NEITHER MILANO NOR ROMA – GUIDA PSICO-GEOGRAPHICA PER RICONOSCERE IL TUO OWN PRIVATE CALCUTTA

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Senza voler togliere o aggiungere nulla a tutto quello che verrà scritto e detto (in positivo, in negativo o in qualsiasi altra sfumatura delle 50 disponibili) su Mainstream, il disco di Calcutta in uscita il 30 novembre prossimo venturo, se provate questa volta ad ascoltare (citazione degli Articolo 31 del primo album di cui ho il demo), aldilà dello strìmming esclusivo sull’asse Fratelli D’Italia Milano-Roma (inteso come il film dove Massimo Boldi si finge un ultrà della Maggica invece è un tifoso del Milan) questa guida può darvi, proprio come dicevano gli Articolo 31, mille ragioni per sforzarvi di capire (resto del testo cercatelo tipo su raptxt.it, la canzone è TI STO PARLANDO).

Aldilà dei Massimo Boldi e dei Neri Parenti del caso (e della loro inevitabile rivalutazione etc etc) bisognerebbe nongià scrivere delle recensioni che lasciamo ben volentieri scrivere ai The Giornalisti del caso (o per caso, dove per caso non si intende Caso il cantante) lasciare parlare o la musica o chi conosce bene il soggetto di cui si sta parlando/scrivendo.

In questa direzione, avendo assolutamente 0 fiducia in strumenti che non siano quelli citati sopra, (quindi le recensioni, gli striming in esclusiva e le prese di posizioni aprioristiche sono escluse a priori) l’unica via praticabile che mi rimane per provare a scrivere qualcosa di significativo su Calcutta e su Mainstream (titolo assolutamente geniale se avete studiato scienze politiche come me) è provare a fornire delle chiavi di lettura per leggere, dopo aver ascoltato il disco, la genesi di Mainstream passando, per forza di cose, attraverso i due precedenti lavori di Edoardo.

Senza passare da lui, che tanto lui ce lo spiega con le sue canzoni, ma parlare con chi conosce bene il soggetto di cui si sta parlando/scrivendo.

Ecco perché ho chiesto di Edoardo a tre personaggi che in un modo o nell’altro c’entrano con quello che Edoardo è “diventato” musicalmente a fine 2015: Stefano Di Trapani aka Demented Burrocacao, che lo ha prodotto nel lavoro “di passaggio” fra il primo e il secondo album ma non solo; Christian Briziobelloche ha voce in capitolo sia come ufficio stampa che come discografico (Bomba Dischi), Antonio Giannantonio/Grip Casino di Geograph records che ha prodotto e fatto uscire il suo primo disco.

L’intento iniziale era quello di coinvolgere in una sorta di royal rumble i tre personaggi in questione e il diretto interessato, bella idea in teoria ma irrealizzabile per molti motivi nella pratica.

(Per il resto lo stimolo a scrivere di musica su un blog italiano per un pubblico italiano ultimamente è molto basso, ma ho scritto al boss Farabegoli che solo io potevo scrivere del ragazzo su Bastonate, interrompendo un silenzio bloggistico di un anno e due mesi. Ho molta poca fiducia nella comunicazione ultimamente, sia dal punto di vista dell’emittente, del messaggio, del medium e del ricevente).

In ogni modo, qualche spunto di partenza per conoscere meglio quello che sta dietro alla musica come prodotto finale: importante è da dove arriva Calcutta, Latina. Non Roma, Latina. Importante è chi bazzica e chi ha bazzicato, il giro Borgata Boredom/Dal Verme/RomaEst/Pigneto.

Fateci caso: la musica “interessante” arriva spesso e volentieri dalla “periferia” della città. Latina, non Roma (in questo senso potrebbero essere assolutamente azzeccate recensioni tipo “Dopo un album del 2012 con cui il suo nome era iniziato a circolare, fermandosi però poco fuori Roma Calcutta è riuscito a dare una forma compiuta al suo modo di fare canzoni, prendendo dai concittadini I Cani l’attitudine sfasciona e lo-fi -oltre alla passione per gli intermezzi inutili- e dai Thegiornalisti l’ossessione per i brani da singalong immediato). Leggete i testi e troverete riferimenti positivi verso la provincia e negativi verso la grande città. Che cantati da uno che si fa chiamare come una Metropoli assumono un significato ancora più significativo (Pesaro è una donna intelligente d’altronde).

