C’è che questo pezzo ha un titolo che assomiglia ad un dissing solo perchè lo si trova su Bastonate e invece non è così. Quando scrivo qui mi piace che ogni parte del pezzo abbia una storia a sè e che non si capisca un cazzo o comunque poco e che usando un sacco di congiunzioni senza pause ci si costringa a rileggere per sottolineare il fatto che abbia citato una rubrica di Blow Up. Una rubrica che ho vissuto con un sano spirito di separazione Coreana dove io stavo da una parte a guardare l’altra col binocolo, a distanza di tiro, stando bene attento che quello che ci stava scritto non sconfinasse in qualcosa che interessasse anche me, perchè avrebbe significato che avevo gusti simili ad Enver e non potevo permettermelo o non volevo farlo. Ad Enver voglio bene, fa parte di quella schiera di gente che s’è fatta innegabilmente il culo per la musica e di quel mondo di critica musicale da trincea che in pochi anni-internet (unità di misura integrabile e non discutibile, vaffanculo) ha ceduto alla LOAL-CRITIQUE coi fotomontaggi, le scoregge e le robe in dialetto. Enver ha compiuto 40 anni e gli faccio gli auguri così.
Il pezzo vero però parte dal calembour che è la figura retorica più ricorrente nel punk col cantato in italiano, ma che funziona solo se sai scrivere bene, talmente bene che rallentando la base e girando tutto in funk con l’eloquenza che ti ritrovi potresti tranquillamente essere un rapper con della credibilità. E i Chambers sono il gruppo che su questo ci ha costruito due dischi tanto spessi quanto -ma forse è una mia impressione- sottovalutati rispetto agli altri cavalli sudati del maneggio To Lose La Track e non va bene per un cazzo. Perchè Colpi Scapoli, che se lo passi con il microscopio e il monocolo del rompicoglioni è un disco fatto da tre pezzi nuovi (con video in pineta), i tre pezzi dello split coi DOAK, due cover e un remix, viene fuori che funziona bene, ma proprio un pick’n’roll tra Curry e Bogut. Cioè, ci sono i mantra da cantare e scrittura a parte vorrei sottolineare che quel cantato e quella voce lì sono attualmente nel top 5 del punk che gira adesso, ma l’ho scritto già da qualche parte ai tempi de La Mano Sinistra o forse no, comunque la vedo così. Il materiale nuovo perde l’ironia al gusto di terra bagnata in bocca del disco precedente e scende nell’imbarazzante e azzoppante mondo dei rapporti umani, almeno così mi pare di capire, senza nostalgia o foto dal passato però. Menzione d’onore al remix a mano di FOSU/Voodoo che merita di essere rivenduto ai DJ set estivi non scacciafiga.
L’altra cosa pregevole in giro sta maturando nelle tasche e nelle corde di Cris dei Marnero che insieme all’amico Nicola alla batteria ha buttato lì un piccolo teaser di 5 pezzi stoner da testa nella sabbia e nella merda, manierismo di quelli belli per davvero. Il progetto Hyperwulff promette bene e si sa solo che verrà stampato in copie esclusivissime con artwork ad opera di SoloMacello, intanto direi che è bene fare girare bene i pezzi che ci sono già senza fare domande o pippe su come sarà il disco vero e altre segate. Sulla strada dei Sam Gopal drogatissimi in un passato distopico con Lemmy che finisce a suonare coi Melvins. Gusto e dolore, marci al punto giusto.
Non ho letto niente in giro su questo momento brufoli e amarcord da quattro pezzi, arrivo tardi? Non arrivo per un cazzo? Non lo so, comunque mi si sono accorciati i pantaloni fino al ginocchio e m’è venuta voglia di maglietta dei Mineral/Jets To Brazil/The Promise Ring. Revolushhhh è un ripasso che i Low Standards, High Fives fanno ricominciando da un qualcos’altro definibile come “voglia di suonare” vera, il passato c’è ma si vede solo dal finestrino, il resto si suona e basta. Ripassare, raccontare quel periodo e quel genere là però ricominciando e basta, senza nostalgia. Esce in CD cartonato per i ragazzi di Flying Kids Records, che per me ci hanno visto giusto e col cuore in mano anche a sto giro. Mi piacerebbe vederli dal vivo, mi impegno a vederli dal vivo. Sunny Day Real San Salvario.
Questo split tra gli olandesi Dead Neanderthals e i trentini (ma che, davero?) Kuru me l’hanno fatto trovare sepolto tra i coltelli a serramanico e i cilum in finta-argilla-ma-vera-bava-e-sabbia delle bancherelle dei finti africani che in realtà sono filippini camuffati, previa email arrivatemi da alte sfere. Ho ascoltato e apprezzando, essendo io fan degli In Zaire e di tutti quelli che cercano di imitarli e di proseguire la dinastia di afro morte per drogamento. Vinile limitatissimo, rarità di cui vantarsi. Esce in Italia per Strom Records la prossima settimana tipo.
A quello degli Hypercosi ci avevo buttato un occhio e mi aveva incuriosito, ora che so che c’entrano più o meno i Marnero è automaticamente disco più atteso dell’anno.
piuttosto che stare attento a cosa scrivevo io per non farsi piacere le cose, starei attento a non cominciare a scrivere come C*porosso.
” almeno così mi pare di capire” in una recensione è una boccata d’ossigeno in un internet fatto di recensionatori pomposi del cazzo.
Ti ringrazio