Dean Blunt – Black Metal (Rough Trade)

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Copertina rubata a Prince (o a Malevic) ma con il “parental advisory” che fa molto Tipper Gore; di black metal qui dentro ce n’è zero, manco un accenno, niente. È come se Al Bano intitolasse il prossimo disco “Powerviolence”, il livello della “provocazione” è quello. L’ennesimo dei giochetti semantico-situazionisti di Dean Blunt, in solo o come Hype Williams stessa differenza, la musica resta coinvolgente e interessante quanto una lastra di cartongesso appena imbiancata, la somma di colpi a vuoto e vicoli ciechi si allunga. Un Ian Svenonius c’è già, e allora che si fa.

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