Un LIRBO è qualcosa su cui poggiarsi. Vero per i tavoli con una gamba troppo corta (Pigneto di merda che ci fai comprare robaccia tirata fuori da cantine di contadini morti di peste), vero per le persone, ché se non avessimo i libri, i NOSTRI amati libri che a mucchi, a SCROSCI cadono giù da scaffali troppo pieni, COME L’ACQUA DAL CIELO IN UN INCUBO DI DÜRER; precipitano, pesanti e spigolosi, ammazzandoci il cane, aprendoci il sopracciglio o peggio, PIEGANDOSI, se in brossura. I libri, stronzate da blog editoriale a parte, sono a volte letteralmente di sostegno, nel senso che danno, a volte, istruzioni e consigli per affrontare determinate situazioni, o per superare qualche limite caratteriale o organizzativo, o insegnare un modo di comportarsi, una strategia valida su più fronti della nostra quotidianità – insomma, si tratta di libri pensati per migliorare le nostre piccole, insulse vite immorali di pezzenti, depressi e poveracci, noi plebe, noi ciompi, noi popolo minuto senza la benché minima speranza. Sto parlando dei LIBRI DI AUTOAIUTO perché sì, ne ho letti alcuni, e questa puntata di LIRBI è dedicata a loro.
Anthony Robbins, Come migliorare il proprio stato mentale, fisico e finanziario. Manuale di psicologia del cambiamento (Bompiani, pp. boh, euro 12,50)
No, davvero: ho comprato questo libro, e dirò di più, lo ho anche letto. Aggiungerò un elemento: ho visitato a suo tempo il sito dell’autore, NON SI SA MAI, e ho scoperto che dà consulenze psicologiche tipo a diecimila dollari a botta. Tipo che ai tempi de mi’ nonno, se facevi quello strano, du calci in culo e via, e se ti provavi a lamentare, tre calci in culo. Ecco perché mio nonno e anche i vostri nonni di merda vivevano in tempi orrendi, totalitari, fatti di nazifascismo, tradimento di mogli e sigarette al chiuso. Ma detto ciò questo libro, che è geniale nell’edizione italiana – che è tipo una bozza non corretta, oltre a un miliardo di refusi ci sono tipo frasi appese che finiscono in nulla, parti di testo messe a cazzo dove non c’entrano ecc. (esce da Bompiani, eh, non Edizioni del Rivoletto di Merda)- contiene in sostanza consigli su cosa fare quando ti prende male. A me è rimasto impresso il fatto che se tipo ti cazzia il tuo capo devi immaginarlo con una parrucca da pagliaccio. Non funziona, ma io non riesco più a non farlo. (Da regalare tipo a tutti quelli che lavorano nell’editoria e rompono la minchia che li pagano poco: comunque, di certo, più di quanto paga Bompiani. Voto 1)
Stefania Marini, Paura al volante! Come superare la fobia della guida (Sovera, pp. 96, € tipo 8)
Diobò, guidare. Che cazzo di tensione di merda. Tipo che tu sai che domenica mattina guiderai, e quindi dal venerdì cominci a pensare, ok è tranquilla, entro, cintura, poi mi rilasso un attimo, freno a mano di merda, poi il piede destro il sinistro e si va. Non so se si fa così, so solo che la maggior parte di voi non sa di cosa io stia parlando, cioè esattamente la stessa cosa che succede quando parlo di Kant o di Tolstoj, quindi non fate tanto i superiori, PAGLIACCI (vi sto immaginando con una parrucca multicolore, cfr. sopra). Detto ciò, ci sono un sacco di paure fiche, tipo la URANOFOBIA (paura del cielo) o la BOTTONOFOBIA (non ricordo il nome vero, comunque è la fobia clinica dei bottoni, mia moglie ha conosciuto una che la aveva) e altre ancora, lo racconta questo lirbo nella sua parte più bella, il resto è tipo OH, sei hai paura di guidare, rilassati e guida. Un gigantesco GRAZIE AL CAZZO, ma la colpa è di chi impone mezzi più complessi degli scooter cinquanta per spostarsi in città – la colpa è del maltempo, della pioggia, del governo (voto boh, 6 al lirbo, 2 al guidare e 0 al non saperlo fare).
