TRE MESI E TORNO (la guida di Bastonate ad un’emigrazione consapevole, episodio #0)

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cromosomi XX : Cosa?! Slovenia??

cromosomi XY : No, amore..Slovacchia! Mi mandano in Slovacchia

XX: Ah! La Cecoslovacchia!

XY: No, amore..cioè Sì, una volta. Poi si son divise, adesso è Slovacchia. Slovacchia!

XX: Eh! Ma dove sta?

XY: Sta in Europa dell’Est! C’hai presente la Polonia, l’Ungheria, la Rep. Ceca appunto. Da quelle  parti lì

XX: Boh, E quand’è che partiresti?

XY: Quando parti, amore, quando parti. Non quando partiresti. Comunque..ehm…lunedì. Parto lunedì.

XX: Lunedì? Lunedì questo!??! Ma.. ma..ma me lo dici così?!? Ma non dovevamo andare al mare a Sabaudia sto weekend?

XY: Amore mio, ma certo che ci andiamo! Passeremo un weekend spettacolare solo io e te, promesso!

XX: Mh! va beh, ma dove vai di preciso?

XY: A Mochovce!

XX: mocozze?

XY: No..Mochovce! ci sta una centrale lì, tocca andare per forza.

XX: Sì, ma quando torni??

XY: Tre mesi, amore. Tre mesi e torno.

 

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tre anni dopo
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In assoluto fra tutti, prima di tutti, più di tutti, e con siderale distacco sugli altri, il vantaggio principale dell’essere un immigrato di merda (da qui in poi IDM) è quello di sentirsi in diritto di potersi lamentare di tutto.

Di tutto. In fondo tu, IDM, sei stato costretto a partire da una nazione corrotta e indebitata, che proprio non punta sui giovani, che stronca l’iniziativa, inasprisce le tasse e nel farlo favorisce l’evasione fiscale, e che t’ha pure aumentato di un euro e mezzo il parcheggio sotto casa. “Basta! Questo è troppo! Me ne vado!”, è quello che l’IDM dice a voce alta per un centinaio di volte, prima di farlo per davvero nel 21% dei casi. Nell’ 80% di questo 21, si va a fare i camerieri o i pittori-attori-cantanti new-post-hardcore  nel sottobosco di Londra o Berlino. Il 10%  va a dar via il culo a Parigi. L’ 8% va in America perché *se una cosa la devi fare, tanto vale farla bene, no?*. Il 2% è a testa giù in Australia a spiegare che i canguri non sono poi così comuni da incontrare  per strada e che  lavorare in una farm è una figata.

Cinquanta coraggiosi IDM, quindi fuori da un qualsiasi dato percentuale, vivono a Nitra, in Slovacchia, vicino alla centrale nucleare di Mochovce, Kalná nad Hronom. Ora, se non hai capito la storia delle percentuali, non rileggerla. Proviamo a vedere se la capisci così:

 

 

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Bene. Noi 50 stiamo fuori percentuale. Nel caso specifico della Slovacchia che ho attorno a me, si è particolarmente avvantaggiati sulla questione “lamentele”. La lingua, per esempio. “Sì” si dice Ano. Lo giuro su dio. (Ok..lo sapevo, tiè: https://translate.google.it/#sk/it/ano). E perciò si sente dappertutto un gran chiacchierare di Ano. E quanto è più urlato, tanta più gioia c’è in giro. Che poi, colloquialmente, gli slovacchi tolgono la “a” davanti all’ano, e quindi  esce un secco NO. In definitiva, si dice no. Perciò quando chiami uno slovacco e risponde no, in realtà sta dicendo . Ma se poi ci parli e sei tu a dire no, loro capiscono che sei straniero, e quindi che in realtà avresti voluto dire no. Il vero no. Ma se invece pensano che sei uno straniero che si adatta al loro ossimoro linguistico, allora capiscono Sì. E se invece che parlare in slovacco si parla in inglese, allora è tutto il contrario di quello di prima.  Mi sa che a sto giro non si capisce niente nemmeno se rifaccio un grafico a torta verde rosso e blu.

Ad ogni modo, IDM + Europa dell’Est = scopare. Lo sanno tutti. Poi lascia perdere che non è vero. Certo, ovvio, qualcuno lo fa. E certo di nuovo, che c’entra, è ovvio che se paghi scopi, ma se paghi scopi dappertutto. Tendenzialmente la donna slovacca è bellissima, non subisce il fascino latino (almeno così m’ha detto Alenka l’altra sera, quando l’ho guardata languido ed impettito accennando una forma di cuore con le dita). Bada all’aspetto fisico fino all’inverosimile, tatua il contorno occhi, indossa unghie finte a forma di Balotelli, ascolta solo musica disco-pop non più vecchia di 13 giorni o Bon Jovi (che è slovacco, e qui è più famoso di papa Francesco), di solito è mamma a 22 anni e 4 mesi, e sa che è illegale aver traccia di peli al di sotto delle ciglia. L’uomo slovacco invece gioca ad hockey e si veste solo se la camicia è a quadri. Ha la barba dell’anno scorso, mangia salsicce che si chiamano klobasa,  va in giro con la Skoda del ‘92, lavora in Repubblica Ceca e della musica non gliene frega un cazzo. In fondo è un hipster inconsapevole. La sua igiene personale è direttamente proporzionale alla distanza che c’è nella sua casa fra la latrina e il bagno, che qui sono in stanze separate e non per forza adiacenti. A volte in casa c’è il bidet. A volte non lo trovi né in bagno né al cesso, ma in un’altra stanza ancora. La casa tipo slovacca è quindi di 60 metri quadri e 12 stanze. Io, per esempio, vivo in una casa che ha il cesso d’oro, questo qua:

