La lista dei 25 dischi dell’anno SO FAR per Stereogum, ricommentata.

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Ho sentito diverse persone notare che il 2015 è un anno straordinariamente fecondo per la musica indipendente. Non sono d’accordissimo. I dischi che preferisco quest’anno sono divisi tra roba stupida, vecchiume, musica da atmosfera che ho ascoltato una volta, postpunk paraculo e legna pesa che sarebbe potuta uscire uguale 15 anni fa o anche di più, cioè un’annata piuttosto anonima o –più probabilmente- un altro anno passato ad ascoltare la musica sbagliata. Nella segreta speranza che qualcosa mi sia sfuggito, passo la lista dei 50 dischi più belli finora secondo Stereogum, mi concentro sui primi 25 e lo scenario è terrificante. Essendo piuttosto indietro con le recensioni di dischi nuovi, ne approfitto per smaltire un po’ di arretrato.

25 VIET CONG – S/T

Il disco dei Viet Cong è molto carino, o per essere esatti sarebbe un disco molto carino se fosse il 2004 e non ci fossimo ancora riempiti forzatamente lo scaffale di gruppi postpunk tutti uguali con gli stessi riferimenti e la stessa aria da depressi. Non è che non ne capisca i meriti, è che proprio mi sembra come mettere Neil Young tra i migliori dischi del 1997, non so se avete presente.

24 SCREAMING FEMALES – ROSE MOUNTAIN

Non l’avevo ascoltato prima d’ora, boh, sembra un disco pop carino, niente di troppo orribile contro di loro.

23 NATALIE PRASS – S/T

Il disco di Natalie Prass effettivamente è carino, non una di quelle robe su cui venga da scrivere qualcosa ma ha quel bel suono pop completo dimesso orchestrale che mi fa pensare sempre molto a quei gruppi da disco tipo Stereolab, il gruppo che c’entra meno con Natalie Prass al mondo.

22 FRED THOMAS – ALL ARE SAVED

Non l’ho ascoltato.

21 MARK RONSON – UPTOWN SPECIAL

Il disco di Mark Ronson è ai primissimi posti nella classifica di uno dei più dannosi sottogeneri degli ultimi anni, i dischi fatti per esaltare i critici musicali. I dischi fatti per esaltare i critici musicali sono generalmente roba a cavallo tra musica bianca e nera, hanno i riferimenti culturali giusti, sono prodotti e arrangiati DA DIO, sono un po’ sbarazzini e un po’ presi bene eccetera. Non ha molta importanza di che genere siano, a me viene sempre da pensare a cose tipo gli Air, non so se avete presente quella sensazione da negozio d’abbigliamento circa ’98 in cui tu entri e non importa che vestiti siano attaccati ai muri, il disco che sta suonando è quello degli Air perché forse con gli Air in sottofondo si consuma meglio. L’egemonia culturale dei dischi fatti per esaltare i critici musicali è tra le principali ragioni per cui oggi la musica fa schifo al cazzo. Scopro la classifica man mano che vado avanti, quindi immagino ce ne saranno altri.

20 CHRIS STAPLETON – TRAVELLER

Non ascoltato

19 ELDER – LORE

Lo stoner-sludge-kraut-doom (sapete di cosa parlo, giusto?) sta al rock estremo come il postpunk sta al rock fighetto, nel senso che anche se il disco degli Elder è figo e brillante io NON VOGLIO SAPERLO, ho ascoltato troppa roba uguale a questa negli ultimi VENT’ANNI e non mi fa più ridere, non è più il momento e non ne ho più voglia. Quello che sembra il parere personale di uno scorreggione, tuttavia, dovrebbe essere il lamento di un’intera generazione –manco la mia, che questa roba se la compra ancora senza patemi giusto per le copertine dei dischi. D’altra parte non credo esistano davvero ascoltatori di musica più giovani di me.

18 THE STAVES – IF I WAS

Non l’ho ascoltato

17 TOBIAS JESSO JR  – GOON

L’ho ascoltato con l’attenzione che dedico alla roba tipo Tobias Jesso Jr, non ho niente contro di lui, fa musica che mi scivola addosso.

16 HOP ALONG – PAINTED SHUT

Lo sto ascoltando ora, è molto carino se vi piace la roba indie rock con le chitarre affilate ma non postpunk, giuro che gli dedicherò del tempo.