Rilevante poi è il fatto che nel primo album tre titoli di canzoni erano tre nomi di donna, esattamente quante ne ha citate esplicitamente Battisti in totale nella sua carriera (Nicole, Isabella, Stella vs. Linda, Francesca e una caso tra Luisa Rossi e Anna. Ovviamente non ho verificato se Battisti abbia effettivamente citato solo 3 donne) e in una canzone Calcutta bestemmiava. Importante è Pomezia, come Latina. Non Roma. Come altrettanto importante è che dopo Milano in Mainstream viene Frosinone (leggo il giornale e c’è papa francesco e il Frosinone in serie A). Questi sono i particolari, come dice molto acutamente qualcuno sotto, che fanno la differenza nelle canzoni di Edoardo (assieme naturalmente a versi come Vestiti da Sandra/che io faccio il tuo Raimondo).

Cosa fa Calcutta in Mainstream? Pop, nella tradizione italiana nu-tradionalista (termine mutuato ovviamente dai Devo, cantautorato che non si prende sul serio che si miscela all’elettronica finto povera: come in un eterno 1981): nel nuovo album dentro c’è tutta l’elettrica salsa (citazione di Sven Vath quando si faceva chiamare Off, come in un eterno 1988) da italian folgorato (per saperne di più cercate la rubrica ITALIAN FOLGORATI su Noisey, l’autore è il personaggio in neretto sotto) del Luca Carboni “isolazionista” (1988 circa) che incontra le colonne sonore mai scritte dei film di Verdone, con quelle atmosfere malinconiche che incontrano gli Stadio che incontrano tipo Lucio Dalla (e non è un caso che in Gaetano Calcutta canti HO FATTO UNA SVASTICA IN CENTRO A BOLOGNA MA ERA SOLO PER LITIGARE: Dalla, gli Stadio e Carboni sono di Bologna, non di Roma o Milano. I Matia Bazar erano di Genova, non di Roma o Milano. Mainstream è stato poi missato e masterizzato dove? A Bologna. Lo scrivo solo per litigare) che incontra AlexanderPlatz (e infatti Milva è di Goro, provincia di Ferrara) che incontra Giuni Russo (che infatti ha fatto una canzone che si chiamava Limonata Cha Cha e Calcutta ha scritto Limonata senza il cha cha. E Giuni Russo era siciliana come Battiato infatti. E Calcutta sostituisce ad Alghero Peschiera Del Garda).

Tutto questo Calcutta lo fa nel 2015. Potrebbe essere il 1981 o il 1988 e nulla cambierebbe: sarebbero comunque delle canzoni de Cristo come dice qualcuno sotto.

Potrei proseguire per ore a supportare le mie tesi in una profezia che si auto-avvera. Ma mi fermo qui e lascio la parola ai nostri tre interlocutori chiave per capire Calcutta.

