Non so che anno sia ma credo intorno al 2005. Vivo in uno scantonato con cucina e bagno ricavato in un ex garage di casa dei miei, un posto bellissimo senza campo per il cellulare, in cui scrivo a letto e disegno sopra una tavola perennemente apparecchiata e piena di bottiglie vuote di Moretti (le birre buone sono venute dopo, come per tutti). La cassetta della posta è comune a tutti e ogni tanto mi arriva qualche pacco con dentro dischi da recensire. Perlopiù si tratta di dischi metal mandatimi da fantomatiche “agenzie di promozione” che spediscono trenta titoli alla volta, a casaccio, di qualsiasi genere. A volte anche qualche disco indie, perlopiù italiano. Qualcuno è buono qualcuno no. Scrivo pochissime recensioni un po’ perché non ne ho voglia e un po’ perché non ho proprio posti dove farli uscire: il tempo delle webzine sta passando e i blog non sono ancora esplosi; trovare un webmaster che carichi la pagina di una rece sta diventando un casino vero e proprio.
Mia mamma mi avvista un giorno e mi dice che certi miei amici mi hanno mandato una cartolina, aspetta che la vado a prendere. La guerra della posta con mia mamma è una cosa epica, ancora adesso apre le mie lettere per sapere se sono in rosso sul conto o se sto tardando pagamenti o cose così. Mentre saliamo le scale per andare a prenderla mi chiedo, come sempre in questi casi, chi cazzo si degni ancora di mandare cartoline. La lista delle persone che mi hanno spedito cartoline dopo i quindici anni si riduce a
- Jessica, una ragazza più vecchia di me di un anno (nome falso) che vive nel mio paese e con cui avevo scambiato più di due parole ad un campeggio parrocchiale verso il 1990;
- Richard (nome vero), un ragazzo slovacco di qualche anno più vecchio di me che era stato aiutato da mio padre nella ricerca di un lavoro da bracciante agricolo in nero;
- Mattia (nome falso), il mio migliore amico storico nel paese, che poi è andato a lavorare in un’altra regione e poi la vita s’era messa in mezzo e i contatti erano ridotti appunto alla sola cartolina delle vacanze, che ci spedivamo di base perché sapevamo l’indirizzo di casa l’uno dell’altro.
Insomma, non è che sono uno di quelli delle cartoline, ecco. Come tutti quelli con il trip dell’artista ho fatto cartoline anche io a un certo punto della vita. Andavo in vacanza e creavo cartoline con carta da acquerello e certi collage deliranti o drip d’inchiostro e vinavil su cui mia madre pronunciò le parole orgogliose di chi è contento che il figlio abbia deciso di dedicare la propria vita all’espressione, qualcosa come “guarda che se andavi nel negozio te ne davano una a 40 centesimi”.
La cartolina di cui mi parlava, comunque, non era di nessuno dei tre sopra. Veniva da un gruppo, era una foto del gruppo e dietro c’era scritto “Ciao Francesco grazie mille per averci aiutato”, con dei punti esclamativi o qualcosa così. In pratica c’era questo gruppo che si chiamava Three In One Gentleman Suit, emiliano se non erro, di cui avevo scritto una recensione o due. Se n’erano andati in tour in Europa e poi avevano spedito delle cartoline per ringraziare qualcuno di quelli che avevano parlato del disco. La cartolina era firmata anche da Tiziano che credo fosse in giro con loro.
Prendete dieci persone che scrivono recensioni di dischi, a caso, e chiedete loro perché lo fanno: nessuno di loro vi darà una risposta lontanamente convincente. Organizzare concerti lo si fa per un motivo, trovar date ai gruppi, ascoltare la musica, eccetera. Qualcuno sta dentro al giro, qualcuno no. Io non ho mai avuto l’occasione di conoscere i TIOGS, li ho visti suonare qualche volta e sono stati bravi, i loro dischi sono sempre molto belli se vi piace quel genere lì, e questo è quanto. Non credo che loro sappiano davvero chi sono. È una relazione non-complicata, diciamo: consiste in me che compro la loro musica quando mi capita di averla davanti e in loro che una singola volta si sono tirati giù il mio nome/indirizzo, hanno affrancato una cartolina e l’hanno spedita. Forse in questa cosa non c’è tutto ‘sto calore, ma è l’unica cartolina che ho mai ricevuto da un gruppo e in qualche modo malato mi ricorderò sempre dei TIOGS per questa cosa.
L’altro giorno ho ritrovato il digipack di un loro disco del 2005 e l’ho rimesso sul piatto, è ancora molto bello, niente che abbia cambiato il corso degli eventi ma un bellissimo ascolto. La cartolina sarà finita in una pila di carte e avrà preso fuoco a un certo punto della mia vita. Il nuovo disco dei TIOGS è stato annunciato un paio di giorni fa, uscirà per To Lose La Track e Upupa. Il primo pezzo sembra abbastanza una bomba.
Alla faccia del cazzo il singolo!