Arrivai a FKA twigs in ritardo, forse ai tempi del video di Water Me: secondo EP, in giro già tutti ne stavano parlando un bel po’, lei usciva su Young Turks (che per me è l’etichetta degli Holy Fuck, vabbè) e aveva fatto un videoclip incredibile in cui muoveva la testa in modo sincopato seguendo questi click impercettibili. Il produttore era Arca, uno di cui all’epoca sapevo meno che di FKA twigs. Mi è piaciuta da subito, come a tutti: il motivo fondamentale è che si pone come un genio in un giro nel quale tutti sembrano voler dare l’idea di essere stati dei punk o aver intuito il potenziale musicale del loro scaccolarsi, il che dà alla sua arte quella piacevole sensazione da giro nei bassifondi nella strada per una concezione del mondo più alta e multilivello. In lei tutto quanto sembra alzarsi ad un livello superiore, trascendente. I suoi video e quel poco che ho visto delle sue performance riscattano una ventina d’anni di sfiducia e aperta ostilità che riservo all’arte visiva applicata alla musica pop. Chiosa: voi siete fan dei video musicali? Io tendenzialmente li detesto, e generalmente estendo la cortesia anche ai visual dei concerti. I due maggiori problemi dei videoclip sono che 1 forniscono una chiave interpretativa ai pezzi in contraddizione con le immagini mentali che mi faccio, e 2 per via di alcuni equivoci culturali che stanno andando avanti da una cinquantina d’anni, tendono a mostrare gli artisti in una veste che anche ad un occhio distratto fa venir voglia di massacrarli con una scure. Tipo quelli che fanno le mosse rap con fare minaccioso guardando la telecamera con occhio di sfid(g)a o quelli che si guardano le scarpe con struggimento sulla cima di un palazzo a New York. Come si fa a prestare attenzione a musica e testi? Ecco, FKA twigs se non altro ha fatto in modo che tutta questa merda non la riguardasse. La sua roba viene evidentemente dalla sua testa, o comunque dalla testa di qualcuno che la testa la usa e sta disperatamente cercando di comunicare qualcosa a chi guarda/ascolta. Ha ridato al ballo almeno una parte della sua dignità espressiva ed accademica, senza necessariamente snaturarne il potenziale erotico-pop; ha investito sulle persone giuste, è stata presa sotto l’ala dalle persone giuste e andando avanti è riuscita ad imporsi come una delle più piacevoli incarnazioni del pop della sua epoca, che è sempre meglio che imporsi come una piacevole incarnazione contemporanea di un’incarnazione del pop di vent’anni fa.
Purtroppo fino ad oggi la sua musica non è stata un granché. Le impressioni di gentilissimo e impalpabile pop sperimentale dei primi EP potevano persino sfociare in qualcosa, ma si sono risolte in un disco d’esordio che nei momenti migliori sembrava una declinazione di certi Portishead riproposta in malafede (e nei momenti peggiori faticava a dare di sé una blanda sensazione di esistenza, in questo abbastanza simile se vogliamo alla musica dei compagni di etichetta The XX). È probabile fosse colpa del mio mood le volte che l’ho ascoltato, o più probabilmente di una particolare congiuntura storica che tende a far sembrare chissà cosa la musica senza qualità, a patto che abbia un briciolo di groove sincopati e non rompa il cazzo. Un peccato. Da questo punto di vista, in ogni caso, il nuovo disco di FKA twigs sembra tutta un’altra minestra: la musica scorre bella oliata con molta meno vergogna di starsene dove sta (intendo le playlist di quelli di RA). Non è che elimina del tutto il rischio-Portishead, ma limita al minimo gli svolazzi e si concentra sulla canzone più di quanto FKA twigs abbia mai fatto, in un modo che sembra riuscire a far esistere M3LL155X anche indipendentemente dai video girati in coppa al disco i quali comunque continuano ad esser parecchio fighi. Sospetto che il prossimo disco lungo sarà comunque un coacervo di panzane pretestuose, ma per ora mi godo il momento.