STEFANO DI TRAPANI / DEMENTED BURROCACAO

Non mi ricordo precisamente l’anno in cui ho incontrato Edoardo per la prima volta: credo sia stato il 2009. Ero a latina a fare il “roadie” delle Catering, che era il gruppo all female di Eva Won (Wow) che all’epoca era la mia ragazza. Quella sera ero particolarmente irritato per una battuta che aveva fatto uno sul loro conto, che avevo incassato male e in pratica mi ha condizionato la serata. Ad ogni modo mi ubriacai e a una certa arrivò questo pischello coi baffetti, guarda Eva e dice ( mentre stava suonando) “ ma suona la batteria?” e io “sì, che non lo vedi? Che domanda è?” e lui fa : “ si ma dico la sa suonare veramente ?” Al che io mi incazzo e da quel momento è quasi sfiorata la rissa, con me che me ne andavo insultandolo: insomma un battibecco in cui Edoardo lo avrei picchiato in due secondi netti se me lo avessero lasciato fare. Premetto che io sono gemellato con Latina perché i miei nonni vivevano a Sabaudia e a Latina avevo la mia band storica, gli Shokogaz. Dopo questo episodio in cui tutti cercavano di calmarmi e di farmi rivedere da altri punti di vista il giudizio sul ragazzo, ci fu in effetti un armistizio, probabilmente dovuto a una sua chattata su facebook. Alla fine, come nelle migliori e prevedibili favole, diventammo grandi amici. Ci vedevamo al bar tucano in zona Termini parlando di musica ( Edo ci scriverà anche una canzone su) e scoprimmo molti punti di contatto. Mi vendette un sinth per pagarsi il viaggio in America e poi mi disse che aveva questo gruppo, i Comunione, che erano abbastanza strani, c’erano due violinist e facevano pop. Li ingaggiai a scatola chiusa per il BABA, il festival weird che ogni anno porto avanti a Roma: all’ epoca insieme a me organizzava anche Grip Casino. Insomma i comunione però si sfaldarono tipo una settimana prima di performare, e quindi Edoardo mi propose questo altro progetto, i Calcutta. All’inizio erano in due, c’era alla batteria un ragazzo che ora milita in un gruppo punk hardcore molto ok, i No Fu. Insomma vengono, fanno questi pezzi folgoranti e Grip Casino decide di produrli per la Geograph, l’etichetta che aveva appena aperto. Era il 2010 e da quel momento Edo è diventato mio figlio, in senso artistico.

In un certo senso abbiamo lo stesso background, ci piace il pop che non ti aspetteresti, il noise, il punk hardcore, la roba italo disco squagliata. Lui ha anche lontane parentele con il cantante dei Bloody Riot, il che non guasta. Però nel frattempo si perse per strada il batterista, così rimase solo lui come Calcutta. Che non è il suo vero cognome, per chi non lo sapesse.

La gestazione del primo disco di Calcutta, uscito nel 2012, è stata delirante. All’ inizio la produzione era stata affidata al solo Cascao ( che milita nei Nastro e in Cascao e Lady Maru) ma Edo non si sentiva soddisfatto, le sessioni non decollavano, aveva a malapena registrato due brani. Soprattutto Edoardo aveva un problema nell’avere in testa arrangiamenti chiari, nel dove andare a parare. I suoi pezzi funzionavano benissimo chitarra e voce, ma nel momento di farli in maniera diversa si arenava. Cambiando idea ogni dieci minuti era impossibile andare avanti, e tra l’altro pensava che le session fossero troppo pulite. Quindi proposi di fare una chiusa nella mia casa di famiglia a Sabaudia e impostare il lavoro diversamente, registrando tutto su un registratorino a cassette degli anni 80 che faceva un suono stranissimo. Decidemmo di registrare tutto in una pineta, a notte fonda, solo lui voce chitarra e i grilli come percussione. Ogni i tanto qualche inserto elettronico via programmi per telefonino. Venne una cosa totalmente lo fi che pensavamo potesse piacere a Grip, invece lui ce lo boccio’ perché “troppo poco pop”. A quel punto dissi “ok, adesso fissiamo le session da Cascao ( che viveva a Bassiano in una casetta prefabbricata che pareva quella degli gnomi, con intorno un suggestivo uliveto) portando questi provini come base e la facciamo finita”. E funziono’, perché in pochi giorni unendo le nostre tre capocce e recuperando le vecchie session con Cascao riuscimmo a dare vita a “Forse…”, che è in effetti un ottimo compromesso fra pop e weird pop. L’ultima parola ovviamente fu di Grip, il quale entrò a gamba tesa su molti brani, ne scartò altri, fece impazzire un po’ tutti. Edo voleva tipo suicidarsi, io mi rifiutai di presenziare alle session di chiusura per non litigare e mandare tutto in merda, e alla fine fu una buona scelta perché chiudemmo il lavoro. Il titolo, mi sembra, glielo diedi io dopo che feci una serie di botta e risposta con Edo via chat, lui rispose con un “Forse…” e da li era fatta.

