Da ragazzino avevo un cane. Cinque random facts sul mio cane.
1 si chiamava Snupi. Mio fratello voleva chiamarlo Lobo ma tutti gli altri pensavano che fosse un nome stupido, così si decise per un più neutro Snoopy perché all’epoca ero flippato per i Peanuts. Una mattina mio fratello si svegliò prima di me e mi lasciò un biglietto sul tavolo accanto alla colazione con scritto a caratteri cubitali “SEI PIÙ CANE DI SNUPI”. Quando lui e mia mamma andarono a registrare il nome, sembrò molto importante mantenere l’ortografia italiana corretta.
2 mangiava quasi solo avanzi. Avendo un negozio di alimentari in famiglia, non è che facesse esattamente la fame, e dopo qualche anno si ritrovò una panza allucinante. Mandava giù qualsiasi cosa ed era piuttosto geloso del cibo. Quando al negozio disossavano i prosciutti, portavano a casa l’osso con il prosciutto attaccato per spiluccarlo (spiluccare: termine romagnolo che descrive l’atto di spiluccare). Quando avevo finito di spiluccarlo gettavamo l’osso a Snupi perché ci giocasse. Quando avevo finito di spiluccarlo Snupi aveva già perso un paio di etti in sudori freddi, dopodiché dovevo stare attento a dove buttarglielo. Di solito lo facevo nel giardinetto sotto casa, di modo che nessuno avesse problemi. “Nessuno avesse problemi” si riferisce al fatto che quando Snupi aveva un osso nuovo, lui e l’osso giacevano al centro di un cerchio con un raggio di dieci metri, in cui se qualcuno entrava veniva assalito ferocemente e senza pietà. A volte era impossibile avvicinarsi al cane anche per due giorni.
3 mi piaceva una mia compagna di classe delle medie di nome Rachele (nome finto). Io ero una specie di genio della classe (quanto talento buttato) e lei mi aveva chiesto aiuto per qualche problema. Così ci eravamo messi d’accordo per studiare un pomeriggio a casa mia. Mi ero organizzato tre giorni prima per avere una stanza in cui non saremmo stati disturbati da mia madre nemmeno se avesse voluto farlo –cosa assolutamente probabile, così decisi di farlo nel vecchio soggiorno al piano di sopra, diviso dal resto della casa da due rampe di scale che mia madre non avrebbe affrontato anche solo per la schiena. Quel giorno Rachele venne davvero a studiare a casa mia. Si presentò bellissima coi capelli lisci e neri legati da un cerchio, gli occhi neri profondissimi ed una tuta verde immacolata, la ragazza più carina del mondo. Pensai quanto fosse incredibile che avremmo dovuto rimanere soli per due ore insieme, pensai “oddio glielo dico, mi piaci Rachele, voglio mettermi con te”. La accolsi in casa, la presentai a mia mamma e la portai al piano di sopra. Il problema è che nell’ultima ispezione per controllare che il salotto fosse a posto, avevo chiuso inavvertitamente Snupi nelle scale interne, fuori dall’appartamento. Snupi decise di protestare nel suo tipico modo passivo-aggressivo, e quando aprii la porta per andare di sopra scoprii che ci aveva fatto un monticello di diarrea subito dietro. così, nell’aprire la porta delle scale, disegnai inavvertitamente un semiarcobaleno di merda liquida nera e lucente che anni dopo avrei rivisto molto simile nel film Prometheus, e il tanfo improvviso non ebbe un buon effetto su Rachele, che passò il pomeriggio insieme a trattenere i conati. Considero pertanto Snupi l’unico vero ostacolo a quello che sarebbe stato, con ogni ragionevolezza, il mio futuro: convolare a giuste nozze con Rachele verso i diciott’anni e passare i pomeriggi a darle ripetizioni di matematica.
4 venne investito il giorno di natale. Era sostanzialmente impossibile tenerlo in casa, apriva buchi ad ogni recinto che tiravamo in piedi, a costo di scuoiarsi il corpo. Scopava con un riccio e litigava con gli altri cani, rischiava di finire sotto le macchine. Mentre pranzavamo coi cappelletti suonò il campanello, andai a rispondere, il mio vicino di casa mi disse “ciao francesco, buon natale! Vedi che hanno buttato sotto il tuo cane in fondo alla via”. Stava facendo a botte con un altro cane e una Fiat Tipo bianca non li vide. Lo portammo dall’unico veterinario di guardia il giorno di natale, probabilmente ubriaco, che gli fece una serie di cure e gli mise una stecca su una zampa. Lo portammo a casa con la parte posteriore del corpo che non funzionava, probabilmente per il trauma. Un altro veterinario ci insegnò a farlo pisciare premendo sulla pancia e a infilargli un clistere dietro per farlo cagare, e fu solo la terza veterinaria, due settimane dopo, a dirci che la spina dorsale era spezzata e che forse era il caso di smettere di farlo soffrire. Così, insomma, si beccò la puntura e una sepoltura illegale in un campo, la croce fatta con gli scassi e la legatura quadrata, come ai boyscout. Allego infografica legatura quadrata.
5 Non ho molte foto di Snupi. Tre o quattro in tutto, sfocate e piuttosto bruttine. Nel natale del 2012 mi arrivò una cartolina a casa che conteneva la pubblicità di qualcosa che poteva essere Sky. Sul divano, accanto a qualche persona sorridente, c’era un cane identico a Snupi, con la stessa macchia marroncina nello stesso punto; il clima natalizio e l’umore ballerino di quei giorni fecero il resto e passai più o meno una giornata a guardare la foto e piangere a dirotto. Delle volte, i cani.
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Il primo disco lungo di IO e la TIGRE uscirà il 10 dicembre per Garrincha Dischi. All’inizio del mese è uscito il video del primo brano. Gentilmente ci hanno concesso di ospitare la seconda anteprima: abbiamo scelto un brano che si chiama Io e il mio cane, che non parla esattamente di Snupi ma ha delle chitarre che spiluccano la carne dalle ossa. Buon ascolto.
(facebook QUI, Garrincha QUI, grazie Sfera Cubica, grazie tutti)
non ho mai avuto un cane ma mi sono commosso per la legatura… negli scout sfigati che ho fatto io la chiamavamo “legatura quadra” ma è lei…
m’è venuta voglia di legare un paio di pali…
Io e le tre allegre tigri morte.
Bellissima storia che mi ha fatto ripensare a Lola e Blek, due quadrupedi che avevo nei Favolosi Anni Settanta. Lui era vecchio e rognoso e ti ammazzava già solo con lo sguardo, perlomeno se riuscivi a intravederne gli occhi. Lola masticava cingomma, beveva vino rosso, perché da noi quello bianco era un po’ una cosa da forestieri. Lola una volta fece qualcosa di sbagliato e si mise in punizione da sola, seduta in un angolo, muso puntato contro la linea in cui i due muri s’incontravano.
Grazie per aver parlato di Snupi. Ma davvero scopava “con” un riccio? Bestia, che bestia!