I primi di marzo del 2014 un amico mi chiede se sono disposto a scrivere un pezzo per un magazine femminile online, roba per ragazzine. Vorrebbero realizzare una cosa per la festa della donna, blogger ospiti eccetera, c’è qualche soldo. Gli dico “beh sì certo” (sono una puttana) e inizio a pensare a cosa cazzo potrei scrivere io per una rivista tipo Cioè. Lui mi dice “ok, ti do conferma se puoi partire”. Una volta Peter Steele fece un servizio fotografico col cazzo fuori. Lascio fuori stupri omicidi ed Entombed, inizio a pensare a una cosa tipo “il grindgore spiegato alle ragazzine”, mi sento gesù cristo per un secondo, abbandono e decido di mettere insieme una lista delle dieci batteriste donna che preferisco. Dopo quattro ore il mio amico mi chiama per dirmi che la cosa non si farà, ma io ho già il pezzo sostanzialmente pronto. Il fatto che tutti nel 2014 stiano facendo liste mi impedisce di fare una lista delle mie batteriste preferite e metterla su Bastonate, quindi il pezzo non vedrà mai la luce.
Le mie batteriste preferite? Al primo posto, sorpresone, Katherina Bornefeld. Poi ci sono Yoshimi, Amy Farina, Meg White e tutta questa gente qui. Non sono un fan dei o degli White Stripes, è che mi piace il modo in cui suona dritta e composta ed essenziale. Dicevo, tra le dieci batteriste ne infilo anche una di qua vicino a dove vivo. Si chiama Barbara e suonava in un gruppo punk-pop chiamato Lemeleagre, quella roba teenage-esistenzialista in italiano da cui in linea di principio sto lontano un chilometro e mezzo. Anche nel loro caso starei stato felice di stare lontano, ma quando suonavano dal vivo lei menava come uno di quelli che fanno i ferri ai cavalli.
(“menare come un maniscalco” fa un po’ troppo Ondarock, “menare come un fabbro” lo uso troppo spesso)
(suonava molto forte)
Non la conosco ma è tra i miei contatti Facebook, ha lo stesso cognome di mia mamma ma dubito che sia mia parente. Ho sentito che Lemeleagre non suonano più, le chiedo se suona con qualcun altro, sai, sto facendo un pezzo. Mentre glielo chiedo non so ancora che il pezzo è già morto e sepolto. Lei mi dice che sì, suona ancora, s’è ritrovata con una ragazza che suonava nelLemeleagre o nelle Lemeleagre o nei Lemeleagre, ma non mi può dire molto perché per ora non stanno ancora facendo concerti o cose, in realtà non hanno nemmeno un nome.
Qualche tempo dopo Barbara è LA TIGRE, cioè la batterista di un gruppo chitarra/batteria che si chiama IO E LA TIGRE. IO è la tizia che suona la chitarra, anche lei ex-Lemeleagre. Non la conosco. Hanno registrato cinque pezzi con Andrea Cola, un tizio di Cesena di cui non s’è quasi mai sentito parlare e che se i giornalisti musicali avessero un briciolo di competenza musicale avrebbero annoverato da anni tra i migliori autori pop italiani in attività
(non sto rosicando, è una cosa vera che sto dicendo, andatevelo a cercare)
e basta, ho perso il filo. Il disco è in streaming su Rockit, cinque pezzi facili facili, probabilmente scritti per suonare come una versione scarna di cose quasi-rock femminili tipo Maria Antonietta o Carmen Consoli. Ogni tanto entrano dei violini, poi la chitarra s’ingrossa e li caccia via e la cassa fa BAM BAM BAM BAM e suona come quando batte un cuore e quando cantano il ritornello la voce che non infila tutte le note alla perfezione. In quei momenti lì uno come me s’innamora e pensa “sleater kinney”. Viene spontaneo.
Barbara suona con una maschera da tigre, hanno fatto anche un video. Ogni tanto mi scrive e mi invita a vederle a qualche concerto a cui, quasi sicuramente, non andrò. La vita, delle volte. Il disco è in streaming su Rockit, e in questi giorni non sto ascoltando altro. Grossomodo.
One thought on “IO E LA TIGRE”