Cat’s Eyes – Treasure House

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Detesto Faris Badwan in ogni singola fase della sua carriera e questo influisce molto sul pregiudizio con cui mi approccio a tutti gli album che pubblica. Non so nemmeno dire perchè li ascolto ma lo faccio sempre, ecco, non me ne perdo mai una. Se vogliamo è anche un po’ paradossale perchè ebbi la sfortuna di conoscere gli Horrors ancora prima che facessero dischi, un concerto terribilmente scrauso durante il loro primo tour italiano a cui sembrava obbligatorio presenziare se si voleva capire dove cazzo stesse andando la musica indie.

(e ci siamo trovati in mezzo un incubo popolato da modelli-musicisti convinti di essere vampiri e circondati da un paio di dozzine di groupie che giravano l’Italia allo scopo di assecondarli in questa fantasia, in sostanza un preair del primo Twilight diretto da Tim Burton)

(triste a dirsi, era effettivamente il posto dove cazzo stava andando la musica indie)

Insomma, detesto Faris Badwan, questo suo non accontentarsi di essere quella cosa adolescenziale lì che già rompeva già abbastanza il cazzo, no, ha bisogno di sentirsi un artista completo e strada facendo di cambiare genere ogni volta che mette mano a un disco degli Horrors o del side project Cat’s Eyes, manifestare ad ogni occasione la pretenziosità del visionario senza del visionario avere, ehm, la visione. Accanirsi su questi personaggi può essere una cosa piuttosto facile e stronza, è come ridere dietro al belloccio di paese che sta tentando la carriera di attore in film di merda. Ma d’altra parte è così pieno di critici compiacenti che si esaltano genuinamente con Horrors e Cat’s Eyes (“non giudicateli dall’aspetto fisico, anche loro hanno ascoltato i Cure“) che viene quasi naturale calcare un po’ la mano. Gentilissimo Badwan a fare discacci come questo che mi permettono di non cambiare idea.

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