Non lo so per certo ma sono convinto che Kurt Cobain si scaccolasse. L’ho intuito da alcune foto che ho visto di recente, e a questo punto devo spiegare una cosa sulle foto ai musicisti. Internet ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo, ok? Negli anni novanta i musicisti di un certo livello venivano intervistati da riviste vendutissime che potevano permettersi di fare servizi fotografici, ed erano tutti più o meno belli o interessanti e comunque fotografati da persone che sapevano il fatto loro e avevano uno stile o volevano comunicare qualcosa. Poi c’erano gli scalzacani che venivano fotografati da un loro amico e facevano la cartella stampa e le foto erano così normali che sembrava un concetto estetico rivoluzionario. Dalla fotocamera digitale in poi le foto le fanno tutti, quindi la normalità è diventata una categoria estetica molto più difficile da inchiodare ad un concetto artistico. Sono tutti ragionamenti che ho iniziato a fare molto dopo la morte di Kurt Cobain, che avviene nei miei sedici anni, in un periodo in cui ascolto musica rock a casaccio per sentirmi un po’ più duro di quello che sono. Poi la faccia di Kurt Cobain va a finire in quelle magliette e in quelle felpe nere lì, col viso spalmato su tutto il torso di chi la porta e l’espressione triste coi capelli che piovono e gli occhi neri truccati e ragazze che scrivevano nel diario le frasi di KURT, solo il nome, che erano più o meno le frasi di JIM, solo il nome (spesso erano le stesse frasi e non erano di nessuno dei due, ovviamente). Mi sembrava una cosa ridicola e non so davvero dire come sia successo che mi sia rimesso ad ascoltare In Utero a un certo punto della vita e che sia riuscito a trovarlo così meraviglioso. Poi, dicevo, è arrivata internet e la fotografia è cambiata. La fotografia su internet è più nervosa, asimmetrica, fatta a cazzo e priva di senso artistico, o quando ne ha uno è un senso artistico che non mi arriva o non mi interessa. A un certo punto le foto di Kurt Cobain iniziavano ad essere foto di lui che parlava in video con qualcuno ed era sempre fatto o aveva dormito poco o non ne aveva voglia e guardavo quegli occhi e con quei simil-pigiami di merda che si metteva e insomma, sono convinto che Kurt Cobain si scaccolasse. Magari erano riusciti a convincerlo a non farlo in pubblico. A volte probabilmente cacava e non si faceva il bidè per pura pigrizia o usava il tappo della penna per togliersi il cerume dalle orecchie o magari toglieva la lana dell’ombelico e la buttava nel water e poi tentava di colpirla con il getto di piscio. Una volta ho letto una statistica secondo cui quando hanno iniziato a mettere i disegnini delle mosche nei pisciatoi degli autogrill hanno diminuito il numero di schizzi fuori dal vaso di una quantità esorbitante, e questa è davvero l’arte più importante della nostra epoca. Ecco, diciamo che a guardare le foto di Kurt Cobain non ci vedo tanto un tizio schiacciato dal successo che non riusciva a far passare il suo messaggio e ha deciso di farla finita; mi piace pensare a lui come a uno che appena giornalisti e cameramen uscivano dalla stanza iniziava tirava un sospiro di sollievo e ficcava il dito indice su per la narice, grabbava la caccola secca usando con grandissima skill la pressione del polpastrello sull’incavo interno. Poi la tirava fuori e la guardava e mentalmente ne recensiva le tonalità di verde e giallo, l’occasionale venatura di sangue se s’accaniva troppo. A volte la mangiava, ma solo quando la figlia non c’era, che magari aveva paura di attaccarle il vizio.
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Daniele sta facendo uno speciale per commemorare Kurt Cobain nell’anniversario della morte (che è oggi, a quanto pare) e mi ha chiesto di scrivergli un pezzo da leggere. Questo è quello che è uscito fuori. Aggiorneremo i link quando sarà tutto online, per ora andate sul generico; mi ha detto anche che secondo lui alla fine dell’Unplugged a un certo punto si scaccola davvero. Dopo magari ci guardo.
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