I giorni scorsi ho riletto qualche vecchio articolo del mio blog e ho trovato diversi riferimenti a una figura di appassionato compulsivo di musica in cui -in tutta franchezza- non mi riconosco più: quella di un acquirente che mensilmente spendeva centinaia di euro in dischi e concerti, che aveva un’agenda di massima degli appuntamenti da non perdere per nulla al mondo e che andava in fibrillazione ogni volta che entrava in un negozio di dischi e vedeva un cassettone delle offerte ben fornito. Così ho pensato di fare un elenco di quelle che sono oggi le mie abitudini nel consumare la musica. Non so se serva a qualcosa, ma ormai l’ho scritto.
QUANTI DISCHI COMPRO
Nell’ultimo anno ho comprato una quindicina di dischi in vinile, che per la media degli ultimi vent’anni significa che non ho comprato dischi in vinile. D’altra parte ho comprato più o meno la stessa cifra di dischi in CD, il che allarga l’affermazione al mio acquistare musica in generale. La ragione principale è che non ho soldi da spendere nei dischi, la ragione secondaria è che se non avessi alternative a poco prezzo (streaming, download, esclusive, cazzi e mazzi) probabilmente i soldi da spendere nei dischi li troverei. Ho comprato, dicevo, una quindicina di dischi in vinile, di cui forse 4 in un negozio di dischi, che ho visitato un po’ per carità cristiana e un po’ perchè vuoi non passare da Radiation quando sei a Roma, eccetera. La maggior parte delle cose comunque le compro ai banchetti. Se c’è una maglietta carina preferisco comprare una maglietta piuttosto che un disco; se il disco è in vinile e CD compro quasi sempre il CD; non compro quasi mai CD che costano più di 10 euro (massimo 12); non compro quasi mai vinili che costano più di 15 euro, a meno che non siano doppi, e nel caso posso arrivare a spendere 20 euro -ma non sono propenso ad acquistare vinili doppi. Se c’è un 7”, tendenzialmente compro quello. Non faccio mai acquisti online di dischi fisici, non utilizzo discogs, non guardo le offerte Amazon da cinque o sei anni.
QUANTO ASCOLTO IN STREAMING
Non ho sottoscritto abbonamenti a servizi di streaming tipo Spotify o Apple Music: non è tanto per i soldi che mi chiedono, è un misto tra boicottaggio politico e paura di buttar via troppi giga di traffico mobile. Bandcamp è la mia piattaforma preferita sia per lo streaming che per il download (e anche invero per cercare musica a casaccio). Molto del mio consumo in streaming è legato al momento: mi ascolto il nuovo disco dei WRTASETASGASD in esclusiva su Noisey o chissà che altro, e almeno nel 90% dei casi quello è l’unico ascolto che do al disco. Non utilizzo nessun’agendina degli ascolti, mi muovo perlopiù cullato dalle circostanze, seguendo un algoritmo cognitivo autocostruito per cui, se un dato disco è disponibile in un dato momento e io ho 30 minuti a disposizione, mi ascolto il disco. Altrimenti vaffanculo.
QUANTO SCARICO
Scarico poco e con molta discontinuità, non faccio più alcun riferimento agli mblog (newalbumreleases, nodata etc). Anche qui mi muovo molto a caso: un giorno ho due ore libere a casa e scarico tutti i dischi che mi viene in mente di recuperare, alcuni dei quali alla fine non mi prendo manco il disturbo di buttare dentro la libreria di itunes. Quelli che ci entrano sono grossomodo l’ossatura dei miei ascolti reali: da iTunes al telefonino e da lì in macchina, assieme a un centinaio di CD senza custodia infilati in ogni buco disponibile in macchina, che entrano nel lettore sempre meno spesso. I miei viaggi in auto durano un’ora e venti al giorno. Di tanto in tanto compro dischi in download da Bandcamp, ma più spesso no.
