CE LO CHIEDE L’EUROPA: Il disco nuovo di Kele, che risponde al nome di Trick e mi è stato passato via Dropbox dal cittadino Alessandro Di Battista

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Anna Magni

Non l’ho mai detto in giro – perché sono sempre restio (anzi, Restivo) a scrivere di cose appartenenti alla mia sfera privata – però diciamolo: nel 1997 ho fatto la visita di leva con Alessandro Di Battista alla Caserma Minghetti di Bologna. Ultimi anni di leva obbligatoria, i cosiddetti “due giorni” nei quali ti controllavano con attenzione il glande e ti mandavano dallo psicologo, due palle così ma alla fine una bella esperienza formativa – però non è questo il punto, il punto è che con Alessandro Di Battista è nata una bella amicizia che dura ancora adesso che siamo nel 2014 e lui è Onorevole (scrivo Onorevole anche se preferisce venir chiamato cittadino, lo faccio perché così si incazza e vien fuori il Dibba migliore) mentre io sono un normale cittadino con normale senso civico e nessuna voglia di indignarmi in quanto il mio portafoglio è a sinistra mentre il mio cuore è a destra. Ci sentiamo spesso e sono contento che abbia raggiunto i traguardi che merita, è una bella persona.

Dicevo, ho conosciuto Di Battista alla visita di leva. Per la precisione l’ho conosciuto mentre eravamo entrambi in coda per fare il test di Rorschach (quel test con le macchie che ti mandavano a fare se al questionario dello psicologo rispondevi che ti piacevano i fiori oppure se dicevi di sentire le voci – insomma, se avevi gusti bizzarri o abitudini strane eri matematicamente sicuro che ti sarebbe toccato il test in cui dovevi dire cosa rappresentavano per te certe macchie all’apparenza informi) ed abbiamo subito iniziato a parlare di musica e affini. Di Battista all’epoca aveva i capelli lunghi e la maglietta dei Deicide, mentre io come tutti avevo i Nofx nel walkman e la maglietta di Undisputed Attitude degli Slayer (il mio portafoglio è a sinistra mentre il mio cuore è a destra, repetita juvant); abbiamo subito legato perché eravamo una coppia di disadattati che hanno terminato la due giorni di visite condividendo una Moretti calda da 66cl. Ah la ribellione, ah il buon vecchio Baffo Moretti con un nuovo amico, ah il fatto che lui è stato riformato ed io no, ah la tauromachia – e poi dal 1997 ad oggi gli anni sono passati veloci, stan correndo via come macchine impazzite ma il Dibba è sempre un amico e qualche giorno fa mi ha passato via Dropbox il promo del disco nuovo di Kele.

“Kele chi?”, direbbe il buon Matteo Renzi – Kele Okereke, (ex) cantante dei Bloc Party (un primo disco uscito nel lontano 2005 molto buono ed assolutamente figlio di quell’annata, un secondo disco un po’ mh, un terzo disco talmente imbarazzante che ogni tanto ci rido ancora, un quarto disco che pare suonato a caso ed invece ci son tante idee e pare il disco di una band che ha deciso di giocarsi il tutto per tutto mandando in vacca ciò che fin lì è stato fatto – parlerei dei Bloc Party in maniera più esaustiva ma non è questo il momento perché sono esausto dopo aver aperto questa parentesi lunghissima). Punto e a capo, ho perso il filo e devo ricominciare da zero.

 

“Kele chi?”, direbbe il buon Matteo Renzi – Kele Okereke, (ex) cantante dei Bloc Party che ha tentato / sta tentando una carriera solista talmente improbabile da risultare azzeccatissima nonché figlia di questi tempi fatti di Inghilterra, talent show, talenti sprecati, non-talenti abusati e carriere effimere che durano – boh – lo spazio di un singolo programmato ossessivamente in radio e poi puf! svanito in quel nulla chiamato dimenticatoio. Kele è un eroe: non ha particolare talento nello scrivere canzoni, ha una voce abbastanza anonima, conosce tre linee vocali e le utilizza per quattro dischi (ha al suo attivo pure una collaborazione con Martin Solveig, la linea vocale di Ready 2 Go era ovviamente uguale a tutte le altre di Kele), vorrebbe essere gli U2 o i Radiohead, è tragicamente legnoso sul palco ed a quanto pare è pure uno stronzo con i compagni di band. Come non volergli tantisimo bene?

 

Il disco che mi ha passato il grande Dibba via Dropbox si chiama Trick ed ha una copertina orrenda (ho addirittura scambiato Kele per Mario Balotelli, sarà per il taglio di capelli oppure per il rosso Liverpool che fa da sfondo). Provo e riprovo ad ascoltarlo ma non riesco a farmi una vera opinione in merito (segno che Trick è inoffensivo come un soprammobile, dove lo metti sta e non lascia traccia alcuna), ed a questo punto copiaincollo a caso frasi/brandelli di una chat avuta con Dibba Smith via Whatsapp alle tre di notte, quando l’Italia che Lavora e Produce sta dormendo in attesa di un’altra giornata di lavoro e produzione mentre noi raccomandati dalla Ka$ta sprechiamo tempo a parlare del disco nuovo di Kele. Ovviamente, il copiaincolla è stato autorizzato dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle con regolare votazione online al quale ho partecipato pure io utilizzando la password di Paola Taverna Ottavo Colle. Le opinioni sono quelle di Alessandro Di Battista ed io le sottoscrivo a prescindere, la password l’ho usata illegalmente. Il resto mancia.

