Odio il primo aprile

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Lavoro nel giardinaggio. Qualche giorno fa ha chiamato in ditta un agente di commercio, uno che sta in questo business da tipo 35 anni, un tizio scolpito nella pietra che tiene in scacco i suoi clienti. Ha cercato il più alto in grado presente in azienda ed era un giorno abbastanza scarico per cui fossi io. Mi ha chiesto, molto allarmato, un riscontro sulla nuova legge approvata dal governo, secondo cui la coltivazione domestica di ortaggi sarà illegale a partire dal primo gennaio 2016.                                 

(gli scoppio a ridere in faccia, s’incazza, riattacca il telefono, lo richiamo e gli chiedo delucidazioni)

Un suo cliente ha scaricato la cosa da un sito, mi dice. è un sito affidabile. Cosa fatta, entro il 2016 nessuno può più fare l’orto, mi dice. È una cosa delle multinazionali, mi dice. Ricomincio a ridere, poi mi calmo e gli dico che non è vero, lui s’incazza ancora, mi dice di portargli prove che non è vero perché il suo cliente sta pensando di chiudere, come faccio senza gli ortolani? Ecco. Gli chiedo se ha bisogno di una certificazione scritta dalla mia azienda in cui non ci risulta che questa cosa delle multinazionali sia vera, o che altro. Mi dice “sì, magari”. Così, di lavoro emettiamo documenti casuali. La cosa veniva effettivamente da un sito rispettabile, pagina datata primo aprile 2015.”

 

Mi autocito tipo Scanzi. Questa cosa l’avevo scritta in un post che ho pubblicato il 22 giugno 2015. Nei mesi successivi quell’episodio si è rivelato solo il primo di una dozzina di episodi analoghi, accaduti lungo tutto l’anno. La situazione è quasi sempre la stessa: dentro al post c’era il link a una fonte esterna, che ti direzionava all’immagine di un pesce; i rivenditori però si trovavano davanti coltivatori domestici genuinamente spaventati con in mano dei fogli usciti da una stampante. Alla fine, nel clima da ufficio è anche un modo di farsi una risata, magari alle spalle di qualche sprovveduto che non campeggia su internet ogni minuto del suo tempo libero e non ha fiutato la bufala nei primi tre minuti. Dall’altra parte il mercato su cui lavorano le ditte come la mia è fatto soprattutto di coltivatori sessantenni e hobbisti che identificano i periodi di semina a partire dalle fasi lunari; la rivoluzione digitale li ha toccati di striscio, e perlopiù in modi paradossali. Nel mio caso, ad esempio, il paradosso è di essermi trovato più volte nella condizione di dover provare un negativo e finire in una situazione lynchiana in cui un mio cliente mi chiede di dichiarare in carta intestata che -diocristo- secondo la mia ditta quella cosa che hai letto su internet è falsa e la coltivazione domestica del broccolo non risulta interdetta da alcuna normativa internazionale. Ma come si fa a spiegare a un povero cristo che il portale da cui ha raccattato la notizia è affidabile per tutti i giorni dell’anno a parte uno? Il risultato, diciamo così, è questa circolare che purtroppo non ho ancora spedito.

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Gentile Cliente,

le persone che abitano dentro ad internet passano settimane e settimane a programmare esilaranti scherzoni del cazzo da pubblicare sul loro sito/pagina facebook il giorno primo aprile. Si siedono a guardare e godono come dei verri quando qualcuno le condivide inavvertitamente, prendendoli per reali senza dare un’occhiata alla data di pubblicazione.

Ci tengo personalmente a puntualizzare che, una volta usciti dalle logiche di certi automatismi sociali contemporanei, queste cose non fanno ridere. Non parliamo tanto dell’aggregato, quanto di una ragionevole approssimazione della realtà secondo cui nessuno di questi cosiddetti pesci d’aprile abbia mai fatto ridere, nonostante vada avanti da quando possiedo un computer e una connessione ad internet, l’abbiamo fatta tutti ed è difficile pensare che il prossimo anno andrà peggio. La sua lamentela, anzi, è indice del fatto che ormai ciò che viene raccontato su internet non rimane più ad uso e consumo del fantomatico “popolo di internet”, e sta influendo sempre più radicalmente nella vita di ogni giorno, fino a giungere all’ordo dei Suoi clienti.

Questo è senza dubbio un dato preoccupante. Da anni sogno di venire narcotizzato la sera del 31 marzo e svegliarmi un po’ stordito alle 7.30 del 2 aprile. Purtroppo ho deciso di condurre la mia esistenza all’insegna del chissenefrega, e di solito non do così tanto peso a queste questioni, limitandomi ad accettare l’idea di non poter leggere articoli d’informazione il giorno primo aprile a meno di non essere disposto a buttare via tempo per debunkare il tutto.

Credo di parlare a nome della mia ditta, e delle ditte mie concorrenti, nel sostenere che sarebbe atto di cortesia, almeno per i siti con un briciolo di reputazione e credibilità, togliere la pagina dello scherzone alle 23.59 del primo aprile, in modo da evitare malintesi e far sì che i loro scherzoni del cazzo non abbiano ripercussioni sul lavoro del ns Ufficio Ordini nei giorni/mesi successivi. Va detto tuttavia che l’impostazione bullista dell’internet contemporaneo considera la cortesia un concetto antiquato e palloso, orribilmente riconducibile al pre-internet (un’epoca barbarica in cui le persone ancora rischiavano la faccia di persona per attaccarti un pesce di carta dietro la schiena) (e sì, nel nostro ufficio c’è ancora chi lo fa) (venendo giustamente pestato a sangue).

Nel caso di specie, tuttavia, e riferendoci all’articolo che Lei ci ha gentilmente faxato, ci sentiamo di assicurarle che anche il prossimo anno nessuno dei suoi clienti verrà pestato dalle forze dell’ordine per aver piantato pomodori nel suo orto domestico. Diverso, purtroppo, il discorso per le piantine che Lei sta coltivando all’interno della sua vasca da bagno.

Cordialmente,

Francesco Farabegoli
Ufficio Commerciale
Rutferrhedshed s.p.a.

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