Tracy Hogg, Il linguaggio segreto dei neonati (con excerpts di: Heidi Murkoff, Cosa aspettarsi quando si aspetta e Eduard Estivil, Fate la nanna) (Mondadori, pp. 354, € 14,00)
E voi, l’avete fatta questa esperienza di essere padri o madri, soprattutto madri, intendo per la prima volta, e di essere proiettati per mesi in questo mondo batuffoloso fatto di conteggio di giorni e settimane, di chiamare FAGIOLINO il bimbo nella pancia (mia moglie parlava invece di una “lucertola nelle mutande”), di corredini, pace angelicata e riunioni conviviali con altre MAMMOLE e coglioni fuoriposto (i futuri padri) in studi ginecologici per i formidabili CORSI PREPARTO? Bene, allora non avete bisogno della dannata PUBBLICISTICA sull’argomento – perché esiste tutto un business, una propaganda a mezzo lirbi sul grande tema della maternità e poi (dopo che il bimbo viene espulso) su tutto quello che mette i brividi a proposito di infanzia. “Mette i brividi” nel senso che non dice la verità, o meglio la dice in modo subdolo e sottile concentrandosi su aspetti secondari tipo “i bimbi mettono gioia” o “quando piangono in fin dei conti non è nulla”, ma tacendo del tutto l’amara verità, ossia che i nove mesi del parto sono un INCUBO di FITTE e BETA e MALFORMAZIONI e MALATTIE annidate in ogni angolo, ma tipo che cerchi su google non so, “mi prude la fronte al terzo mese che vuol dire” e i primi tre risultati sono “MORTE MORTE MORTE”, il quarto “TI NASCE PREMATURO HOT LULZ!!1” e, dal quinto in avanti, ancora MORTE. Poi arriva il momento del parto, che per mesi ti hanno preparato al fatto che è tutto sotto controllo e iper-medicalizzato, e tu, tu maschio perché lei femmina è lì che soffre e se la cava così, ti ritrovi vestito da astronauta in questo momento liminare in cui pensi, ok, ora nascerà, so’ medici, è tutto sotto controllo e poi vedi IL PANICO e L’ORRORE sulle loro facce e… Insomma, poi nasce e il più è fatto, diventano utili allora libri tipo “Cosa aspettarsi il primo anno” che ti dice “A 12 settimane il tuo bimbo saprà cantare ed esprimere alcuni precisi gusti” e tu ti giri e lui è lì inerte che rotola lentamente sul tappeto, oppure “Fate la nanna” (voto 10) che potrebbe cavarsela con una pagina per insegnare un metodo effettivamente infallibile di farli addormentare – le altre 99 pagine servono a giustificare il prezzo, e il metodo vero e proprio potrei trascriverlo facilmente qui ma DOVETE MORIRE e comprare il libro anche voi, adesso. Poi nove, dieci mesi di ansione al livello massimo e poi ve ne sbatterete il cazzo anche voi di sterilizzare il biberon o di cambiare il cucciolo a ogni scureggia. Per allora, le ragazze dolci che un tempo conoscevate, nove su dieci, avranno completato la loro trasformazione in orride puttane del diavolo, ma fare figli vale comunque la pena, lo giuro, e magari, come me, beccate la decima. (Voto 10 ai bimbi in generale)
Daria Grani, Ho fatto la dieta. Come scoprire perché non si riesce a seguire uno schema alimentare (Mandragora, pp. 143, € 10,00)
Aaah, magnà. Ditemi cristodio cosa c’è di meglio al mondo. No, non è meglio il sesso, non è meglio il DANARO che comunque, perlomeno, può servire a pagare del CIBO e, sotto la Befana, è fatto di cioccolato e ti può consolare in quel mese di merda che è gennaio. Magnà è giusto, magnà è divino, attorno al magnà ruotano concetti tipo andare in vacanza (=fare colazione in alberghi dal buffet sterminato), lavorare (=c’è la pausa pranzo) o andare a matrimoni diversi dal tuo, che è una giornataccia perché passi di tavolo in tavolo e ti fanno le foto e ti dicono auguri che belli che siete, e tu sorridi e rispondi grazie per essere venuti quando quello che intendi è ME SE FREDDA. Comunque, il magnà non lo capisce chi non lo ama, e potrei parlarne per ore ma non mi capirete se non siete amanti dei manicaretti, cioè di qualunque cosa sia commestibile, così come solo gli amanti della lettura potranno capire in realtà la bellezza del leggere – meglio se libri commestibili. Quello che capirete è che, è ovvio, il magnà ha l’effetto collaterale di renderti un ciccione di merda, tra l’altro per sempre nel senso che chi è ciccione una volta, come i Marines, lo è per sempre, anche da magro. E chi è ciccione dentro sconta ogni volta che magna con il senso di colpa mortifero che lo spinge a rendersi ridicolo con attività tipo lo spinning e/o a fare la dieta. Nell’orgia di uno di questi sensi di colpa, anni fa, in una fase non particolarmente cicciona, comprai Ho fatto la dieta leggendone le prime, feroci pagine che mirano a farti sentire appunto uno sporco e lurido ciccione. Poi, un bel giorno, la pioggia mi sorprese in motorino, e piovve talmente tanto che tutto ciò che avevo nello zaino si trasformò in una palla di carta indistinta, compreso fortunatamente questo libro. Ho trovato l’esperienza comunque utile. (10 al magnà, 5 al libro, 0 alla dieta).