“Questo disco fa cagare in modo SABBIOSO, anzi no. È un bel disco solo che scorre via come l’acqua della doccia quando alle tre di notte torni a casa ubriaco fradicio e ti devi docciare per ripigliarti. Finito tutto non ti ricordi più nulla”

“Prendi la traccia numero due, Coasting. Burial potrebbe denunciare Kele per plagio di Archangel, poi parte il cantato, parte la linea vocale alla Bloc Party uguale a tutte le altre e allora Burial mosso a compassione non denuncia nulla. Non si può denunciare chi non ce la fa”

“Disco prevedibile eppure imprevedibile. Ti saresti aspettato una roba maranza cassa dritta e pedalare, invece è arrivata elettronica tipo sedativo – la classica cosa che la ascolti per la prima volta e sai già dove andrà a parare”

“Dubstep, prima che Skrillex snaturasse il termine rendendola una cosa per anabolizzati”

“Ricorda certi episodi più soft degli Hercules and Love Affair, con i quali tra l’altro Kele in passato ha collaborato (sul loro penultimo disco, mi pare… non vado nemmeno a cercare perché non ne vale la pena). Ovviamente la sua linea vocale era uguale alle altre, tutto torna”

“Arrivare alla fine è una faticaccia, anche se non puoi di certo dire che Trick sia un brutto disco. Non è brutto, forse non è un disco. Magari non esiste nemmeno”

“Musica per dormire”

“Musica da tinello, tanto per citare Sandro Pertini

“Una volta ho visto i Klaxons con i Mojomatics di spalla. Un paio di settimane prima avevo visto i Bloc Party con i Biffy Clyro di spalla. Ecco, era il 2007 e c’era gente che andava ai concerti solo perché aveva un blog su cui recensirli. Mai scegliere un gruppo spalla più bravo di te. C’entra un cazzo ma bisognava dirlo”

“Se Voice Of Italy l’ha vinto una suora a questo giro Kele potrebbe anche farcela a diventare uno che conta”

“Ce la fai a fare una recensione del disco di Suor Cristina quando esce?”

“È uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare”

“Buonissima produzione, bei suoni per un genere che ad esser buoni nel 2010 aveva già detto tutto. Tra l’altro, se penso al 2010 mi paiono passati quindici anni”

“Ti sembra di sentire sempre la stessa traccia, a parte i gli interventi di cantanti donne che paiono messi lí più per comunicare sensibilità che altro”

“Davvero, avrei preferito vedere Kele alle prese con roba grassa tipo Swedish House Mafia. O magari un disco di überpop alla Michael Jackson

“A proposito, quando è morto Michael Jackson? Paiono passati vent’anni, ormai ha fatto più dischi da morto che da vivo”

“Come suonerebbe Kele prodotto da Roger Sanchez? ”

Another Chance di Roger Sanchez che creava atmosfera senza vergognarsi di campionare i Toto. Quasi quasi stoppo tutto e me la riascolto”

“Se penso al fatto che Gino Paoli con soli cinque anni di contributi da parlamentare percepisce una pensione da 2199 euro mi viene di botto da rivalutare tutte le linee vocali di Kele. E pure Intimacy, il terzo ridicolo disco dei Bloc Party. Ecco, ho pensato a quel disco e sto ridendo da solo. Per calmarmi dovrò pensare a Gino Paoli che difende a spada tratta la Siae in quanto ne è il presidente”

“Per me stanotte, in questo preciso istante, mi hanno aperto ancora una volta la macchina. Per me sono stati quei presunti-pusher nigeriani che girano in bici tutto il giorno”

“Razzista del cazzo. Lo sai che anche Kele è di origini nigeriane? ”

“Sì, ma non andiamo fuori tema”

“Ti svelo un segreto: sono io quello che arriva su Bastonate scrivendo ‘Coal Chamber Bastonate’ come chiave di ricerca”

“Il problema di Trick è che mancano i ritornelli memorabili. Se concepisci un disco del genere ti servono dei ritornelli da poter cantare sotto la doccia, dai”

“Silver and Gold ti illude di essere un pezzone da botta – tipo house primi anni novanta stirata e dilatata, quasi i KLF in versione subacquea – poi viene immediatamente ucciso dal ritornello. Però non è male davvero, l’unico suo problema è che non rispetta le premesse. Fosse tutto come i primi trenta secondi sarebbe capolavoro”

“Se voglio rimanere più o meno sul genere tanto vale andare sul sicuro ed ascoltare Mexico dei GusGus o Racine Carrèe di Stromae. O addirittura New Eyes dei Clean Bandit

“In definitiva, visto il periodo di vacche magre che ci troviamo nostro malgrado a vivere, quasi quasi io Trick lo promuoverei”

“Boh”

“Forse il brano più convincente del lotto è Stay the Night, che chiude il disco. Convincente perché cerca e trova l’altmosfera e trasmette intimità e calore, non perché chiude il disco – sia chiaro”

“Vado a letto, si è fatto tardi e domani a differenza di te io lavoro. Buonanotte e buone botte”

Mi fermo qui, anche se potrei andare avanti ancora copiaincollando particolari scottanti tipo foto di donne nude, commenti da caserma, battute su Renzi, gossip su Grillo e Casaleggio, ricordi & suggestioni della visita di leva, il Dibba che è sempre un grandissimo, il nuovo degli Electric Six che è una bomba ma non mi pare il caso di andare avanti e stop, ora!

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