Bastonate a Margine: VASCO ROSSI detto IL KOM visto con gli occhi di due che hanno ascoltato il suo ultimo disco in its entirety

Bastonate a Margine è un allegro siparietto nel quale il blog bastonate (nella persona del tenutario Francesco Farabegoli) e il blog amargine (nella persona del tenutario Paolo Madeddu) si riuniscono per parlare di cose, mettendovi a parte di tutto ciò.

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MAD: Forza, il KOM.

FAR: Inizio io con una domanda. Hai letto il pezzo di Monina che parte da una dichiarazione del Blasco contro i talent (a caso) e si scaglia contro l’indie? Secondo te ci meritiamo di leggere pezzi del genere la mattina prima di fare merenda?

MAD: Mi duole spandere alterigia, però non leggo il Fatto, e in generale per farmi leggere un articolo di musica su un quotidiano italiano, deve essere scritto da qualcuno che tende a scrivere cose interessanti. Mi stai dicendo che il nostro approccio al KOM pare da un articolo altrui? Non riesco a crederci, che ne è stato di noi? Forse eravamo stupidi però adesso siamo cosa, che cosa che?

FAR: Era un punto di partenza purchessia, scegline uno tu semmai. Se vuoi ti racconto qualcosa della diga di Ridracoli, il posto dove è stato girato il video del singolo. Sta qui vicino a me. Oppure vai tu: hai mai intervistato IL BLASCO? perché ora lo chiamiamo IL KOM e non più IL BLASCO?

MAD: Dunque, ci sono tre possibili punti di cui volendo potresti chiedermi conto.

1. L’ho intervistato sicuramente una volta, forse anche altre ma non ricordo, perché per me è importante la prima volta, con tutti: dopo la prima, la mia curiosità diminuisce, forse perché non sono così professionista, e comunque sicuramente (cliché in arrivo) non voglio diventare amico dei cantanti, posto che non è possibile né giusto. Cosa abbiamo da dirci, io e loro?

2. C’è stato un tempo in cui Vasco per me era realmente importante. Ero diverso io, ma anche lui, ma anche questo Paese.

3. Vasco diventa il KOM per decisione dei suoi fan, che prendono il controllo su di lui: nel momento in cui diventa straordinariamente bolso, subentra una nuova genìa di suoi tifosi qualitativamente diversa, assolutista, meno affettuosamente disincantata rispetto a quanti erano a San Siro nel 1990. A me la cosa ricorda in qualche modo la seconda parte della Elvismania, quando Elvis era francamente superato dai tempi e parodia di se stesso, e venerato da quelli che non avevano colto il suo stesso messaggio. Ma naturalmente, parlo per me: c’è gente per cui è ancora in grado di scrivere versi straordinari,

ovviamente in mezzo… a un “tourbillon”, di punteggiatura!!!!

My own private Vasco finisce con Sally, la canzone più tatuata d’Italia. Per me quel pezzo, ma soprattutto quel ritornello, potrebbe averlo scritto Renato Zero, ha la stessa vacua poesia poeteggiante che ottieni mescolando termini ad alto potenziale come “vita”, “volare”, “follia”; un po’ quello che succede con “Ho guardato dentro a un’emozione ed ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore”. C’è a chi piace. Ma c’è chi dice no. Non è una canzone per me.

FAR: Ma è che noi ci distinguiamo dal luogo comune, Pau. Sally comunque tra le peggiori canzoni di sempre, intendo soprattutto quella del FABER, ma anche quella di Vasco. A pensarci bene c’è un motivo per cui Vasco potrebbe odiare l’indie italiano, ed è che ora se mi dicono Vasco penso spesso alLe Luci Della Centrale Elettrica. Esiste una Sally di De Andrè, giusto? Mi pare stia dentro a Rimini, e come tutte le cose che stanno dentro a Rimini fa schifo, pensa solo alL’Altro Mondo Studios. Sally, che è il modo amichevole in cui chiamo Sallusti. “Tra i testi più belli e veri di sempre”, disse qualcuno. La canzone dice “sono lontani quei momenti quando uno sguardo provocava turbamenti quando la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole”. Qualcuno fa le pippe ai Fine Before You Came (in my mouth), ti rendi conto? Vasco comunque a occhio mi dà l’idea del tipo da intervista telefonica con la segretaria che ti chiama e dice “parlo con PAU MAU? Ho il signor Rossi sull’altra linea” poi ti passa la linea è lui sta dicendo qualcosa di casuale a qualcuno che è nella stanza con lui, tipo “cervello”. Mi sbaglio?