15 GIRLPOOL – BEFORE THE WORLD WAS BIG

Non è la mia roba ma posso capire che possa piacere a qualcuno, boh.

14 DRAKE – IF YOU’RE READING THIS IT’S TOO LATE

Finora ho sempre trovato delle buone scuse per non ascoltare il disco di Drake, conto di arrivare a fine anno con lo stesso aplomb.

13 TRIBULATION – THE CHILDREN OF THE NIGHT

Non è quel che si dice un disco interessante, o potrebbe essere un disco “interessante” per qualche testa metal straconvinta di essere open-minded intorno al 2002, quella gente che ascoltava roba tipo i Solefald, presente i Solefald? Hanno fatto pure un disco quest’anno, che potrebbe stare nella classifica di Stereogum alla stessa posizione e con la stessa ragion d’essere (nessuna). Al di là del gusto personale mi fa girare il cazzo proprio il concetto che ci sia questo disco in questa posizione, unico disco metal in questa classifica. Qual è il merito specifico di questo disco dei Tribulation rispetto a un disco brutto degli Opeth? O anche solo rispetto al disco dei Tribulation di un paio d’anni fa? O anche un qualsiasi merito specifico di questo disco? CHE CAZZO NE SO. Ci andava un disco metal in quota qui ascoltiamo tutto, e se questo è il meno peggio dell’anno non siamo neanche più qua a lamentarci.

12 VINCE STAPLES – SUMMERTIME ’06

Non l’ho ascoltato ma ho visto la copertina in giro e mi piace un botto

11 SLEATER-KINNEY – NO CITIES TO LOVE

Continuo a pensare che non ci sia niente di speciale nel disco nuovo delle Sleater-Kinney in relazione agli altri dischi delle Sleater-Kinney e ai due dischi solisti di Corin Tucker, anche se finora è di gran lunga il disco migliore tra quelli che ho ascoltato in questa lista.

10 COURTNEY BARNETT – SOMETIMES I SIT AND THINK AND SOMETIMES I JUST SIT

Mi piace molto il titolo, mi ricorda una persona che conosco. Il disco di Courtney Barnett è carino e lei è scapigliata stilosa e indolente come il sogno adolescenziale di tantissimi 40enni che scrivono di musica, quindi diciamo che non sono d’accordo ma capisco cosa ci fa in questa lista.

9 JIM O’ROURKE – SIMPLE SONGS

Io non sono un fan terminale del Jim O’Rourke pop, ma lo ascolto con piacere e non sfascio piatti mentre succede, anche se ho la tendenza a dimenticare la musica che suona e a dare la colpa di questa cosa alla sua musica più che alla mia attenzione. C’è da dire che quantomeno i suoi dischi pop sono così personali ed escono così raramente da farli sembrare degli eventi, delle folgorazioni, quindi il fatto che stia tra i primi dieci dischi del 2015 SO FAR secondo Stereogum è una cosa che non dà fastidio a nessuno, e a questo punto credo di poter dire che il 2015 sia l’anno dei dischi che non danno fastidio a nessuno. Capace che da qui a fine anno riesca a scalare qualche altra posizione.

8 WAXAHATCHEE – IVY TRIPP

La storia di Waxahatchee è meravigliosa, questo progetto minuscolo, questa cantante che si registra i dischi in casa e arriva a tutto il mondo sulla forza del passaparola e del sostegno delle pubblicazioni di settore e di un pubblico fatto di personaggi schivi e introversi che trovano nelle sue canzoni l’espressione del loro sentire. Io no. Mi auto-rovino l’ascolto dei dischi di Waxahatchee, senza volerlo, perché ogni volta vado a pescare nomi da una lista mentale di dischi passati che erano buoni quanto quelli di Waxahatchee (sei-sei e mezzo, tipo), registrati in condizioni di fortuna e snobbati a man bassa perché, nonostante New Slang e svariati amici miei molto competenti che vantano discografie di 1500 titoli uguali a questo, uno o due dischi tipo Ivy Tripp a quinquennio sono già troppi.

