I Brutal Truth hanno tenuto il loro ultimo concerto il 28 novembre 2014 a Nagoya. Non sapevo neanche dove fosse, Nagoya. Ho cercato su google: è in Giappone.
Anni fa ho letto un’intervista al cantante degli Elliott in cui si chiedeva cosa avrebbe provato, che tipo di sensazioni gli avrebbero impossessato cuore e cervello nel momento in cui con il gruppo avesse suonato l’ultima nota dell’ultima canzone per l’ultima volta, sapendo che sarebbe stata l’ultima volta. Come l’avrebbe presa. Di lì a qualche mese l’avrebbe scoperto: scioglimento annunciato, più o meno stessa dinamica. I Brutal Truth cessano di esistere per volontà del bassista; Dan Lilker aveva dichiarato di voler chiudere con la musica in occasione del suo cinquantesimo compleanno. Con qualche giorno di ritardo, quel momento è arrivato. Tenesse fede al proposito sarebbe tra i pochissimi a farlo, l’eccezione a una trista regola divenuta standard da mo’, in un mondo in cui il mercato della musica dal vivo funziona per scatti di anzianità: rimani in pista, tieni botta quei dieci-quindici anni fisiologici in cui cala l’interesse e ti cagano meno, poi la strada generalmente è in discesa. Il valore aumenta a prescindere, le quotazioni risalgono come azioni gonfiate, la cosa diventa appannaggio di agenti esterni, quando va bene torna gente, i concerti si ripopolano, quando va male resta niente. Una strana distorsione: sparisci per cinque-dieci-quindici anni, torni sul mercato, il valore si impenna. Nostalgia di ricordi mai vissuti per i più giovani, riappropriazione di tempi che non torneranno più per chi c’era dall’inizio. Se appari in qualche maniera danneggiato, difettoso, usurato dalla vita, meglio ancora. Atrocity exhibition, alla lettera. Vuoi mettere il brivido nel vedere un vecchio che potrebbe morire da un momento all’altro sudando l’ultimo alito di vita sopra le assi di un palco? Con i giovani c’è meno gusto, quel brivido non sussiste (a meno di casi eccezionali, I.E. Mark Sandman 1999. Ma è più raro, in genere).
Avrei voluto esserci a Nagoya, perché avrebbe avuto un senso. Scegliere quando farla finita, e farla finita. Dopo, più passano gli anni più mantenere la barra a dritta diventa rischioso: gli anni lasciano spazio al ripensamento, tempo per tornare su vecchi passi, su vecchie decisioni e cancellarle, fare come se non.
Del dopo mi interessa zero. Quando è finita, è finita.
Non ricordo quante volte ho visto i Brutal Truth dal vivo. Tre, forse quattro. Sempre troppo poche. Ma non vorrei mai vederli un’altra volta ora che è andata com’è andata. Va bene così. È giusto così. E basta così.
https://www.facebook.com/events/1548782508667633/?fref=ts
cmq il Dan suona ancora e viene a Poviglio. Solo piazze importanti.