Il nuovo disco dei Deftones è una palla al cazzo, principalmente perchè non ha i pezzi. Va detto che i Deftones post-Around The Fur (cioè da quando Moreno ha preso più o meno il comando della baracca) hanno sempre avuto il problema dei pezzi, ma nella prima fase si trattava di un problema del tutto marginale: c’erano dei singoloni con gli accordi e le linee vocali che sembravano scritti da Gesù e poi c’erano quelle canzoncine medio-basse in cui Chino Moreno si cimenta in quel cantato teatrale alla Renato Zero e il gruppo che gli vanga dietro nel vano tentativo di tenere in piedi la musica. Questo problema esplose la prima volta che riuscimmo ad ascoltare il plurianticipato progetto Team Sleep: da lì in poi si è capito che ok tutto ma forse bisognava togliere un briciolo di potere al cantante. Suppongo che sia stato troppo tardi: passata la soglia psicologica dei quattro album, la canzone-riempitivo dei Deftones ha smesso di essere il perverso valà che vai bene per arrivare a dieci pezzi del disco, ed è diventata la portata principale dei dischi, e poi -negli ultimi due album- l’unica roba disponibile. Se mi ascoltassi Gore senza conoscere i Deftones penso che li troverei imbarazzanti: è una palla al cazzo e non c’è un pezzo, manco uno, che abbia la minima ragione di farsi ricordare. Non è il solo gruppo vecchio vent’anni a cui è successo, ma per loro c’è ancora una notevole fetta di appassionati disposta a spendere soldi nei loro dischi in quanto belli, o in quanto importanti oggi, e non in quanto dischi dei Deftones.
E nonostante questo non si riesce a non fare il tifo per i Deftones. Non so nemmeno dire perchè, ma anche nel momento di massima tristezza ed imbarazzo la musica dei Deftones continua ad avere una sua perversa ragione di esistere. Voglio dire, ok, capisco qual è il problema, e se fossi io a legiferare non si permetterebbe ai gruppi come loro di pubblicare musica a meno di non avere dei pezzi decenti, o comunque li si obbligherebbe ad avere almeno la buona di creanza di andare a fare shopping in giro e registrare pezzi scritti da altri. Ma va anche detto che in tutta questa fiera del non-necessaria, anche oggi circola un sacca di musica pesantemente ispirata a quella dei Deftones. Penso a Deafheaven e tutti quei gruppi trascendentalpostblackmetal che hanno mutuato la malinconia sinfonica e sfasciona del gruppo di Sacramento e l’hanno applicata ad un contesto così ridicolo che, al confronto, anche il disco peggiore dei Deftones (cioè Gore, siamo almeno onesti su questa cosa) sembra quasi il trionfo dell’innocenza e della buona fede applicata alla musica metal. E finché i gruppi di cui sopra godranno della street cred di cui godono, piuttosto continuo a fare il tifo per Stephen Carpenter, che almeno ci mena di suo e ci ha messo la faccia dal giorno uno. Non voglio dire che Gore non sia una palla al cazzo e che valga tutti i 15/20 euro che comunque (fiuu) non spendereste nel CD, ma ci sono modi molto peggiori di buttare gli stessi soldi pur sentendosi più allegri e soddisfatti.
“i Deftones post-Around The Fur hanno sempre avuto il problema dei pezzi”
wow, un po’ pesa questa.
proprio nessuna pietà per l’operato di moreno su cavallino bianco” ?
(disclaimer: solo curiosità. non per far partire il pippone)
cmq, bel pezzo, come al solito.
Io Around the fur è l’unico disco dei Deftones che digerisco, ma ho smesso di dirlo perchè non ce la facevo più a farmi prendere a male parole.
Io li avevo accannati da qualche parte attorno agli inizi 2000 per cose “più serie” che ne so gli Strokes o gli Interpol… poi li ho ripresi x caso con Koy No Yokan (non so come si scrive, cmq quello lì) scoprendo che sono tra le poche cose metal che riesco ancora a sopportare, ma come dici tu, mica sono i Fugazi eh….
Da brividi…tutto.
Che bello, vi hanno scoperto i pischelli.
ah sì?
@mattem – no cioè a me white pony piace un casino, ma è su white pony che iniziano a comparire i riempitivi non-al-livello dei pezzi migliori. però come scrivevo “nella prima fase si trattava di un problema del tutto marginale”. è in seguito che il problema è diventato grosso.
Concordo sulla parte dei riempitivi, infatti ho sempre avuto difficoltà a sopportare un loro album intero, Around the fur compreso.
Gore però mi piace molto, perchè mi sembra che abbiano mantenuto alcune caratteristiche peculiari (il cantato, “la malinconia sinfonica e sfasciona”, certi muri di chitarre) ma evolvendoli e attuandoli al 2016.
Se avessero rifatto oggi un pezzo come My own summer sarebbero stati decisamente più ridicoli, già vieni da un genere musicale che è morto 10 anni fa, se non provi a cambiare qualcosa lascia proprio perdere!