scaletta, facciamo così:
La Vita La Vita
Il reduce
Come porti i capelli bella bionda
Mamma vado a Voghera
Lo Sputtanamento
Sturmtruppen
Il Porompopero
La Cosa
La Gallina
Cos’è la vita
A me mi piace il mare
Canzone intelligente
(intervallo)
Non vogliamo fare i critici snob di una certa sinistra che fa ancora la spesa alla Coop schifando il Lidl e le sue offerte etniche per cui innanzitutto non neghiamo l’importanza storica di canzoni come La Vita La Vita (vittima della censura Rai: non si trovano in giro versioni che recitino “basta una sottana puttana”, per cui non pagheremo il canone nemmeno quest’anno, anche perchè la pubblicità nuova l’avete vista? Quella dove il nonno cazzia i nipoti perchè gettano via la cartolina per pagare il canone?).
La seconda canzone è sicuramente uno dei capolavori minori del duo padano:
Trattasi in pratica di una miscela ante litteram di freestyle e spoken word del solo Pozzetto, che a briglia sciolta (dialoghi col fiume Piave, lo Stadio di San Siro a 70 metri dalla trincea nel Carso…) riporta dignità narrativa al primo conflitto mondiale, in sei minuti di puro delirio che ci convincono dopo un secondo della follia della guerra molto di più di certe altre canzoni sloganistiche italiote, e bona lì.
Come porti i capelli bella bionda è un Pozzetto talmente sicuro del suo essere uomo che è perfettamente a suo agio nei panni di una bionda e un Ponzoni che tira dritto nel suo sbertucciare la figura del cantantautore, ignorando la bionda, il tutto in una forma canzone (un ritornello ripetuto sette volte, controllate) che sembra Repetition dei The Fall se Mark E. Smith invece del Manchester avesse tifato o il Milan o l’Inter.
Mamma vado a Voghera è la celebrazione del non luogo e della modernità liquida prima che dei ciarlatani come Augè e Bauman diventassero mainstream fra i tristi topici dei lettori di MicroMega, Internazionale e Wikipedia, quelle cose lì. Il testo poi pare sia di Dario Fo, che è come Massimo Troisi: non si è mai capito cosa dice, però Cochi e Renato sono così geniali che nelle loro mani anche Dario Fo diventa comprensibile e pop.
Lo Sputtanamento è forse uno dei testi più criptici e critici verso gli italici costumi del duo, moderni Savonarola che sotterrano con una risata il malcostume italico del rosicare e del criticare per il gusto di farlo, tirare il sasso e nascondere la mano. Una canzone quasi oi! ma come se la cantasse un gruppo tipo i FBYC che non puoi dire che fanno oi anche se hanno dei coretti oi ( e lo sputtanamento che cos’è forse è voglia d’imparare abbracciare e non toccare ma è già largo il pantalone e robusto il pendolone
dico che è maleducato quel che l’hanno già sgonfiato olé olé olé olé. E lo sputtanamento olé, e lo sputtanamento che cos’è
è guardare il suo balcone che si sa che non è in casa è andata via a fare una cosa sul balcone c’è le rose e la luce ancora accesa
poi c’è lui che sputa giù)
Di Sturmtruppen ci sarebbe poco da dire una volta che si è visto il film: testo scatologico (“culen, piscen”) per un film scatologico, punto zero della comicità ma proprio per questo uno dei capolavori cinematograficomusiali dell’epoca e non solo.
El Porompompero è ancora giocata sulla contrapposizione Ponzoni-Pozzetto (Ponzoni: Che dise el nos poetas andaluses… Pozzetto: boh? Ponzoni: boh! o ancora Pozzetto che parte per la tangenziale con Ponzoni che continua a cantare in spagnolo) poi la canzone prende il largo con un Pozzetto scatenato (dammi indietro gli orecchini di mia suocera!) nei suoi nonsense apparenti.
La Cosa: canzone sul sesso e sulla sua concezione italica, scritta tipo boh, nel 1970 e ancora attualissima (del tipo che anche dal titolo si capisce che parla di quella cosa lì ma non si può dire, però si capisce che insinua).
C’è chi fa quella cosa guardando all’insù
o le mosche che giocano sull’abat-jour
c’è chi fa quella cosa pensando all’argent
chi si ispira ai sobbalzi di un treno o di un tram.