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Il bagno è dopo la cucina, e mi lamento perché non ho il bidet. In questa casa  prima ci viveva Versace. Versace è un omosessuale eccentrico che ha partecipato al Grande Fratello slovacco e s’è fatto cacciare perché ha mandato a cacare una duchessa della Bratislava bene. Ora è diventato una sorta di opinionista tv e pronuncia particolarmente male la R. Non ce l’ha moscia, nemmeno milanese. Ce l’ha tipo soffiata. Un po’ come il ti-acca inglese, ma mentre dici la erre. Lascia stare, è difficilissimo. La prima volta che sono entrato in casa, m’ha quasi sputato mentre mi diceva “Ciao TH(r)agazzo Buona seTH(r)a” . L’aveva preparata per tutto il pomeriggio quella frasina. Ed in fin dei conti  gli è uscita anche meglio di come l’avrebbe detta il mio coinquilino sardo, quello che condivide da 3 anni con me il cesso dorato. Tutto il resto della casa è intarsiato di ghirlande e porcellane con  immagini sacre e poster di Andy Warhol, che poi è slovacco pure lui (ok, non proprio lui, ma i suoi genitori sì. Vale lo stesso). In Slovacchia non esiste il concetto di lenzuola e piumone. Esiste semmai il Lenzuolpiumone, un inscindibile connubio che dura la vita, perciò si dorme con coraggio. Ma alla fine manco tanto, in fondo il riscaldamento è gentilmente offerto dal governo slovacco in cambio di due spicci, e funziona a manetta da ottobre ad ottobre, se vuoi. In Slovacchia l’estate dura un giorno e l’inverno è freddo’n’culo. Chi scia è contento. Io mi lamento perché non c’è il mare. Anzi c’è, ma è il nome di un ristorantino di pesce aperto da un calabrese, il cui  nonno ha fatto fortuna lasciando credere ai sovietici che in Italia si stava male perché il pesce migliore ce l’aveva lui. E quindi tutti contenti fino ai giorni nostri. Il Mare chiude il lunedì, il giovedì, e ogni domenica in cui la Reggina gioca in Serie A. Oh, a proposito: del calcio agli slovacchi non gliene frega niente. L’unica vittoria della nazionale da quando il pallone rimbalza è stata contro l’Italia ai mondiali del 2010, ma gli slovacchi questo non lo sanno. Io una volta ho provato a vedere una partita del Nitra: giocava nella Corgon League (che poi è la Serie A, la Corgon è una birra di 12 gradi). Il biglietto costava tre euro e in omaggio ti davano anche un taccuino e una penna con lo stemma del Nitra. Sugli spalti c’eravamo io, il sardo, il custode e la ragazza dell’unico brasiliano in campo, che è stato sostituito ad inizio ripresa . Il Nitra ha perso 2 a 1 contro il Banska Bystrica ma non glien’è fregato un cazzo manco ai giocatori: dopo la partita entrambe le squadre sono andate a vedere la partita di hockey big match della giornata. Io son tornato a casa con la penna.

 

Un buon IDM deve lamentarsi in modo credibile, altrimenti non c’è gusto. E io ci ho pensato. Ho pensato tanto a cosa potesse essere l’archè di bellezza e unicità che mi fa scegliere di stare qui. Per tanto tempo ho pensato fosse l’arancione del semaforo che s’accende anche prima del verde. E quindi tu metti già la prima quando è rosso e sei pronto a partire l’attimo dopo. FIGATA. Ma poi ho scoperto che c’è quasi dappertutto in Europa, quindi non vale. E allora ho pensato che fosse la birra. E ho fatto bene! Qua la birra è veramente buona, sbrillucciocosa, e tanta. La prima sera slovacca, la primissima, siamo andati in un pub: eravamo io, il sardo, e altri tre IDM. Abbiamo ordinato 5 birre. Ho pagato io per fare il brillante, ho tirato fuori 5 euro e la cameriera mi ha dato il resto. 4,75 euro per cinque birre. Effettivamente, su questo, anche il più genuino tra gli IDM avrebbe difficoltà a lamentarsi. Ma la Vera Bellezza in Slovacchia è che non esiste la pubblicità su youtube . Non esiste. Hanno scelto di non metterla o forse non ci hanno mai pensato. Tu ti metti lì, ti ascolti l’intera discografia dei Rolling Stones su youtube compresa di live e rare e nessuno ti consiglia i nuovi Pavesini o la Panda Rally 4×4. Gioia pura.

 

8 thoughts on “TRE MESI E TORNO (la guida di Bastonate ad un’emigrazione consapevole, episodio #0)”

  1. Io faccio parte agli Espatriati Di Merda, che non si sa per quale motivo se non razzismo, uno che va a in africa non è un immigrato ma un espatriato….

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