Analizzarli sulla base di concetti tipo esecuzione, motivazioni, scelte estetiche, genere musicale, interesse che suscitano i testi e qualsiasi altro canone mi venga in mente compresi bellezza estetica, fascino della copertina, bisogno di stare fuori dal giro degli amichetti miei, capacità di relazionarmi alla weirdness eccetera, non funziona. O meglio, sotto uno qualunque di questi aspetti viene fuori un disco che non ha senso di esistere, che fa girare le palle e in generale una cosa talmente scrausa da dare l’idea di essere stata realizzata come una sorta di so bad it’s good della logica (cioè, credo, so wrong it’s right). In sostanza è un disco di cantautorato off così assurdo e lontano da me e da chiunque altro io abbia conosciuto che ho finito per ascoltarlo decine di volte nel disperato tentativo di comprendere anche solo a chi possa rivolgersi (scenester ventenni? non credo). Incidentalmente, mi ci sono affezionato. Cose che succedono.