Il disco è andato molto bene, grazie a questa release Edo è riuscito a farsi conoscere, ma anche prima aveva un fan club di un certo piglio, tant’è che prima che uscisse Forse… venne pubblicato un disco tributo con gruppi che facevano le cover di Calcutta prima ancora che registrasse una sola nota. Fatto curioso che non capita a tutti. E poi è andato avanti senza promozione: solo per passaparola e per la forza dei suoi pezzi, cosa che boh…forse sarà capitata l’ultima volta in Italia col primo Ligabue (naturalmente ci fa cacare a entrambi, ma puo’ essere che se sta alla canna del gas e chiama Edo uno scarto glielo regala..)

The Sabaudian Tapes

Pero’ il fatto che il disco fosse “pulito” in qualche modo non andava giu’ a Edo, a me ancora meno. Siccome pensavo che molto del materiale scartato per Forsefosse in realtà una bomba in quanto sembravano piccoli quadri naif, incompiuti ma pieni di sentimento, proposi di pubblicare per la mia netlabel Selvaelettrica le registrazioni che Grip aveva scartato usando solo ed esclusivamente gli inediti , con solo pochi overdub di voce. Ad esempio “il tempo che resta”, che è un pezzone, venne escluso da Forse…, sostituito con la sua versione “singalong”, solo strumentale. Per me quello e “Fari” erano due grandi pezzi che meritavano di vedere la luce. Ma anche gli altri, oltre a far venir fuori il work in progress dietro a Forse… e quindi il modo in cui compone Edo, tiravano fuori la sua parte weird, psichedelica, punk, lo fi applicata al pop. Infatti ascoltavamo molto Magical Mistery Tour in quel periodo, ma anche molta roba di Baglioni periodo Assolo che è veramente il top del marcio. La ciliegina sulla torta è stato “mi piace andare al mare”, che era un grande pezzo estivo ed è stato spesso coverizzato tipo che ne so, dai Camillas, ed infatti pubblicammo tutto per l’estate. La cassetta fu richiestissima tanto che ancora adesso fatico a stare dietro agli ordini, non pensavamo assolutamente che qualcuno la richiedesse essendoci il freedownload. Ricordo quelle session come dei momenti molto intensi, in cui finivamo proverbialmente ubriachi lerci a dire cazzate. ci siamo divertiti assai: anche se all’inizio Edo non era convinto dei pezzi però alla fine ha fatto di suo pugno anche la copertina che lo ritrae (giustamente) come un ritardato mentale.

Dopo questo disco abbiamo messo su una serie di progetti paralleli insieme: i Magici, in cui sperimentiamo una vapor wave “fantasy” diciamo, e le Suore Adoratrici Del Sangue Di Cristo in cui facciamo performance pura a sfondo cristologico di mortificazione a se stessi. Insomma cose abbastanza lontane dal pop, anzi.

Invece rispetto all’ ultimo album il discorso è che edo voleva una cosa mezza elettronica mezza no. Grip voleva che si staccasse dalla Geograph e trovasse un’etichetta piu’ consona al suo lato pop, all’ inizio voleva produrlo lui e farlo pubblicare ad altri ma poi il modus operandi non era chiaro penso a nessuno. Io avevo delle idee riguardo agli arrangiamenti che richiedevano una certa tempistica dilatata, Edo era abbastanza impaziente: diciamo che girava a casaccio di palo in frasca ma all’ improvviso trovò la Bomba dischi interessata a farlo uscire. Li’ alla fine sono entrate in gioco altre cose, c’era una deadline, Edo anche in questo caso ha sofferto a mettere a fuoco gli arrangiamenti, ha cambiato diversi produttori, voleva comunque cambiare team e provare altre strade. Addirittura molti progetti di 7” sono saltati perché non riusciva a finire un cazzo. Abbiamo discusso molto rispetto alla linea che voleva seguire, ho sentito molti provini alcuni dei quali ho aspramente criticato, ancora adesso ne discutiamo ( ci ho litigato proprio ieri, evidentemente è ancora un po’ come quando ci siamo conosciuti). Ma alla fine penso che sia sacrosanto che faccia il suo percorso in una materia che ancora deve esplorare appieno. Ed è riuscito a chiudere il disco prima di quello che prevedevo: ha anche trovato un concept che è quello di “fare il mainstream” e quindi di mettere in luce la parte “pulita”, se vogliamo anche “artefatta” della sua musica, insomma smascherare il teatrino del pop dall’interno. Tutto il contrario della zozzeria delle sabaudian tapes e del compromesso di Forse. Diciamo che questo è l’altra faccia della medaglia. Ovviamente secondo me si perde tutto il discorso psichedelico, quella sua parte niente affatto rassicurante che secondo me è la sua vera forza… ma rispetto alle Sabaudian probabilmente un fanatico di pop italiano potrebbe obiettare che, appunto, si perde il discorso “da classifica”, “a presa rapida”. Ad ogni modo i pezzi in quanto tali rimangono, e se c’è uno che in Italia sa scrivere pezzi pop che funzionano sia weird, sia con la chitarrina, sia iperprodotti, sia voce solo o fischiettio per la strada, o che li canta un cane abbaiando, quello è Edoardo. Perché quello che dice nelle canzoni è vero, anche quando sono una serie di cazzate dietro l’altra. Tant’è che purtroppo a volte non ha filtri , riesce a esse stronzo e se dovrebbe mozzicà la lingua…ma questo fa parte del carattere, è un ariete e ha la testa dura. Ed e’ sempre mi fijo.