La domanda di fondo della rubrica è sempre “ma perché li legge?”
Comunque, noi fan del COMPLOTTO vogliamo un commento di LIRBI su Mondadori-Rcs!
Come sarebbe a dire “perché li leggo”? In che senso? Nel caso particolare, rispettivamente (a) per migliorare il mio stato mentale, fisico, finanziario; (b) per superare la fobia della guida; (c) per carpire a una mammola i segreti della materinità e (d) per farmi dare del ciccione scrauso e svergognato da una sconosciuta di cui non so il peso.
In altri casi, dipende da lirbo a lirbo.
Su MONDAZZOLI (la RENZUSCONI dell’editoria) scriverei volentieri un EDITORIALE se avessi il luogo dove farlo. In due parole, è il concetto che mi ammorba più al mondo, come peraltro qualsiasi discussione sull’EDITORIA che supera il ristretto ambito lavorativo ed entra nel DIBATTITO anzi nel DIBBATTITO.
Senza formulare un giudizio, aggiungo qui solo che si tratta di un problema che definirei di ambito economico-industriale molto più che culturale (soprattutto, non “culturale” nel senso piagnone dei blog letterari), e che purtroppo viene trattato da punti di vista totalmente errati e fuorvianti, appunto da blog letterario. A volte, parlo dei media più grandi, credo ci sia addirittura malafede nel senso che determinati interessi appunto economico-industriali per coraggiose difese del pluralismo e della CURTURA, cioè la cultura come si dice a Roma.
Da parte mia, essendo di destra a differenza vostra, amo la libertà e la concorrenza e perciò ho molti boh, parecchi dei quali vengono però da lontano e da ben prima della FUSIONE (per esempio, gruppi editoriali che detengono da soli – non so esattamente ma i dati si trovano facilmente – non solo il 35% del mercato ma anche la totalità di fatto dei distributori – nel senso che quello grosso è uno solo – e di pressoché tutte le librerie è piuttosto sconcertante. Però, sempre essendo di destra, credo anche nella legge e nelle istituzioni e ho fiducia nell’antitrust (nel senso che se l’antitrust dice che se po’ fa’ tendenzialmente ci credo), e inoltre credo nell’individuo e nell’impresa e perciò nel trovare, tra questi giganti, il pertugio per dar loro sonoramente in culo, senza lacrime.
RIZZANDORI.
il libro di estivill è una delle cazzate più grandi che siano mai state scritte in tema bambini. l’hanno talmente tanto sputtanato che pure lui alla fine ha ceduto ammettendo che sì, forse non c’era nessuna base e che comunque non era da intendersi per bambini sotto ai 3 anni.
intanto ci sono mamme che si fanno i fogli excel da confrontare con le altre mamme sulle performance dei figli neonati e quelle coi figli più scarsi meditano l’infanticidio/suicidio e si danno al crack. estivill dovrebbe passare il resto dei suoi giorni tipo stallone in quel film sul carcere quando lo mettevano in isolamento (non ho voglia di cercare).