MAD: Che casino e quante domande, sai che sembri lui? Nella fase “Quando c’ho il mal di sto-ma-coh, con chi dovrei condi-vi-der-lo? Ce l’ho io, mica te, no?” Dai, stammi sul pezzo. Dimmi, tu, sì, TU, che della critica indie sei la coscienza limpida: che valore dai a Vasco nella musica – non nell’immaginario. Che da quello, Iddio ce ne scampi.

FAR: Sto iniziando a sentire adesso adesso il disco nuovo. Dopo due pezzi la componente musicale è davvero una cosa che lascia a bocca aperta. Una cosa che forse non sai di me è che sono un grosso fan di metal, storicamente. Thrash/grindcore e derivati, più che altro, ma da ventiduenne passavo il tempo nei forum metal e la cosa era weird. Una volta, era credo il forum di metal it, qualcuno mise in dubbio che nella canzone Another Life di tali Skylark, un gruppo epic metal italiano, ci fosse una stecca durante l’assolo di basso. Ok, in questa discussione arrivarono fondamentalmente tutti i mammasantissima della scena power/epic/hollywood metal italiana, perlopiù allo scopo di regolare i conti sulle storie che avevano in sospeso. Iniziarono ad accusarsi di cose tipo “Ma che ne sai tu di scala temperata, dai, nel ’97 andavi in giro ad appendere i manifesti della cover band degli U2”, e simili. Ecco, musicalmente il Vasco Rossi odierno è quella cosa specifica lì, il power metal peggiore unito al peggior cantautorato pop italico. Poi, “musicalmente e non come immaginario” è un cul de sac, comunque. Dal punto di vista della musica, recuperare un certo tipo di sonorità è un’operazione più o meno identica da quella alla base di Random Access Memories, con la differenza che Vasco Rossi non è un genio e i Daft Punk sì (questa caratteristica forse va a favore di Vasco, non a caso l’attacco di Sono innocente brilla per l’assenza di spocchia nonostante il testo sia una specie di Sucker per semprevirata rock). Davvero, ho già smesso di sentirlo ma si sta timidamente ingigantendo nella mia testa, probabilmente l’unica vera espressione di libertà musicale che ho ascoltato recentemente (ascolto i dischi sbagliati). Vagamente simile al tardo Grignani ma non così costretto dal formato. Volevi sapere questo?

MAD: Ho aspettato 24 ore prima di risponderti sperando che nel frattempo avessi sentito gli altri settecentocinquantadue pezzi e rettificassi la sentenza che hai già proclamato socialmente, ovvero DiscoDell’Anno. Ma vedo che hai già scritto otto articoli nel frattempo, quindi forse non hai trovato il tempo per arrivare al cuore di tenebra di Sono innocente, l’orrore (l’orrore!) di Aspettami, di Accidenti come sei bella, degli shabadabada geriatrici de L’uomo più semplice e Cambiamenti, pezzi la cui vocazione è andare incontro al pubblico di Maria De Filippi ma con l’ammiccare del vecchio lupo rock, in modo che su Canale 5 ci si possa far vanto di aver trasgredito (trasgredito!). La spruzzatina di metallo in una minoranza di brani è in linea con questa linea tutta ad usum delphini. I pezzi peggiori sono quelli firmati con Roberto Casini; la canzone migliore, Come vorrei, è l’unica cofirmata con Tullio Ferro (l’uomo di Vita spericolata, Stupendo, Liberi liberi); sotto la media i contributi di Gaetano Curreri. In ogni caso, parlare di “album” mi è più difficile del solito, e non per la mia ostinata ostilità nei confronti del concetto: il fatto è che è evidente che queste canzoni sono state scritte in fasi diversissime della vita di Vasco, in vari stati di lucidità musicale e mentale.

Però ora che ci siamo sfogati tutti e due, parliamo dell’entità Vasco, vuoi? Del KOM ma anche del suo assurgere a Genius Loci: credo che agli stranieri faccia l’effetto che a noi fanno Udo Lindenberg o Johnny Halliday, fenomeni radicatissimi ma a loro modo iniziatici, preclusi a una comprensione. E non è così ovvio: ricordo per esempio che Zucchero, ai suoi tempi di massima esposizione, risultava più facilmente assimilabile per gli stranieri che frequentavo, e non solo per il suo grado di emulazione di modelli conosciutissimi (perché allora, che dire della quantità di riff loureediani che Vasco e i suoi chitarristi hanno fatto propri?) (in seguito, Zucchero ha fatto l’errore di cercare fortune in angloamerica, ma si sa che per quelli qualunque cosa provenga dal pezzente resto del pianeta, da Paolo Conte a Sakamoto, è world music da irridere).

