Partono le prime note e di colpo tutto quel che è successo dalla chiusura di AmRep in poi (tolte le eccezioni di cui sopra) si svela per quello che è: qualcosa di sbagliato, inutile, non necessario. Ricordi irrilevanti. Un errore. Cancellare tutto e ripartire da allora.
I Lleroy hanno reso plausibile questa ucronia; per chi è rimasto con la testa nel 1998, il paradiso. Occupational Hazard uscito da poco, i Vaz mai nati (non ce n’era bisogno, l’altra band è ancora attiva), Tom Hazelmyer sulla traccia (con l’apparato che ne consegue, l’immaginario, i deliri grafici di cui è creatore e portatore, tutto allo stesso posto). Ogni pezzo è come sbattere ripetutamente la testa contro uno spigolo molto acuminato. Le chitarre sono lame nella carne, il basso una colata di cemento implacabile come la morte, la voce mostrificata oltre il grado massimo di molestia, il batterista una piovra. Insieme, un carrarmato. Lo spirito degli Hammerhead, dei Cosmic Psychos, dei Janitor Joe, rivive inalterato nei Lleroy.
Eh sì, dischetto piacevole. Ne avevo avuto la dritta via RadioMolotov e mi aveva convinta la recensione di SentireAscoltare.
Riguardo Lloro concordo con voi tutti.