BRIZIO/BOMBA DISCHI

Non ricordo bene come ho conosciuto le canzoni di Edoardo, il primo ricordo su di lui che ho è che sono andato a vederlo una sera d’inverno a Dal Verme con un po’ di amici (uno dei quali dopo mezza canzone è uscito per non rientrare mai più perché “ma che è sta merda”, ma che poi ha imparato ad amarlo) che avevo convinto ad accompagnarmi. Che poi mi è successo tante altre volte che gente a cui l’ho fatto ascoltare pieno di entusiasmo mi abbia detto “ma che è sta merda”, è una classica reazione prodotta da lui, no vie di mezzo, o bianco o nero. Tornando a noi, era la stessa serata di cui ci sono vari documenti video su Youtube, in cui lui suona sul divano di sopra e tutti (parlo di venti persone, massimo trenta) cantano le canzoni di “Forse” tipo singalong, da prima fila di concerto hc, braccia alzate e dita che puntano il cielo. Ecco, “Forse” l’avrò regalato ad almeno sei persone, per me è stata una folgorazione, finalmente anche io avevo il mio cantautore italiano di riferimento. Edoardo ha una capacità impressionante di scrivere canzoni pop, gli riescono naturalmente cose che invece altri musicisti devono lavorarci mesi, anni, per ottenere (spesso nemmeno riuscendoci o non risultando credibili), credo sia chiami talento naturale. Ecco, l’altra chiave è questa urgenza, una cosa che cerco spesso nelle robe artistiche di cui sono fruitore, o meglio, che mi colpisce nelle cose quanto la trovo, nel bene e nel male Edoardo è quello che vedi, le canzoni che scrive non sono “paracule” perché dietro c’è una strategia lucida, programmatica, di voler piacere, sono “paracule” perché gli vengono così, perché non potrebbe scrivere diversamente. Questa sua urgenza è una roba importante e delicata che dovremo cercare di proteggere e mantenere in futuro, spero ci riusciremo o noi o chi per noi. Poi mi piaceva all’epoca questo suo mescolare il lofi con musichette e testi che anche mia madre avrebbe potuto apprezzare, quindi cose apparentemente innocue che invece affondano in una tradizione musicale precisa, quella sfumatura anche attitudinale, che magari nemmeno la noti, ma che invece fa la differenza rispetto che ne so a Cesare Cremonini (uso lui come esempio di archetipo pop italiano). Sono assimilabili, per dire, ma sono esattamente l’opposto uno dell’altro, perché pure se il risultato è simile, è il percorso che è diverso, l’approccio, mi sono spiegato? Ecco, sì, poi mi piace questo suo camminare su questa linea invisibile che divide demenza e disperazione, soprattutto nei testi, quella linea di confine che te lo fa o amare o considerare un coglione, una macchietta, come quando sul palco stoppa le canzoni, dice stronzate, una cosa che di base a me non piace, trovo dei pagliacci quelli che lo fanno, tipo quello dei Nobraino, invece con lui mi piace molto, perché gli viene bene, è credibile, tornando al discorso poi del talento naturale. È un po’ come il Truceklan, per fare un altro esempio, se li ascolti superficialmente puoi pensare che siano solo dei mongoloidi, per me invece sono stata a suo tempo la cosa più rivoluzionaria nel rap italiano degli ultimi quindici anni, hanno sempre avuto tutto un sottotesto incredibile legato alla cultura pop, tipo i libri di Zizek. Quindi credo che più di tante altre esperienze musicali, sia Calcutta che Truceklan siano nelle orecchie di chi ascolta, come sei tu, il tuo background e tutte ste cose qua. Comunque ad un certo punto (in realtà da subito) ho pensato che era un peccato che Edoardo arrivasse a così poche persone, trovavo la cosa sprecata, e io di solito odio gli sprechi e volevo valorizzarlo. Quindi ho cominciato a rompere il cazzo agli amici con cui condivido questa piccola etichetta che si chiama Bomba Dischi per fargli un disco, all’inizio nessuno mi dava credito, quindi mollavo la presa, poi ogni tanto gli ridicevo del disco, insomma la faccio corta, alla fine si sono convinti e il disco è stato tipo un cesareo, a ‘na certa sembrava non sarebbe mai stato finito, e invece siamo qui a parlarne come di una cosa potente e in prospettiva chi lo sa, a conferma che il famoso adagio no pain no gain dei porno giapponesi probabilmente ha il suo perché. Comunque il succo è che lofi o non lofi, synth o non synth, prodotto o non prodotto, tolte tutte le impalcature rimangono le sue canzoni, che so de Cristo.