FAR: Dal punto di vista narrativo Vasco Rossi è fondamentalmente un personaggio di Ellroy. Uno di quegli antieroi involontari con le mani in pasta dappertutto, dei quali ripercorrere a ritroso la vita e la carriera è uno dei pochi modi sensati di raccontare con un briciolo di coerenza l’Italia degli ultimi venti o trent’anni; considerato il grado di stordimento politico in cui siamo immersi, ha senso che la sua chiave di lettura più popolare sia un tizio di Zocca che ha passato due o tre decenni a non rendersi conto di nulla. Il fatto di chiedergli un’opinione su un argomento qualsiasi, ivi compresa la musica che fa, è fondamentalmente una forma di sadismo nei suoi confronti (la rubrica che teneva in fondo ad XL di Repubblica è piuttosto emblematica) e/o la materia di cui son fatti i sogni dei troll, tanto per dire. Io ho una gran paura dei personaggi alla Vasco Rossi, gli ultimi, diciamo così: internet mi ha insegnato che anche il peggio idiota prima o poi dichiarerà qualcosa di non così idiota in pubblico e darà voce al nostro malessere, o cose simili. Tipo Gianni Morandi su FB adesso. Io stesso ho preso i risvolti ass-metal, che sono molto meno isolati di quello che vuoi dare a intendere, come una specie di standard programmatico. Tipo LULU di Lou Reed/Metallica, quel grado di sovrinterpretazione ostile e caciarona. Si inizia così, si continua andando a ripescare le cose del disco precedente tipo Manifesto Futurista etc etc e si ricomincia daccapo tutto un paradigma contemporaneo, basato sul fatto che IL KOM è il NUMERO UNO. Da questo punto di vista certe caciarate tipo il video girato alla diga di Ridracoli (contro la quale non ho davvero nulla, sia chiaro, anzi essendo quella da dove viene l’acqua che uso in casa mia spero che leggano il mio endorsement e mi regalino le forniture) finiscono per remare contro.

MAD: Per me il KOM e Vasco Rossi sono due persone diverse, forse Vasco Rossi è morto e i Beatles lo avevano previsto, lasciandoci degli indizi sulla copertina di Abbey Road. Sai che due anni fa tutti i giornali erano in allerta per celebrarne commossi la dipartita? Un giornale che non nomino mi aveva chiesto di tenermi pronto per realizzare un inserto speciale dedicato al grande vuoto che avrebbe lasciato. Certo, so che in te la perdita del KOM non avrebbe mai causato la prostrazione per la perdita di FABER. Eppure secondo me un pezzo come Siamo solo noi è più autentico di qualsiasi altro pezzo rock italiano degli ultimi trent’anni. Non a caso lo ha scritto quando non era ancora la rockstar italiana definitiva, probabilmente era esasperato perché non stava andando da nessuna parte. Non che oggi. Però, voglio dire, per la mia generazione Vasco è stato importante. Parecchio. Non credo che potresti capire, young man.

(se non è effettivamente morto, so esattamente quando sarebbe dovuto morire) (…prima di Sally) (1993) (“Vivere, è come un comandamento”) (e subito dopo averla incisa – bang) (pensa che botta) (altro che Imagine)

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FAR: Dalle mie parti ho avuto due o tre persone che giuravano e spergiuravano di avere un amico strettissimo che gli ha confessato in gran segreto che un loro amico medico aveva in cura il KOM, malato terminale che si sarebbe spento nel giro di qualche giorno. D’altra parte una delle persone che me l’ha confessato è stata la stessa che mi ha detto, poco dopo, che una sua amica era di servizio al Pierantoni di Forlì la notte di un mese prima in cui arrivò Biagio Antonacci con un salame dentro. Poi le ho chiesto che tipo di salame fosse (nostrano, milanese, salamella) e non me l’ha saputo dire, allora ho controllato su internet e pare che la storia fosse più vecchia di almeno due anni, AKA una leggenda metropolitana priva di fondamento. Me ne frego. Però Paolo, una cosa non posso accettarla, e cioè quando dici

“un pezzo come Siamo solo noi è più autentico di qualsiasi altro pezzo rock italiano degli ultimi trent’anni”

Insomma santo dio, cosa intendi per autentico? che effettivamente in quel periodo Vasco Rossi andava a letto la mattina presto e si svegliava con il mal di testa? E che cosa intendi per “rock”? Perchè, tanto per dire, Siamo solo noi dovrebbe essere più autentica di cose tipo L’ultimo bicchiere o Misantropo a senso unico o Dettato dei Gazebo Penguins o più o meno ogni altro pezzo a cui riesca io a pensare in questo momento?