7 FATHER JOHN MISTY – I LOVE YOU, HONEYBEAR

Altro disco riconducibile alla categoria “fatti per esaltare i critici musicali”. È carino, sia chiaro: ben suonato, psichedelico in modo non invasivo, elegante e complesso e tutto. Rimane il fatto che sarebbe potuto uscire identico quindici o vent’anni fa, ma pure trenta o quaranta, e questo può voler dire che è musica senza tempo o che dopo anni di PUNKS, ribellione, chitarre alte e terra zappata siamo rinsaviti, abbiamo deciso che la musica che ascoltava nostro babbo era molto migliore e più complessa e meritevole di questa, ci siamo trovati un lavoro in banca e abbiamo iniziato a comprare dischi di weird folk pettinato che cinque anni prima avremmo usato sì e no per giocare a freccette. Molto francamente, se avessi saputo come andava a finire, avrei rintracciato Devendra Banhart sotto i ponti e l’avrei fatto a pezzi con una scure prima che riuscisse a farsi rintracciare da Michael Gira.

6 SHAMIR –RATCHET

Non ascoltato.

5 JAMIE XX – IN COLOUR

Boh, sì, disco carino.

4 DONNIE TRUMPET & THE SOCIAL EXPERIMENT – SURF

Non l’ho ascoltato ma è in lista, sulla carta sembra una cosa tipo quando i cLOUDDEAD si sciolsero e Why fece uscire quel disco pop incredibile, tranne che i cLOUDDEAD erano i cLOUDDEAD, Why? era Why? e Chance The Rapper è Chance The Rapper.

3 COLLEEN GREEN – I WANT TO GROW UP

Sembra che per Stereogum questo sia l’anno del girl-pop convinto di essere girl-punk. Ed essendo contemporaneamente l’anno dei dischi che non rompono i coglioni a nessuno, ecco spiegata Colleen Green al terzo posto nella classifica parziale.

2 KENDRICK LAMAR – TO PIMP A BUTTERFLY

Capisco l’entusiasmo ma lo detesto: musicalmente è l’apoteosi della musica fatta per esaltare i critici musicali, dal punto di vista dei testi non riesco a comprendere appieno la montata d’odio razziale dell’ultimo periodo negli Stati Uniti (con lo spiacevole risultato che mi sembra un disco più adatto a dei 37enni che mentono sul fatto di essere stati caricati da uno sbirro negli anni belli).

1 SUFJAN STEVENS – CARRIE & LOWELL

Non ascoltato.

9 thoughts on “La lista dei 25 dischi dell’anno SO FAR per Stereogum, ricommentata.”

  1. il disco di vince staples è maestoso e, questo sì, identifica lo zeitgeist (inteso forse anche come quel disco brutto di dj nais, supa e altri cadaveri).

  2. Imho l’odio razziale in USA è sempre quello da anni, è il movimento aristomarxista-marxistamarxista-liberalemanonliberista-anarchico-peridiritticivili americano che è sempre più irrilevante e composto di aria fritta, e se la prende con tutti, un po’ come ai tempi di patty hearst credo

  3. In questa classifica ci sono 3-4 titoli che includerei tra i migliori o più interessanti usciti quest’anno.
    Nella musica indipendente non saprei dire (non faccio più caso a questa distinzione e mi scoccia andare a vedere tra le cose che mi sono piaciute di più cosa sia indipendente e cosa no), ma in generale il 2015 mi sta piacendo più del 2014 (per quanto giudicare le annate non ha molto senso, io non sono lo stesso del 2014, e magari tra 3 anni certe cose che ora mi fanno ribrezzo le troverò esaltanti). Niente di particolarmente diverso, sia chiaro, sembra più un effetto causale che l’espressione di un trend, ma ho incontrato più dischi pesanti (non so se per la definizione di un qualche paradigma , ma per la definizione e maturazione dei miei gusti sicuramente).

  4. di tutta questa lista ho ascoltato solo gli Elder.
    è un discone con bei riff catchy e attitudine psychoswagga… ma sempre stoner-sludge-kraut-doom è, quindi ho il forte sospetto che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto questo (ma in fondo chi se ne frega). #SWAG

  5. Credo anch’io che i Tribulation siano stati infilati per mettere un disco metal a caso che abbia riferimenti posteriori al 1998. Gli Elder, però, non sono niente male.

  6. non ne dubito, davvero, ma se il disco fosse uscito nel 1915 non sarebbe stato più o meno uguale?

  7. Non so davvero che risponderti, io ascolto quintali di doom/sludge/vattelapesca e sono il primo a rendermi conto che è roba sempre uguale a se stessa e che non ha il minimo senso che mi trovi in casa decine di dischi pressoché intercambiabili quando potrei approfondire altra roba che mi piace. Di solito do la colpa alla droga.

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