Da quando ha fatto il disco con The Thing per me era prioritario tornare addosso a Neneh Cherry, la quale prima di allora conoscevo sì e no per una manciata di singoli tra cui quella incredibile con Yossou’n’Dour, che quando uscì la passavano sempre per radio e siccome gli speaker radiofonici parlano in modo stiloso io pensavo che lei si chiamasse Irene Cherry. Insomma esce il disco suo solista prodotto da Four Tet e io mi prendo benissimo, inizio a schiumare alla notizia, al secondo ascolto mi dico “disco del decennio”. Seguono altri ascolti, verso il quinto inizio ad annoiarmi e sostenere che è un discone epico per puro principio. A un certo punto mi rompo il cazzo del puro principio e lo lascio dove sta. Ora sto messo che insomma, piuttosto che riascoltarlo per intero mi faccio lapidare. Nella speranza di capirci qualcosa, i primi due-tre pezzi sono comunque una gran storia tesa.
Tipica curva di assimilazione del Disco che Aspettavi un Casino, presto uscirai dal down e ti accorgerai di quant’è ganzo. Io riesco persino a gasarmi per il pezzo con Robyn.
Ma sai che a me ha rotto le palle da subito e mi vergognavo ad ammetterlo? non lo so boh, peccato
Adesso cmq l’hype dischi-pallosi-che-piacciono a tutti si sposta su Damon Albarn, ci scommetto un nichelino