MAD: Sì, intendo quello 🙂

E intendo anche che parlava per un sacco di gente, non per la nicchietta, e diceva in modo molto elementare delle cose che gli altri – venuti DOPO – dicono in modo forbito, elaborato, per se stessi e i loro amichetti.

Quanto a “cosa intendo per rock”, andiamo, su. Non sono cose che si chiedono realmente.

FAR: Io questa cosa dello snobismo non me la ciuccio, mi fa imbestialire. Tra l’altro il cliché dell’anti-snob è molto più radicato e fastidioso del cliché dello snob. non a caso usata a man bassa anche nell’articolo che citi. Per prima cosa io non sono amico di quasi nessun gruppo che ascolto, e poi non ascolto quasi nessun gruppo per il solo motivo di potermici relazionare in esclusiva. Io quando ascolto Vasco Rossi mi viene la schiuma nella bocca (le bollicine, l’hai capita vero sì LOLLONI) perchè ha dei testi del cazzo. ma proprio DEL CAZZO, non so spiegarmi meglio, nel senso che “qualunquista” o “abborracciato” o “generico” non descrivono la sensazione. per me ascoltare Liberi Liberi è come stare seduto sul treno senza le cuffie del walkman e di fronte a te ci c’è una quindicenne che sta facendo la live review di Siddartha a un tizio coi dreadlocks che se la vorrebbe fare e fa sì con la testa. Quindi tutto sommato i testi di Vasco Rossi sono uguali a quelli di Jovanotti, ecco.

MAD: Ma guarda che io non pensavo alla categoria rocksnob, pensavo proprio al fatto che la gente che ha fatto rock DOPO (e sottolineo DOPO) aveva una composizione socialculturale diversa, era gente che aveva letto e studiato e pensato, Ligabue e Lindo Ferretti compresi; quelli dopo ancora, si sono rivolti ai loro simili lasciando perdere del tutto il pubblicone. Mentre Vasco è il rock italiano ‘gnorante primordiale – nel senso proprio che prima non c’era, e non ci sono Area e Pfm che tengano, è il rock che arriva nella grande provincia che fuoric’èlafestadelpaesevadoafareungiro, e ci andava DAVVERO. Vasco stava nel Paese Reale senza lo stupore gnégnoso (agg., detto di chi coltiva il proprio tristo gnégné) di chi vent’anni DOPO avrebbe intitolato una propria canzone “Il paese E’ reale” (premio della critica). Comunque le tue ultime tre righe sono snob, fattene una ragione – dehehihohu.

FAR: Non so se funziona accusarmi di snobismo e nelle stesse cinque righe tirare fuori Manuel Agnelli per giustificarmi Vasco Rossi. Son buoni tutti a tirar fuori Manuel Agnelli per farti star zitto. è come se tu stessi lì a dire “sai se avessi coraggio farei anche io una vita a impatto zero”, io arrivassi e sussurrassi “Paola Maugeri”.

MAD: Io sono benevolo con te come il fratello maggiore che non hai mai avuto – oppure sì – però fai il critico musicale da più di trent’anni (nel senso che ti immagino critico musicale già all’asilo) e sai benissimo che evocare Le Persone Che Non Vogliamo Essere come evidenti fan di coloro che non ci piacciono, è il doppio axel dello snobismo. Ma posso essere ben più fastidioso: risponderò col dogma. Ovvero: tu non c’eri. Cioè, c’eri anagraficamente, ma non ci avevi lo zeitgeist. Secondo me tu non hai realmente idea dell’impatto del Siamosolonoi e del Fegato spappolato in un contesto in cui L’Espresso diceva che Eros Ramazzotti era la grande speranza della musica pop italiana, Massarini mandava Jackson Browne ad alzo zero, Arbore suonava il Clarinetto, le radio ti ammazzavano di I like Chopin e di Amico è di Dario Baldan Bembo e i Mucchisti garantivano che Van Morrison era Dio. Non c’era nessuno, in Italia, che cantasse in quel modo, men che meno i cantautori che si erano già dati a Pippo Baudo, a partire da DeGregori con la Donna Cannone (e comunque De Gregori era la roba dei fratelli maggiori – ancorché benevoli). Tu non puoi spocchiare Liberi liberi oggi, non ha senso. Io stesso, oggi posso andare di machete davanti a “Insomma dai, adesso sono qui” – ma allora, non lo avrei mai fatto.

