Dalla voce di Eugene Robinson ascolterei qualsiasi cosa. L’affermazione va presa alla lettera: da una compilation di rutti a una serie virtualmente infinita di insulti rivolti alla mia persona, al Faust di Goethe, a lamenti a random (parte della cifra stilistica di quest’uomo meraviglioso), all’elenco telefonico di Los Angeles, stessa differenza. Comunque, l’effetto è sempre lo stesso: come leggere un romanzo di Jim Thompson mentre Mike Tyson ti massacra di legnate. Cosa attraversi quelle corde vocali che renderebbero fetida e sordida e dolorante e sessualmente frustrata oltre ogni umana sopportazione anche la lista della spesa è un mistero che va accettato come tale; per chi ci crede, un dono di Dio all’umanità. Nuove ecchimosi si formano magicamente lungo tutto il corpo anche qui, generate dai deliri che attraversano un disco che ha lo stesso titolo del primo degli Entombed e più elettronica di tutti i dischi degli Zu messi assieme, ma comunque in qualche strana maniera assomiglia a An Evil Heat e questo è ancora il migliore complimento mi possa venire in mente a proposito di chiunque.