C’è chi fa quella cosa e si chiede perché
chi la fa come se fosse fatto di tek
c’è chi giusto a metà sta a rifletterci su
Non hanno verve… son sempre giù…
i senza tetto dell’amore
fanno all’amor… con su il paltò…
gli schiavi del qui non si può.
La Gallina non ne parliamo che non ho niente da scrivere, sicuramente uno dei maggiori successi del duo, dal punto di vista del cantato una delle canzoni che è rimasta di più nell’immaginario, insomma una cosa che la saltiamo per far quelli che trovano le perle nelle cose minori. Sicuramente ancora echi di The Fall, nel suo essere sardonica.
Cos’è la vita leggo su Debaser.it da dove sto copiando la recensione (lo sto facendo davvero, o meglio: ci sto provando) che come testo è stata scritta da Massimo Boldi e da Enzo Jannacci. La recensione di Debaser è questa qui: Boldi (si proprio lui, prima che il cervello gli si spappolasse per eccesso di “Vanzinina”…!) E’ un’altro dei momenti topici dell’album: dopo un monologo di Pozzetto assolutamente incomprensibile su di “uno al quale volevano portare via l’orto” parte questo magnifico ritornello che fa “cos’è la vita, senza i danè…” tutto incentrato (in maniera assolutamente comica) su una serie di situazioni di povertà metropolitana, dopo il quale di nuovo ritorna il monologo intramezzato dalla frase-tormentone “Manon lo so!” e ancora il ritornello… Una gioia questo brano! Tutto da ascoltare!.
Facciamo così, mettiamoci il link su youtube perchè in questo caso bisogna solo che rinunciare a scrivere e lasciare parlare il genio dell’artista:
A me mi piace il mare è la versione balneare o balearic se si vuole, del Ragazzo Di Campagna: un dissing a Milano fatto da milanesi doc, anzi, per esser più precisi: un dissing del provincialismo milanese e allo stesso tempo una dichiarazione d’amore a Milano (ma non ai milanesi della Milano Da Bere che avrebbe spazzato via anche la scuola del Derby):
A Genova ho incontrato un signore
che con un giro di parole
mi ha fatto capire che a Genova c’è il mare.
Il mare l’abbiamo avuto anche a noi a Milano,
tutto cosparso del suo bel ondeggìo che esso c’ha dentro,
esso andava da Porta Lodovica fino in via Farini,
via Torino tutto un scoglio,
che c’è ancora il pesce adesso in via Spadari.
Poi sono arrivati i tedeschi
e hanno spaccato su tutto… c’è rimasto l’idroscalo
che c’è ancora la gente abbronzata adesso.
Chiude Canzone Intelligente: già per il fatto che cita gli Shocking Blue (“che farà ballar, che farà cantar…) , coverizzati dai Nirvana, potrebbe già mandare a casa tutti. Aggiungiamoci poi la profetica critica alla logica lib delle majors ( la casa discografica adiacente veste il cantante come un deficiente lo lancia sul mercato sottostante) e come abbiamo accennato all’inizio soprattutto alla logica lab del cantautorato impegnato che negli anni 70 ha fatto più danni dell’eroina e che continua a far danni nel 2014 ed ecco servita la pietra miliare.
Insomma per concludere: Cochi e Renato già 40 anni fa ci indicavano una terza via che mai è stata praticata e praticabile in Italia. Rimangono non già inascoltati, ma ascoltati in maniera distratta, superficiale, riduzionista. In Italia tutto deve essere buttato in commedia farsesca d’altronde:
Per me è finita
sto già pensando ad altro
Bel post. Bravo.
IN tutto questo consiglio anche l’ascolto di quattro dischi di Jannacci usciti negli anni 70 per Ultima Spiaggia EPICI ma ben poco cagati negli anni a venire
(anche perché fino a due anni fa presenti solo in vinile e mai in cd o digitale)
# 1975 Quelli che…
# 1976 O vivere o ridere
# 1977 Secondo te… che gusto c’è?
# 1979 Foto ricordo
Cos’è la vita è un rimando diretto a canzoni di quel tipo.
Da ascoltare.
M’hai fatto venir voglia di tornare alla Coop dopo anni (sono uno di quelli che hanno abbracciato il Lidl) per vedere se trovo ‘sto cd. Già che ci sono guardo se c’è ancora il curry nel vasetto di plastica col tappo blu, era buono e costava poco.
A Ferrara si trova ancora!