
VIA
Ne avevo parlato sentendone un minuto e un po’ ci avevo pure creduto: un disco di cover di canzoni italiane realizzate dalla non così talentuosa Roisin Murphy, una specie di informale vittoria della nostra Grande Nazione nel pop internazionale, che poi ci bistrattano tutti. Come ti senti? BISTRATTATO. Ho sentito il disco in questo momento, in streaming su Rolling Stone: al primo passaggio suona come un’inenarrabile ciofeca, una raccolta di canzoncine tra l’imbarazzante e il palesemente offensivo cariche di elettronica finto-colta o finto-cheap in cui Roisin Murphy si permette una performance vocale che gli originali gridano sangue e vendetta (e sia chiaro che io di questa roba non sono un purista). Poi si può parlare di sovrastrutture, di ricontestualizzazioni, di traguardi ideologici e quel che volete, ma se un disco così fosse stato realizzato da una qualsiasi artista italiana in tutto il range che va da Elisa alla Pausini a Levante o Majirelle o dio solo sa chi altri, probabilmente avremmo voluto prendere l’autrice a rasoiate in faccia. E non scoprirò mai come suona al secondo passaggio.
STOP