Ho visto i Pan Sonic una volta sola, nell’ottobre del 2004. La storia è così: i Pan Sonic suonano al TPO di Bologna, avevo saputo della serata il giorno stesso, mi ero organizzato con Nicola e avevo addosso una gran fotta. Il concerto inizia alle 10 e io per i concerti sono sempre stato mediamente in apprensione. Partiamo sulle otto e mezzo, dico, se c’è poco casino per strada al limite facciamo un bicchiere di vino lì fuori dal TPO. Quando il TPO era nella sede vecchia, un paio di km fuori da Porta Stocazzo, c’era un’enoteca bellissima/scrausa sull’incrocio, o almeno è così che mi ricordo le cose. Arriviamo sulle 9.30, e per evitare di romperci troppo il cazzo dentro al TPO andiamo davvero a bere un bicchiere di vino nell’enoteca ancora deserta. Mezz’ora dopo ci presentiamo alla cassa e ci vuol poco a capire che siamo i primi paganti della serata. Entriamo comunque, “magari queste serate iniziano un po’ più tardi”. Alle 11 il posto è ancora deserto e noi abbiamo fatto tutto quel che c’è da fare quando aspetti un concerto -birra, banchetto dei dischi, un’occhiata ai flyer. Dopo un’altra mezz’ora siamo a parlare seduti sul lato destro del palco, assieme ad un altro paio di amici che abbiamo incontrato. Si avvicina un tizio esattamente a metà tra il fricchettone e il punkabbestia, cioè un normale bolognese intorno ai 25, attacca un po’ bottone, ci dice che è dell’organizzazione e che dobbiamo andare a bere o il concerto non inizia. Lo guardo un po’ stralunato. Lui mi pianta gli occhi addosso e poi mi spiega come funziona la politica economica del Teatro Polivalente Occupato di Bologna: il cachet dei Pan Sonic è tot mila euro, e finchè non siamo riusciti a tirarli su tra ingressi e bar il gruppo non comincia. Gli chiedo se sta scherzando e lui mi guarda come se avessi detto che Pasolini stava con gli sbirri. Nel suo surrealismo la situazione ha un lato divertente: è un’ora e mezzo che siamo in questo posto a romperci il cazzo nella speranza che prima ci sia un concerto dei Pan Sonic, e d’un tratto arriva un tizio a dirti che il concerto dei Pan Sonic potrebbe non esserci mai. Sul momento sono tentato di vedere il suo bluff: che succede se non vado a bere? Stiamo qui a cagarci il cazzo fino a ora di colazione? D’altra parte è l’ottobre del 2004, ho 27 anni, sono single, non guido e l’idea di disobbedire a qualcuno che ti intima di bere un’altra birra è sconosciuta al mio paradigma ideologico. Così vado al bar e mi sparo un’altra consumazione o due. A un certo punto il TPO raggiunge il break even, sarà circa l’una e mezza di notte, e a quel punto i Pan Sonic possono suonare.
Non è una gran storia, ok. Il concerto poi però fu una cosa epica: quelli che c’erano ne han parlato per anni come della massima cosa musicale mai successa. Qualche mese dopo dal TPO ci passò la reunion degli Slint: puzzava di cazzata ma c’erano i Radian di spalla, così mi organizzai per andare. Però mi dissi “col cazzo che stavolta mi fregano, loro e le loro attese infinite” e salii a Bologna con la massima comodità. Quando riuscii ad entrare i Radian stavano finendo l’ultimo pezzo.
Anno dopo Suicide + Pan Sonic al Villaggio Globale, ma che ne sanno i 2000…
Comunque, per la cronaca, episodio analogo molti anni dopo con Marlene Kuntz all’Alpheus – supporto Menagement del Dolore di non ricordo manco più cosa – e pare su richiesta di Godano. Almeno dalla loro i Sonic avevano la sbatta di essere venuti dalla Finlandia. Per dire…