E tu come lo addormenti il tuo piccolo cucciolo d’amore?
secondo me se iniziamo a discutere di cose del genere qui su bastonate rischiamo il linciaggio.
la faccio breve: non può esistere un metodo univoco per far addormentare un neonato, così come non esiste un metodo univoco per farlo diventare un astrofisico o come non esiste un metodo per evitare che diventi un adolescente brufoloso spaccacazzi.
hanno una possibilità di espressione limitata e quando agiscono chiedono una reazione, ma bisogna capire perché agiscono e cosa cercano di comunicare, cosa c’è alla base di un comportamento specifico.
è difficile e stressante, e lo è ancora di più con il sonno, perché la deprivazione di sonno ti uccide e sentirli urlare la notte ti manda in berserk mode, ma pensare che ci sia un manuale di istruzioni come se un bambino fosse un frullatore non è la soluzione giusta, secondo me.
ps: questo vale anche per i metodi “buonisti” tipo “fateli dormire sempre nel lettone con voi!”. la mia più piccola a sei mesi si svegliava in continuazione e piangeva disperata se non le davo la mano, dopo notti da suicidio abbiamo capito che il problema non era la paura, ma il fatto che, avendo il sonno molto leggero, la svegliavamo in continuazione con i nostri movimenti e rumori. l’abbiamo messa in camera sua e ha dormito serena tutta la notte successiva. alla faccia de “i bambini hanno bisogno del contatto continuo”. il fatto è che ogni bambino è diverso e richiede reazioni diverse.
No ma quale linciaggio. Bastonate sta per diventare il più grande paternity blog del web, anticipiamo solo il cambiamento già in atto.
D’altra parte, i compratori di dischi che una volta conoscevamo (noi stessi) sono ora diventati dei PAPOLI o, se del nord, dei DADDIES, dei BABBI di merda che ogni tanto cercano di recuperare la brillantezza di un tempo cercando di far ascoltare i GOAT al cazzo di bimbo che poi subdolamente APPREZZA e li ascolta 24 ore su 24 e tu vorresti solo il SILENZIO e soprattutto che NON TI RIGASSE QUEL CAZZO DI DISCO.
Detto ciò, mio figlio è buono, dolce e perfetto, misurato e giusto in tutto, si diverte ha mille interessi suona canta parla le lingue (nel senso di speaking in tongues) e si addormenta da solo e si fa tutta la notte da quando ha un mese e mezzo, perciò da tipo un botto di anni e quindi non so che farvi C1A0 XDENTI!!!!1111
PS Mio figlio chiama il disco di Caizzi (cioè il disco dei Rainbow Island) “IL DISCO DEL PESCIOLINO”
comunque questa dei daddies è verissima, grindcore + paternity nuova frontiera di business per kekko farabegoli.
detto ciò: mia figlia a 18 mesi è una terrorista segnalata all’interpol, sfascia qualunque cosa, canta le filastrocche dell’asilo in tedesco e le piacciono molto havah e l’hardcore melodico anni ’90 (no use for a name in particolare).
si addormenta senza problemi ma si sveglia perché ha sete circa 5 volte a notte e stiamo finalmente riuscendo a calmarla perché qui in germania esiste l’asilo nido “black metal” (waldkinderkrippe) in cui li vesti in tenuta antipioggia e li molli 4 ore nel bosco con la maestra che è, normalmente, un ex agente della DDR. in questo modo, con una sessione di parco giochi di due ore al pomeriggio, sono arrivato a dormire 6 ore di fila. estivill puppa la fava.
Scusate per aver tentato di depistare la discussione e portarla su Rizzandori (più o meno poi sono quasi d’accordo, a parte che spero che il piano non sia preparare tutto per il Penguin di turno)
Colpa dei miei vent’anni ero ignaro di Estivill, ma in un colpo solo ne hanno parlato entrambi i miei fari in questo mondo che ci è ostile: Bastonate, e La Pina su Deejay. La Pina ieri ha detto che Estivill è vecchio e ha letto in diretta una favola che è la nuova cosa giusta. Io mi tengo il podcast registrato per quando sarà il mio turno, se non vi spiace. Oppure mandatemi qualche registrazione voi.