Sbattere sul palco un vecchio sciancato, esausto, prosciugato da una vita di bassa manovalanza, a malapena in grado di biascicare canzoni che solo per sudafricani un tempo oppressi (ma quelli dalla memoria particolarmente lunga) possono avere un senso che vada oltre il freak show, è qualcosa che al tempo stesso ridefinisce il concetto di circonvenzione di incapace e rappresenta con nitore agghiacciante il punto di non ritorno della retromania insensata e crudele e del karaoke senza scrupoli per morti dentro. Comunque fissa lo standard del livello di etica e moralità alla base delle scelte di chi per mestiere organizza concerti oggi.
Dai, gli servono i soldi, alla gente piace sta storia e vogliono esserne parte dandogli appunto soldi. Che problema ci sarebbe?
nessuno, se “the atrocity exhibition” per te è un pezzo condivisibile. che sia chiaro: io pure prenderei i soldi dopo aver fatto il carpentiere per tutta la vita, e di corsa. non è questo il punto.