una per Karen Carpenter che avrebbe compiuto 65 anni oggi

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We’ve only just begun è ancora il pezzo più spaventoso che conosco. Letteralmente. Ogni volta che parte non riesco a smettere di tremare. Risveglia in me qualcosa di abominevole, mostruoso, che mi terrorizza e attrae in parti uguali; la torsione è irresistibile, il carico insopportabile. Così è stato fin dal primo istante, così sarà sempre. Da bambino avevo paura del buio, non riuscivo a dormire senza una lampadina accesa in camera da letto; niente, in confronto alle reazioni che We’ve only just begun da sempre mi provoca.
Non saprei spiegare perché, probabilmente nemmeno c’è un perché. A ognuno i suoi punti nevralgici, nervi scoperti che basta sfiorare per finire in pezzi, sgretolato. Incarnazioni di orrori ancestrali al cui confronto Kafka diventa un comico da avanspettacolo e la prosa di Lovecraft il manuale di istruzioni per un frullatore che anche l’ultimo dei dementi saprebbe azionare. Mine per il subconscio dall’effetto immediato. In questo caso, la combinazione testo-musica-voce è per me un’arma di distruzione di massa, un attentato al sistema nervoso. Una tortura a cui non riesco a smettere di sottrarmi.

I Carpenters sono una certezza nella mia vita. Una certezza più solida di molte altre. Posso trovarmi ovunque nel mondo, in qualsiasi situazione o stato mentale, una raccolta dei Carpenters la porto sempre dietro; non si sa mai. Ciclicamente avverto il bisogno fisico di melassa che mandi in pappa il cervello, ritornelli da lobotomia frontale, melodie da sala d’attesa, arrangiamenti che seccherebbero all’istante un diabetico, malinconie da domenica pomeriggio, vuoto pneumatico dove basta una crepa perché tutta l’oscurità del cosmo mi piombi sulla schiena, sul torso, tutta in una volta tutta insieme; quando succede, non devo esserne sprovvisto. I Carpenters non riconoscono maestri, né epigoni, né rivali: hanno annichilito tutti, fin dalla prima ripresa, senza possibilità di appello, per sempre. Paul Simon? Un teppista. Brian Wilson? Un barbone. I Beatles di Love me do? Serial killer in libera uscita. Phil Spector? Un punk. I dischi un indecifrabile mistero destinato a rimanere tale. La loro esistenza terrena, stesso discorso. Richard la mente, Karen lo strumento: le sue corde vocali, la spada dell’angelo sterminatore. La morte per consunzione il contrappasso definitivo, il più brutale; forse l’unico possibile. Avrebbe compiuto sessantacinque anni oggi.

One thought on “una per Karen Carpenter che avrebbe compiuto 65 anni oggi”

  1. e una delle più belle voci femminili di sempre? capace di entrarti dentro dai timpani e ribaltarti tutto come un calzino fjno a stringerti il cuore e lo stomaco mentre gli occhi si fanno lucidi? manchi karen. credo che avendo tempo avresti potuto cantare canzoni nuove e bellissime.

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