COSA ASCOLTO
In giro per la stampa di settore ci si chiede sempre più spesso se il “rock”, inteso genericamente come musica anglosassone suonata, sia vivo o morto. Questa cosa dipende soprattutto dal fatto che la musica si ascolta sempre meno negli ambienti e sempre più nelle orecchie. Ci sono molte componenti ideologiche che infiammano il dibattito, ma la verità è che l’ascoltatore-tipo di musica moderna, specie nelle grandi città, è una persona che si sente i dischi su un lettore mp3 o su un telefonino con delle cuffie, magari mentre passeggia lungo un viale con la nebbia fuori o si aliena dal mondo durante il viaggio in autobus e magari la sera gira per i club. Ad esempio uno dei miei dischi preferiti di quest’anno è quello di Ital Tek, che in questa situazione è semplicemente perfetto, ma è assolutamente impossibile ascoltarlo in macchina perchè crea un tipo di disagio che non va bene alla guida, si sposa male con il rumore di fondo del motore e ha effetti collaterali spiacevoli -a volte tocca staccare il disco e capire se era il disco o la macchina ingolfata. Quindi per dire in questo momento sto passando una fase molto indie-folk con chitarre sottili e linee di basso semplici, che vanno bene sia per decomprimere che per non impegnarsi ad ascoltare la mattina. Per dire, insomma, che c’è un modo di vivere la musica che è personale e non sociale, e va valutato nel processo di analisi. Nel momento in cui si ammette un certo tipo di anacronismo legato ad esempio alla musica suonata che esclude l’automobile, si sta ridisegnando di propria sponte una mappa che è sia culturale che logistica, togliendo legittimità ad un consumo decentralizzato della musica (mentre magari nell’iphone passano cose tipo Gqom Oh!). Ed è piuttosto bizzarro perchè l’auto è un punto di aggregazione abbastanza tipico della condivisione musicale, della musica come condivisione sociale ed espressione di elitarismo al contempo, nel senso, l’ascolto della musica in auto segue certe dinamiche di religiosità pagana che tendono spesso a far sì che alcuni dischi vengano anche sopravvalutati, oltre che a creare una dimensione di ascolto collettivo e livellamento universale che è stata sfruttata commercialmente in una milionata di salse diverse -giusto per fissare un punto di massima: parlando di utilizzo del mezzo musica, tra le pubblicità della TIM con Chiara Galiazzo e il Carpool Karaoke di Corden con Michelle Obama non c’è nessuna differenza (ne consegue anche che fate bene a usare gli hashtag e a cercare di far girare la macchina del profitto).
QUANTO ASCOLTO
Al di fuori della macchina ascoltare musica è sempre un po’ un’impresa. La sera non ho voglia di farlo a meno che non debba farlo per forza, a casa c’è una bambina piccola e quindi la lista delle cose ascoltabili si riduce di un bel po’ -da un punto di vista razionale penso di essere un po’ esagerato, ma credo che i genitori che pensano sia tutto sommato ok far ascoltare gli Angels of Light o altra merda funebre a una bambina di tre anni non sono diversi dal comitato genitori di Sparta che decideva quali neonati andavano gettati da una rupe e quali potevano essere cresciuti dentro la città. Quindi insomma, macchina e poco altro. Supplisco alla mancanza di tempo con rotazioni più basse: se un disco non mi ha interessato alla seconda o alla terza canzone, non mi ci accanisco. Stando fuori dai dischi che devo ascoltare per forza, penso che la percentuale degli album che ascolto dalla prima all’ultima nota stia intorno al 3%. Gli altri li metto e li tolgo dopo quattro o cinque canzoni, magari li riprendo in un altro momento. Non mi prendo mai tempo per ascoltare un disco e basta: ascolto e guido, ascolto e faccio spesa, ascolto e scrivo, ascolto e disegno, ascolto e leggo. Non sono la persona più multitasking del sistema solare, quindi mi perdo parecchie cose dei dischi che ascolto.
COME VALUTO LA MUSICA
Da quando scrivo di musica, a torto o ragione, ho sempre dato una valutazione sommaria dei dischi di cui mi occupavo, basata sul fatto che valgano -o meno- i soldi che ho speso o dovrei spendere per comprarli. Questa valutazione non è più vera da anni: la mia prima valutazione è legata al tempo impiegato per ascoltarli. Questo introduce anche una scala di valori relativa, nel senso che ci sono dischi da dieci minuti e ci sono dischi da due ore, e poi ci sono dischi da due ore di cui tutti ascoltano dieci o dodici minuti. La percezione del tempo è molto umorale, nel senso che in certi giorni ho perso tempo ad ascoltare un certo disco e in altri giorni ho speso tempo ad ascoltare lo stesso disco. Ma d’altra parte anche “quindici euro” è un dato che in sè non significa nulla.