FARQui dovrei introdurre perlomeno il personaggio di Luigi, detto Davide, persona realmente esistita peraltro. Ha dieci anni più di me, era piuttosto ossessionato da Vasco R e per un certo periodo è stato mio fratello e compagno di stanza. Mio fratello era la persona più pulita che conoscessi, nel senso, il tempo che ho speso per l’igiene personale e la cura del corpo in tutta la mia vita è più o meno lo stesso che lui ha speso nel primo semestre del 1985. Anche se questo forse dice più cose di me che di lui. Comunque mio fratello era così, una persona intensa. Passava tre ore a sera chiuso nel cesso con un registratore a doppia piastra che mandava nastri di gente tipo Ronnie James Dio e i Saxon e più che altro Vasco Rossi appunto, occupando militarmente il bagno per sei ore e costringendomi a trattenere la pipì, e questo è il mio primo impatto culturale con Vasco. Ricordo bene l’eroismo del Blasco a Sanremo, per dire, l’album Bollicine ascoltato coi compagni delle elementari. Il che mi dà un briciolo di cognizione di causa, mi inchioda a un’infanzia di abusi (culturali) tipo la sorellina di Lena Dunham, e rende le mie opinioni in materia legittime. E se pensi che il Blasco sia poco intelligente quando hai dieci anni, e a trentasette non ti ha dato dei gran motivi per cambiare idea, insomma. Io continuo a dire: facciamoci domande. Diamoci risposte. Fumiamo meno sigarette con la droga dentro. 

3 thoughts on “Bastonate a Margine: VASCO ROSSI detto IL KOM visto con gli occhi di due che hanno ascoltato il suo ultimo disco in its entirety”

  1. Mi intrufolo, e pure facendo lo snob. No, perché io Vasco lo sentii nell’81, mi pare Siamo solo noi, Vado al massimo, cose così, facevo il lavapiatti in Liguria e arrivò il cuoco ventisettenne tamarrissimo che mi disse no, cioè, cazzo, senti questo, non conosci Vasco? Io allora ascoltavo Joe Division e Zappa, toh, e appena sentii Vasco ebbi un brivido di orrore, mi salì all’istante sulle palle, sopratutto dopo che vidi il video dove cantava con l’aria da avvinazzato. Siccome però non ero del tutto convinto, andai a vederlo sempre nell’81 a Sassari, allo stadio, e dopo che fece una cover di Clapton qualcuno mise fuoco a una parete fuori dallo stadio, io ne fui felicissimo e me ne andai senza sentire il resto che suonò. Odiavo anche Clapton, odiavo i fratelli maggiori, e con Vasco avevo anche una sorta di impressione di grande fregatura già da allora, che ero quindicenne.
    Non lo sopportavo, mi pareva che facesse il figo con le nostre storie tirando su fama e gloria, ma a livello di massa, praticamente trasgressione modaiola italiana, io odiavo pure l’Italia – ok, a 15 ani odi tutto – e niente era più italiano di Vasco, e lui poi era proprio il maggiore coglione e drogato che in piazza ti inculava con l’aria bohemienne all’amatriciana persino suonando il rock, capito, quel tipo di rock che noi avevamo seppellito e che lui scimmiottava, bravino certo, il fratello trasgressivo di Celentano, non so come dire.

  2. Beh, incredibile che gli abbiano dato lo stadio nel 1981, però è vero che all’epoca a Sassari non doveva esserci un grande andirivieni di concerti. Però mi hai incuriosito, sono andato a vedere nei siti blaschiani e ho scoperto che effettivamente il gruppo eseguiva Cocaine, però dicono anche che la cantava Massimino Riva prima dell’ingresso in scena del KOM. Quindi te ne sei andato subito? Avevi sfondato, confessa.

  3. Certo che ho sfondato, volevo una vita spericolata e sopratutto senza pagare chi già andava al massimo, e mi andò bene perché avevo un cerottone in testa per via di una caduta da moto e quindi facevo pena. Poi sì, proprio Cocaine, odio mortale, quel giro di chitarra è uno di quei ricordi che mi tormentano dall’adolescenza, insieme a, che so, Rock in the Casbah dei Clash e One step beyond dei Madness, lo mettevano ovunque, un trio fatale tipo Vasco/Ligabue/Jovanotti, almeno fino a qualche anno fa, traghetti e iper compresi!
    Alla fine ho quasi odiato la musica.
    Ieri, in un circolo dove vado spesso e che rompe i coglioni spesso con Dalla/De andrè (e vabbe’) e radiorock, a un certo punto chissà come salta fuori Bach. Mi è venuta voglia di prenderlo, Bach, e andarmene in Antartide!
    Ok, mi sa che l’incazzatura anni ’80 non mi è ancora passata! 😀

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