GRIP CASINO/ANTONIO GIANNANTONIO

Mi capita a volte, qualche mio amico mi dice: tu hai scoperto Calcutta, eh ma tu l’hai scoperto. Io gli rispondo: No, si è scoperto da solo. Io non n ho fatto niente. Semplicemente non ha mai avuto bisogno di qualcuno che lo scoprisse.

Sin dalle prime volte che è venuto a cantare a Roma, ho sempre visto in lui grande impegno. È sempre stato addosso alle sue canzoni. A lavorarci assiduamente. Una continua e lenta coltivazione. E da quando lo conosco parliamo quasi sempre del suo lavoro. È molto sveglio, dotato di un gran gusto e per farsi conoscere sa far affidamento benissimo su tutte le sue qualità.

Il nostro rapporto è sempre stato molto giocoso dove entrambi abbiamo un ruolo prestabilito da portare avanti. Io mi fingo un manager musicale navigato e lui, impersonandolo davvero però, è il ragazzo prodigio dal braccio d’oro – è il ritratto del giovane artista da cucciolo. È lo spirito inquieto che cerca le strade nascoste dell’empireo.

Spirito di conquista, voce calda, chitarra di corde vere.

In Italia oggi se c’è qualcuno che dovrebbe prendere soldi per scrivere e cantare è di certo lui. In un sistema comunemente denominato music business dove un musicista viene pagato per lavorare, stare lì a produrre cose per l etere, è sempre di lui che stiamo parlando.

Detto questo non saprei cos’altro aggiungere. Quello che fa lo possiamo ascoltare non penso ci sia bisogno di dover raccontate la sua poetica e le sue mosse.

La gente lo segue e s’appassiona.

Questo è quanto

Senza voler togliere o aggiungere nulla a tutto quello che verrà scritto e detto (in positivo, in negativo o in qualsiasi altra sfumatura delle 50 disponibili) su Mainstream, il disco di Calcutta in uscita il 30 novembre prossimo venturo, se provate questa volta ad ascoltare (citazione degli Articolo 31 del primo album di cui ho il demo), aldilà dello strìmming esclusivo sull’asse Fratelli D’Italia Milano-Roma (inteso come il film dove Massimo Boldi si finge un ultrà della Maggica invece è un tifoso del Milan) questa guida può darvi, proprio come dicevano gli Articolo 31, mille ragioni per sforzarvi di capire (resto del testo cercatelo tipo su raptxt.it, la canzone è TI STO PARLANDO).

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