QUANTO SONO AGGIORNATO
Rispetto anche solo a tre o quattro anni fa noto un sensibile decremento della mia paura di perdermi cose. Molto spesso decido scientemente di non ascoltare certi gruppi o artisti che piacciono a tutti, per una specie di postulato secondo cui se questo disco unisce due persone di gusti e sensibilità così diverse, è roba con cui probabilmente non voglio avere a che fare. È un assunto che mi porta a prendere molte cantonate, ma nella maggior parte dei casi si rivela piuttosto affidabile. Ancora una volta, l’ammontare di tempo e soldi definisce le strategie. È possibile che io perda pezzi fondamentali del discorso musicale odierno, ma non credo che conoscere tutto il discorso musicale odierno abbia una reale utilità; se facessi il critico musicale di lavoro probabilmente la penserei in un altro modo. Cerco di legare tutto quello che ascolto ad un discorso ideologico che ho in testa e che non ho mai fatto con nessuno, e questo continua a farmi sembrare un rompipalle su molti argomenti cose. È probabile anche che questa cosa mi renda troppo legato a una serie di pregiudizi personali, ma in tutta onestà non credo di avere una quantità di pregiudizi diversi da quelli degli altri che hanno l’hobby della musica. E poi, a differenza della maggior parte della gente con cui parlo, almeno i miei pregiudizi me li sono costruiti per conto mio.
Mi hai portato a fare una serie di riflessioni su come io ascolti la musica oggi e venire a patti con il fatto che non sento più roba nuova perchè quando ho il tempo e la voglia di ascoltare un disco non posso permettermi di scoprire se mi piacerà (spoiler: di solito no). Oppure col fatto che ho speso un mucchio di soldi per un impianto decente sulla macchina nuova, quando ad andar bene ci potrò ascoltare solo Barbara Ann, Mamma Maria e Nella vecchia fattoria in loop.
Insomma, stavo meglio prima di leggere sto pezzo ecco.
A questo punto sarebbe bello avere una lista di musica comunque figa (non stupidotta, non musica da bambini) da far ascoltare ai bimbi. Attrezza un post, dài.
@Giampiero: non so se può servire, ma mia figlia (17 mesi) adora la black music (Stevie Wonder, Ray Charles, Kanye West, Nina Simone etc.). In queste settimane va matta per il pezzo di Justin Timberlake.
@giampiero non ci penso neanche. @manq: FEEL ME
Ormai anche io solo quando son in macchina, con un tragitto che però dura pochissimo (forse mezz’ora in tutta la giornata semafori compresi) e spesso in compagnia di altri che non apprezzano quello che sento (quindi radio o chiacchiere). Insomma sto cambiando anche io.
Sento anche io quasi solo musica vecchia, ultimamente in ordine sparso: un best dei Maytals, uno di Jimmy Cliff, il live dei FBYC a genova, il live dei Portishead….amarezza.
Non ho più facebook ma se possibile attendo qualche commento su Manuel Agnelli giudice di X Factor, magari un pezzo.
Grazie come sempre!
Leggendo questo pezzo mi è venuto un po’ il magone, poi mi è passato: sono, sei, siamo in buona compagnia. La maturità, intesa anche solo in senso anagrafico, porta con sé anche un piacevole allentamento dell’ansia da collezionista (di ascolti, dischi, ecc.) che si era acuita a livelli dolorosi dopo la sbornia web da negozio delle caramelle spalancato dei primi anni del secolo che ha colpito molto di quelli (me compreso) nati a cavallo fra le generazioni di appassionati di musica. Ci ho messo un po’, ma mo se respira di nuovo.
E poi ce la menano col fertility day
si, sei un sentimentalista…
a parte che gli HD in quegli anni erano famosi tipo i dinosaur jr…passati su Mtv. ..gli agenti Orange erano tipo i derozer…ma per me gli agenti Orange fanno ancora i tour con il sacco a pelo…ma ci sta, ma sono scelte. ..non condanno o incenso ne l’uno ne l’altro…ma a 60 anni se hai dedicato una viTa al r&r puoi anche permetterti un tour in albergo 3 stelle…
cioè un po’ di realismo…
se mi dici il gruppo punk alternativo di 25enni è giusto che facciano il tour con il sacco a pelo…bob forse è più vecchio di ligabue…comunque massimo rispetto